Crescita e
concorrenza
Contratto
dei metalmeccanici
Contratto
dei metalmeccanici
Massimo CALEARO
L’intesa concilia i rispettivi interessi in gioco indicando una strada
per nuove
regole negoziali
L’accordo costituisce un equo livello di compromesso tra gli interessi
legittimamente difesi da imprese e sindacati per tutta la durata del negoziato
Consegno questo articolo alla redazione di CostoZero il giorno
successivo all'approvazione, ottenuta con voto unanime, da parte della Giunta
di Federmeccanica dell'ipotesi di accordo 19.01.2006 per il rinnovo del biennio
economico del contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici. Con il referendum
indetto tra i lavoratori dalle organizzazioni sindacali si concluderà questa
vicenda contrattuale, difficile e complessa, che ha impegnato 12 mesi di negoziato
e 62 ore di sciopero. Il merito del contratto è stato ritenuto positivo
dal sistema delle imprese e il voto della Giunta lo dimostra ma, ancora una volta,
si evidenzia in modo esemplare che il sistema di relazioni industriali (non si
tratta solo del settore metalmeccanico) soffre di una evidente patologia: nessuno
- non le imprese, non i lavoratori - si riconosce e si ritiene più tutelato
da questo sistema contrattuale, frutto del Protocollo del 23 luglio 1993. Quell'accordo
- figlio della più nobile delle stagioni della concertazione - tanto ha
dato al Paese ma ormai mostra la corda e palesa la sua incapacità di dare
risposte efficienti in un contesto economico profondamente cambiato in termini
produttivi, organizzativi, di condizioni competitive. Della necessità di
questo cambiamento, nei limiti - per la verità non ampi - consentiti dalle
attuali regole, Federmeccanica ha cercato di farsi interprete nel corso del negoziato
e credo che alcune tracce importanti di possibili future modifiche degli assetti
contrattuali siano rinvenibili, per quanto ci compete, nell'accordo del 19 gennaio
del quale è utile ripercorrere i principali capitoli. In primo luogo il
salario. L'intesa è stata raggiunta a 85 euro per il biennio 2005-2006
di vigenza "naturale" ai quali si aggiungono 15 euro relativi al prolungamento
della vigenza di ulteriori sei mesi. Se confrontato con il nostro precedente
rinnovo o con altri contratti conclusi nei mesi scorsi, sia dell'industria che
del terziario, l'accordo risulta tra i più virtuosi in termini di incrementi
percentuali a regime e di masse salariali erogate. L'accordo determina, infatti,
un incremento percentuale delle retribuzioni al di sotto dell'inflazione effettiva
del 2005 e in linea con il tasso di inflazione programmata per il 2006 e il 2007.
A differenza di altre categorie dell'industria, quella metalmeccanica ha, inoltre,
respinto la richiesta di un aumento salariale di 25 euro mensili a carico delle
imprese prive di contrattazione di secondo livello (circa il 70% delle nostre
associate con circa il 30% degli occupati). Ciò che invece è stato
concordato è una erogazione di 130 euro da corrispondere a giugno del
2007 solo a quei lavoratori che percepiscono esclusivamente i minimi retributivi
previsti dal contratto collettivo. E tale erogazione costituisce una vera novità per
il contratto nazionale in quanto viene ad assumere sostanzialmente una funzione
di "contratto di garanzia" nella misura in cui definisce un livello
salariale minimo al di sopra del quale l'incremento non viene riconosciuto. L'altro
capitolo importante che ha contrassegnato l'intero negoziato riguarda il delicato
tema della competitività/flessibilità. Quanto ottenuto è l'estensione
a tutte le aziende, in via sperimentale, della possibilità di ricorrere
ad un orario plurisettimanale caratterizzato dalla gestione in regime di flessibilità di
64 ore annue senza più il limite finora esistente costituito dall'attività di
installazione e montaggio e dalla stagionalità dei prodotti. Risultato
parziale e dagli effetti limitati nel tempo, è vero, del quale va tuttavia
sottolineata la valenza “politica” per quella che può essere
definita la prima seria riconsiderazione di un tema strenuamente difeso finora
dal sindacato e che apre a un percorso che dovrà essere praticato nell'ambito
del prossimo rinnovo normativo.
Terzo, l'apprendistato. Di estremo interesse, per le imprese e per i giovani, è poi
la regolamentazione dell'apprendistato professionalizzante in adempimento del
rinvio previsto dalla Legge 30 in tema di mercato del lavoro. Si è voluto,
infatti, introdurre nel nostro settore un importante strumento che potrà,
ce lo auguriamo tutti, concorrere nello sviluppo della competitività delle
imprese oltreché promuovere "buona" occupazione sia dal punto
di vista della stabilità che della qualità. Tale forma di accesso
al lavoro, infatti, è finalizzata all'acquisizione di una qualifica professionale
attraverso una formazione sul lavoro e l'acquisizione di competenze di base,
trasversali e tecnico-professionali. Destinatari del nuovo apprendistato sono
i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, i quali, alla scadenza
del contratto, possono conseguire dalla 3^ alla 7^ categoria dopo un sottoinquadramento
iniziale di due livelli. Infine, la durata sarà compresa tra 42 e 60 mesi
con eventuali riduzioni da effettuare caso per caso in base al titolo di studio
in possesso del lavoratore. Volendo esprimere un giudizio di valore complessivo,
possiamo affermare che l'intesa raggiunta costituisce un equo livello di compromesso
tra gli interessi legittimamente difesi dalle due parti per tutta la durata del
negoziato. Ma ora occorre guardare avanti. Compatibilmente con le dinamiche politiche
che il Paese si appresta ad affrontare, sarà opportuna una seria riflessione
da parte delle Confederazioni al fine di fornire alle imprese quegli strumenti
che possano consentire loro di recuperare in competitività, strada obbligata
anche per difendere e accrescere il tenore di vita dei lavoratori. Le nostre
aziende necessitano, infatti, di risposte nuove per fronteggiare il bisogno di
adattabilità, di trovare e saper offrire efficienza attraverso un'organizzazione
più flessibile sia come capacità di recepire rapidamente le variazioni
della domanda e i mutamenti dei mercati che come collegamento più stretto
tra il salario e i fattori che determinano il successo dell'impresa. Appare,
pertanto, inderogabile, tra i tanti interventi necessari, una ridefinizione degli
assetti contrattuali in un'ottica di valorizzazione delle relazioni industriali
come fattore di competitività. Il contratto dei metalmeccanici può essere
un buon viatico per il raggiungimento di questo obiettivo.
Presidente Federmeccanica |