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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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L’equazione È nota:
infrastrutture uguale sviluppo

Dotazione infrastrutturale
e territorio

Aeroporto Salerno-Pontecagnano: la scuola del modello Pisa

ANCE
Dotazione infrastrutturale
e territorio

Antonio LOMBARDI*

Le lungaggini burocratiche frenano
la cantierizzazione degli interventi

Prima dell'ultima tornata elettorale per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, l'Ance Salerno ha inteso promuovere un dibattito sui problemi infrastrutturali del nostro territorio. Il confronto, moderato dal responsabile della redazione salernitana de Il Mattino, Mariano Ragusa, ha visto la partecipazione di qualificati esponenti del mondo politico, imprenditoriale, sindacale fornendo spunti e riflessioni di grossa rilevanza che oggi devono a nostro avviso entrare nel novero delle priorità del nuovo governo. A dibattere su vecchie e nuove deficienze infrastrutturali c'erano Donato Carlea, Direttore Generale Autorità di Vigilanza LL.PP., Giovanni Cotroneo, presidente dell'Ance Campania ed il suo vice delegato ai Lavori Pubblici, Nunziante Coraggio, Luigi Ciancio, Delegato delle segreteria provinciale dei Ds, l'onorevole Tino Iannuzzi, membro dell'VIII Commissione LL.PP. Camera Deputati, l'onorevole Luigi Vitali, Sottosegretario al Ministero della Giustizia e l'onorevole Guido Viceconte, Sottosegretario al Ministero Infrastrutture e Trasporti.
La riflessione è ovviamente partita da un attento esame dei dati settoriali che anche nel 2005, come avviene ormai con sistematicità da quasi due lustri, hanno rimarcato l'enorme valenza del comparto dell'edilizia sia sulla congiuntura economica provinciale che sulla occupazione. Due dati che già di per sé imporrebbero maggiore efficacia su problemi di grande attualità che minacciano il settore: dalla carenza di adeguate politiche di sostegno ai rincari anche considerevoli delle materie prime, cui s'è inteso porre mano con meccanismi revisionali assolutamente inidonei fino alla recentissima tassa sulle gare d'appalto, assolutamente incomprensibile, che influirà pure essa negativamente sul settore.
Pur in un contesto che presenta più di qualche motivo di preoccupazione abbiamo però rimarcato le enormi potenzialità che nel medio e lungo periodo si schiudono per il Mezzogiorno e segnatamente per la provincia di Salerno, in conseguenza dei nuovi più intensi traffici da e per il Medio Oriente e in particolare col continente asiatico. In questa prospettiva, il Mezzogiorno d'Italia verrà a trovarsi in una posizione estremamente strategica. S'impongono quindi scelte immediate e incisive affinché questa opportunità, che potrebbe trasformare il Sud Italia in una "piattaforma logistica" sul Mediterraneo, come ebbe modo di definirla circa dieci anni fa l'allora Ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi. Perché tutto ciò possa accadere e non si tramuti nell'ennesima opportunità sfumata, occorrono però scelte politiche adeguate e tempestive atte ad ovviare agli attuali handicap infrastrutturali ed a ridisegnare la dotazione complessiva territoriale segnatamente nel comparto dei collegamenti su strada, su ferro ma anche via mare e via aerea.
Occorre difatti potenziare in tempi ragionevolmente brevi tutte le arterie di collegamento collaterali, orizzontali e trasversali, con i corridoi europei transnazionali uno e otto che schiuderanno i traffici col resto d'Europa: ma nel contempo bisogna potenziare le vie del mare preponendo una idonea rete di approdi sia per il traffico turistico, che oggi in Campania non riesce a fronteggiare una forte domanda che proviene anche da altre regioni del Mezzogiorno, che per quello commerciale.
Da quest'ultimo punto di vista abbiamo paventato anche la possibilità di una delocalizzazione dello scalo commerciale cittadino nella zona orientale, segnatamente nell'area di Marina d'Arechi, dove oggi si pensa ad uno scalo turistico: una proposta che nasce da una visione sistemica e per "area vasta" del territorio che dovrebbe fin d'ora ispirare qualsiasi forma di rivisitazione infrastrutturale. La localizzazione dell'interporto a Battipaglia, il decollo (auspicato) dell'aeroporto di Pontecagnano impongono interventi che mettano queste tre infrastrutture in rete e quindi in grado di interagire tra loro. In tal senso, invece di una mera delocalizzazione del porto commerciale che imporrebbe tempi lunghissimi ed investimenti di enorme rilievo, abbiamo immaginato la realizzazione dei soli approdi, con uno spostamento di tutte le attività successive allo sbarco e connesse alla logistica nell'interporto di Pontecagnano.
L'idea di abbracciare l'ipotesi di spostare il porto commerciale è scaturita da un'attenta analisi dello stato di fatto: tutti i più avanzati scali commerciali necessitano oggi di estese ed adeguatamente attrezzate retroaree per tutte le attività collaterali, di adeguati collegamenti con la rete stradale e ferroviaria, di un sistema complessivo di trasporto che da un lato impatti il meno possibile col territorio circostante, dall'altro consenta una movimentazione delle merci efficiente e rapida.
Tutte considerazioni che inducono a scartare ogni possibile potenziamento dell'attuale scalo, per il quale non è possibile immaginare alcun ampliamento, non sussistono altre opportunità di accesso alle autostrade al di là del viadotto Gatto, le merci su rotaie si muovono, non senza problemi, tagliando il lungomare cittadino. L'idea cardine del nostro Convegno è stata quella di promuovere e favorire una visione sistemica delle problematiche provinciali, affinché i vari interventi in itinere o in cantiere, interagiscano sinergicamente tra loro, completandosi ed integrandosi e giammai sovrapponendosi.
Nel contempo, abbiamo invitato gli enti locali ad un più incisivo monitoraggio delle risorse disponibili ai vari livelli istituzionali e ad un loro più tempestivo utilizzo. Una mole considerevole di finanziamenti comunitari è ancora impelagata in lungaggini tecniche e burocratiche incomprensibili e si approssima la data di scadenza imposta dall'UE per cantierare e rendicontare gli interventi. La sola provincia di Salerno, se non vi saranno energiche inversioni di tendenza, rischia di perdere tra i vari strumenti agevolativi circa un miliardo di euro, pari a quasi 2000 miliardi delle vecchie lire. Il dato è riferito ai soli finanziamenti POR Campania 2000-2006 e PIT: senza brusche accelerazioni c'è il rischio concreto che queste risorse vengano revocate e assegnate ad altre realtà territoriali extranazionali. V'è anche da dire che se i ritmi di spesa delle risorse comunitarie crescono considerevolmente - il presidente Bassolino qualche settimana fa ha annunciato che proprio l'utilizzo dei fondi POR 2000-2006 s'è assestato su una media del 108%, è altrettanto vero che i risultati sono molto meno lusinghieri di quanto si vuol far credere. Ci riferiamo da un lato alle lungaggini burocratiche che frenano per anni la cantierizzazione degli interventi, dall'altro anche alla valenza ed alla portata dei medesimi, in molti casi destinati ad avere un impatto minimo sull'economia e sulla vivibilità del territorio.

Presidente ANCE Salerno

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