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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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Una buona idea
per fare impresa

Crisi di impresa,
una legge per non fallire

Rischio Vesuvio, l’emergenza diventa opportunità


UNIONE INDUSTRIALI
Crisi di impresa,
una legge per non fallire

In caso di particolari difficoltà, finora
è prevalsa la logica liquidatoria

Antonio ARRICALE

La riforma della disciplina delle procedure concorsuali rappresenta oggettivamente uno degli interventi normativi più rilevanti affrontati da questo governo. Essa riveste un'importanza strategica ai fini del recupero della competitività delle imprese italiane e, più in generale, per rendere più attrattivo il nostro sistema Paese». Lo ha detto Francesco Canzano, vicepresidente dell'Unione degli industriali di Caserta, aprendo i lavori del convegno sul tema "Crisi d'impresa e rapporti di lavoro", che si è svolto nei giorni scorsi presso la sede di Confindustria Caserta, con la partecipazione dei docenti universitari Ottavio Pannone (Roma), Antonio Caiafa (Bari), Antonio Pileggi (Cassino) ed il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giuseppe Dongiacomo.
Le inefficienze burocratiche che hanno caratterizzato finora il sistema italiano hanno prodotto - è stato fatto notare dai relatori - effetti pregiudizievoli non soltanto durante il normale svolgimento delle attività imprenditoriali, ma anche, e soprattutto, in uno dei momenti più delicati della vita di un'impresa: quello di un'eventuale crisi.
La vecchia legge fallimentare si caratterizza per una intrinseca inidoneità a consentire il recupero delle imprese in crisi, in quanto prevalentemente ispirata ad una logica liquidatoria, e per una regolamentazione eccessivamente macchinosa, che rendeva praticamente impossibile la soddisfazione dei creditori. Il tutto aggravato da procedure eccessivamente lunghe - la durata media è stimata intorno agli otto anni con tendenza ad aumentare - e nella gran parte dei casi si chiudono per insufficienza dell'attivo da liquidare. Il tasso di recupero dei crediti iscritti ai fallimenti è inferiore al 14%, un altro 5% è assorbito dalle spese legali, mentre il restante 80% va disperso.
Da qui il giudizio complessivamente positivo verso una legge, la numero 80 del 2005, che presenta non poche novità.
In primo luogo, si ampliano gli spazi per gli accordi tra le parti nella ricerca di soluzioni della crisi d'impresa senza (o prima della) dichiarazione di fallimento, dando certezza giuridica alle operazioni compiute in attuazione di accordi e piani concordatari.
In secondo luogo, si attribuiscono ai creditori, assistiti dal curatore, le decisioni sulla gestione delle crisi; la funzione del giudice viene ricondotta a quella propria di controllo della regolarità delle procedure e di soluzione delle controversie, con esclusione di ogni compito di gestione.
Le procedure divengono più semplici e rapide, in particolare attraverso l'applicazione del rito camerale alle controversie insorte nell'ambito delle diverse procedure. Tali modifiche rispondono, sia pure tardivamente, al mutamento dell'ambiente economico. Infatti, la maggioranza dei paesi sviluppati - è stato sottolineato dai relatori - aveva imboccato strade analoghe già da tempo.
«Va ricordato, al riguardo - ha commentato ancora Francesco Canzano - che i meccanismi per la gestione delle crisi d'impresa giocano un ruolo determinante tra gli incentivi all'assunzione del rischio. Chi impegna il suo capitale, accetta il rischio di perderlo in cambio dell'attesa di un guadagno più ampio; chi gli presta i soldi, in qualche modo partecipa ai rischi dell'impresa.
Il mercato assegna un prezzo a questi rischi e li ripartisce tra le parti. Se l'investimento va male, e non vi è dolo, non v'è ragione di punire ulteriormente chi già ha perso il capitale investito. Serve perciò una buona procedura per soddisfare al meglio i creditori e risolvere le controversie. Dove le crisi d'impresa hanno rapida e facile soluzione, è più conveniente investire. L'aumento della turbolenza tecnologica e dell'incertezza nell'ambiente economico accresce il bisogno di procedure semplici e veloci», ha sottolineato il vicepresidente di Confindustria Caserta.
E questo, tendendo conto che i valori delle imprese sono in parte sempre maggiore costituiti da beni immateriali - marchi e know how sul prodotto, il mercato, la logistica, l'organizzazione aziendale - che si disperdono rapidamente se l'impresa si arresta.
La legge sul fallimento del 1942 - hanno sottolineato, ciascuno dal proprio canto, i professori Caiafa e Pileggi - era concepita come una procedura di soddisfazione dei creditori attraverso il sequestro e la vendita di capitali fisici con valore stabile e oggettivamente accertabile.
Quel mondo non esiste più: l'unico modo per salvare, almeno in parte, le stesse pretese dei creditori è di assicurare la continuità dell'impresa e dei suoi valori.
A tal fine, conviene incentivare l'emersione precoce della crisi attraverso istituti, quali la temporanea protezione dai creditori, che consentono all'imprenditore in difficoltà di guadagnare tempo e di preparare soluzioni di ristrutturazione dell'attività concordate con i creditori.
«L'evidenza empirica lascia pochi dubbi: il nostro attuale sistema, apparentemente centrato sulla tutela assoluta dei creditori, è del tutto inefficiente», ha notato Giuseppe Dongiacomo. «Il tasso di recupero dei crediti iscritti ai fallimenti è inferiore al 14 per cento, un altro 5 per cento è assorbito dalle spese legali; il restante 80 per cento va disperso. La durata media delle procedure è di oltre otto anni e continua ad aumentare».
Il confronto internazionale evidenzia anche che il problema non è risolvibile con qualche snellimento procedurale.
Occorre abbandonare la logica liquidatoria e puntare su soluzioni che pongano al centro la continuazione dell'attività dell'impresa, sotto il controllo dei creditori.

Confindustria Caserta, presto ad Aversa una sede distaccata

Nell'ambito delle politiche di sostegno e dei servizi reali offerti alle imprese di Terra di Lavoro, il presidente degli industriali Carlo Cicala ha ufficializzato l'imminente apertura della nuova sede distaccata dell'Unione degli industriali ad Aversa, comprensorio industriale di enorme vivacità e di grande potenziale. La sede, per la quale è prevista la piena operatività entro un paio di mesi, essendo ormai i lavori di allestimento in fase avanzata, sarà gestita in condominio con Gafi Sud, sicché ai servizi di consulenza, assistenza e formazione per le imprese associate, una particolare attenzione sarà riservata anche ai problemi del credito. «Si tratta, insomma - spiega Cicala - di avvicinare l'Unione all'impresa e non viceversa, accompagnandola, per quanto possibile, per mano sullo stesso territorio in cui essa opera».
Sviluppata su 200 metri quadrati, in una posizione logistica molto felice (nel cuore della città e comunque facilmente accessibile dalla Variante), la sede distaccata sarà dotata anche di un'aula di formazione, che costituirà il perno centrale dell'attività della succursale. Intanto, l'Unione degli industriali di Caserta lancia anche due nuove parole d'ordine: competitività e attrattività del territorio. Sono queste, infatti, le direttrici lungo le quali - nel quadro degli obiettivi del "Tavolo delle 2i" (innovazione ed internazionalizzazione) - sarà articolata l'azione programmatica degli industriali di Caserta, che allo scopo si avvale dell'ausilio di un Comitato tecnico scientifico coordinato dall'esperto di politiche di sviluppo internazionale Manuel Gigot, e composto dai docenti universitari Furio Cascetta, Ettore Cinque, Michele Di Natale e Agostino Nuzzolo.
«Per un singolo attore economico, specialmente se di piccola dimensione, affrontare individualmente le sfide della competitività e della globalizzazione dei mercati può costituire un alto fattore di rischio», argomenta il presidente Carlo Cicala. E aggiunge: «La dinamica sempre più accelerata, globalizzata ed aggressiva della competizione tra sistemi territoriali ed economici mondiali, impone alle imprese ed al territorio una sfida cui non ci si può sottrarre e che impone di concepire delle politiche e delle azioni sempre più focalizzate ed integrate».


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