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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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Crescita e concorrenza

Contratto dei metalmeccanici

Contratto
dei metalmeccanici

Massimo CALEARO

L’intesa concilia i rispettivi interessi in gioco indicando una strada per nuove
regole negoziali


L’accordo costituisce un equo livello di compromesso tra gli interessi legittimamente difesi da imprese e sindacati per tutta la durata del negoziato

Consegno questo articolo alla redazione di CostoZero il giorno successivo all'approvazione, ottenuta con voto unanime, da parte della Giunta di Federmeccanica dell'ipotesi di accordo 19.01.2006 per il rinnovo del biennio economico del contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici. Con il referendum indetto tra i lavoratori dalle organizzazioni sindacali si concluderà questa vicenda contrattuale, difficile e complessa, che ha impegnato 12 mesi di negoziato e 62 ore di sciopero. Il merito del contratto è stato ritenuto positivo dal sistema delle imprese e il voto della Giunta lo dimostra ma, ancora una volta, si evidenzia in modo esemplare che il sistema di relazioni industriali (non si tratta solo del settore metalmeccanico) soffre di una evidente patologia: nessuno - non le imprese, non i lavoratori - si riconosce e si ritiene più tutelato da questo sistema contrattuale, frutto del Protocollo del 23 luglio 1993. Quell'accordo - figlio della più nobile delle stagioni della concertazione - tanto ha dato al Paese ma ormai mostra la corda e palesa la sua incapacità di dare risposte efficienti in un contesto economico profondamente cambiato in termini produttivi, organizzativi, di condizioni competitive. Della necessità di questo cambiamento, nei limiti - per la verità non ampi - consentiti dalle attuali regole, Federmeccanica ha cercato di farsi interprete nel corso del negoziato e credo che alcune tracce importanti di possibili future modifiche degli assetti contrattuali siano rinvenibili, per quanto ci compete, nell'accordo del 19 gennaio del quale è utile ripercorrere i principali capitoli. In primo luogo il salario. L'intesa è stata raggiunta a 85 euro per il biennio 2005-2006 di vigenza "naturale" ai quali si aggiungono 15 euro relativi al prolungamento della vigenza di ulteriori sei mesi. Se confrontato con il nostro precedente rinnovo o con altri contratti conclusi nei mesi scorsi, sia dell'industria che del terziario, l'accordo risulta tra i più virtuosi in termini di incrementi percentuali a regime e di masse salariali erogate. L'accordo determina, infatti, un incremento percentuale delle retribuzioni al di sotto dell'inflazione effettiva del 2005 e in linea con il tasso di inflazione programmata per il 2006 e il 2007. A differenza di altre categorie dell'industria, quella metalmeccanica ha, inoltre, respinto la richiesta di un aumento salariale di 25 euro mensili a carico delle imprese prive di contrattazione di secondo livello (circa il 70% delle nostre associate con circa il 30% degli occupati). Ciò che invece è stato concordato è una erogazione di 130 euro da corrispondere a giugno del 2007 solo a quei lavoratori che percepiscono esclusivamente i minimi retributivi previsti dal contratto collettivo. E tale erogazione costituisce una vera novità per il contratto nazionale in quanto viene ad assumere sostanzialmente una funzione di "contratto di garanzia" nella misura in cui definisce un livello salariale minimo al di sopra del quale l'incremento non viene riconosciuto. L'altro capitolo importante che ha contrassegnato l'intero negoziato riguarda il delicato tema della competitività/flessibilità. Quanto ottenuto è l'estensione a tutte le aziende, in via sperimentale, della possibilità di ricorrere ad un orario plurisettimanale caratterizzato dalla gestione in regime di flessibilità di 64 ore annue senza più il limite finora esistente costituito dall'attività di installazione e montaggio e dalla stagionalità dei prodotti. Risultato parziale e dagli effetti limitati nel tempo, è vero, del quale va tuttavia sottolineata la valenza “politica” per quella che può essere definita la prima seria riconsiderazione di un tema strenuamente difeso finora dal sindacato e che apre a un percorso che dovrà essere praticato nell'ambito del prossimo rinnovo normativo.
Terzo, l'apprendistato. Di estremo interesse, per le imprese e per i giovani, è poi la regolamentazione dell'apprendistato professionalizzante in adempimento del rinvio previsto dalla Legge 30 in tema di mercato del lavoro. Si è voluto, infatti, introdurre nel nostro settore un importante strumento che potrà, ce lo auguriamo tutti, concorrere nello sviluppo della competitività delle imprese oltreché promuovere "buona" occupazione sia dal punto di vista della stabilità che della qualità. Tale forma di accesso al lavoro, infatti, è finalizzata all'acquisizione di una qualifica professionale attraverso una formazione sul lavoro e l'acquisizione di competenze di base, trasversali e tecnico-professionali. Destinatari del nuovo apprendistato sono i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, i quali, alla scadenza del contratto, possono conseguire dalla 3^ alla 7^ categoria dopo un sottoinquadramento iniziale di due livelli. Infine, la durata sarà compresa tra 42 e 60 mesi con eventuali riduzioni da effettuare caso per caso in base al titolo di studio in possesso del lavoratore. Volendo esprimere un giudizio di valore complessivo, possiamo affermare che l'intesa raggiunta costituisce un equo livello di compromesso tra gli interessi legittimamente difesi dalle due parti per tutta la durata del negoziato. Ma ora occorre guardare avanti. Compatibilmente con le dinamiche politiche che il Paese si appresta ad affrontare, sarà opportuna una seria riflessione da parte delle Confederazioni al fine di fornire alle imprese quegli strumenti che possano consentire loro di recuperare in competitività, strada obbligata anche per difendere e accrescere il tenore di vita dei lavoratori. Le nostre aziende necessitano, infatti, di risposte nuove per fronteggiare il bisogno di adattabilità, di trovare e saper offrire efficienza attraverso un'organizzazione più flessibile sia come capacità di recepire rapidamente le variazioni della domanda e i mutamenti dei mercati che come collegamento più stretto tra il salario e i fattori che determinano il successo dell'impresa. Appare, pertanto, inderogabile, tra i tanti interventi necessari, una ridefinizione degli assetti contrattuali in un'ottica di valorizzazione delle relazioni industriali come fattore di competitività. Il contratto dei metalmeccanici può essere un buon viatico per il raggiungimento di questo obiettivo.

Presidente Federmeccanica

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