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  Dicembre 2012

Articoli - n° 1 Gennaio/Febbraio 2004
 



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ESISTE ANCORA LA CONSULENZA DI DIREZIONE?
I RISULTATI DI UNA RICERCA PER COSTOZERO

ESISTE ANCORA LA CONSULENZA DI DIREZIONE?
I RISULTATI DI UNA RICERCA PER COSTOZERO
Sempre maggiore il contenuto di servizio nelle prestazioni consulenziali

di Massmo di Filippo
Partner IPR eco
difilippo@ipreco.it

Ho rivisto dopo diversi anni un collega, consulente di strategie turistiche molto apprezzato nell'ambiente, uno tra i pochi ad avere studiato a fondo il settore ma anche ad avere “preso le forchettate sulle mani nei buffet dei villaggi”. Ha esordito comunicandomi di avere ricevuto un incarico di docenza presso due Università. Ho compreso che era diventata una formula standard di saluto con chi rivedeva dopo un po' di tempo e gli ho chiesto come mai, dopo 25 anni di dirigenza aziendale prima e di consulenza poi, avesse deciso di rappresentarsi per il tramite dell'incarico più recente, meno remunerato e significativo del suo panorama di conoscenze. Mi ha confidato di avere deciso di presentarsi in questo modo perché aveva notato che l'interlocutore gli riconosceva prestigio e competenza, che altrimenti avrebbe faticato a farsi riconoscere, dopo avere semplicemente appreso che il consulente non era un dottore ma un professore.
Questo è solo uno dei possibili esempi del fatto che il consulente tende ad acquisire una naturale sensibilità alle relazioni, con particolare riferimento allo studio delle reazioni dell'interlocutore; nel mondo del terziario è più probabile rispetto ad altri ambiti che l'identità e l'immagine possano subire scollamenti. Ciò che è, non sempre è ciò che si rappresenta. Lo scollamento tra immagine e identità rende complicato comprendere l'evoluzione della consulenza cosiddetta di direzione aziendale. Questa, più che per il contenuto, si caratterizza per l'approccio, essendo realizzata tramite un affiancamento ai vertici dell’impresa prima che ad altre funzioni aziendali. Il rapporto tra il consulente di direzione e la committenza è spesso tormentato e ha bisogno di tempo per estrinsecarsi al meglio, tendendo a concludersi proprio nel momento più alto di relazione.
Solo allora, il consulente tende a sentirsi insostituibile e perde le modalità di relazione e l'efficienza che la committenza desidera. Per chi ci lavora il sentore di profondi cambiamenti nell'erogazione di prestazioni consulenziali deriva dalla pratica quotidiana dell'analisi comparata tra le strategie comunicative delle società concorrenti e la loro offerta reale. Nell'ambito della realizzazione di questo contributo è stata realizzata una sintetica indagine di campo tesa a comprendere le motivazioni della progressiva perdita di mercato della consulenza di direzione. In prima analisi, essa appare dovuta sia alla scalata ai vertici delle aziende degli imprenditori di seconda e terza generazione, che già avevano orientato un percorso di studi sulla base delle competenze richieste in azienda, e sia alla grande complessità dei mercati e alla conseguente diminuita rilevanza del contributo del metodologo rispetto a chi (l'imprenditore) conosce bene, e a sue spese, i mercati. In questo contesto l'accresciuta disponibilità di contributi nazionali e comunitari (quelli regionali sono pressoché inesistenti, limitandosi le Regioni a cercare di spendere i contributi comunitari) ha anche distolto molte società di consulenza orientandole verso il più remunerativo mercato della finanza agevolata.
Comunque la consulenza di direzione è sempre un mestiere di immagine e quindi tende a caratterizzare la mission dichiarata da molte imprese che di fatto hanno il loro core business da qualche altra parte. Non si tratta di falsità, beninteso. Molte delle società che lo dichiarano hanno certamente esperienze di consulenza di direzione ma il peso percentuale di quest'area di lavoro è in molti casi rappresentato da un numero con una sola cifra (almeno a sinistra della virgola). L'indagine è stata realizzata prendendo come universo di riferimento le 9.723 imprese iscritte negli elenchi telefonici alla voce "Consulenza di Direzione e Organizzazione aziendale" sull'intero territorio nazionale. In maniera casuale sono stati estratti i nominativi poi contattati telefonicamente dal Contact Center Feedback. Il campione è stato definito in 200 aziende. Il primo dato, che evidenzia la presenza di molte microimprese, è che presso il 36,5% delle società contattate risponde il fax o la segreteria telefonica per tre volte consecutive in orari diversi.
La ricerca telefonica era fondata su una domanda proposta subito al centralinista: quale fosse la principale attività. L'ipotesi era che le strategie di comunicazione sono presenti nelle brochure o nel sito web ma non sono sempre trasmesse a chi svolge funzioni segretariali. E quindi la sua risposta corrispondeva con la realtà operativa.
Solo il 29% ha affermato che la società si occupava di consulenza direzionale o aziendale. Per circa il 21%, si trattava di strutture di formazione e consulenza per le risorse umane, per il 19% di società di consulenza fiscale o amministrativa, per il 18% circa di strutture specializzate in consulenza per la qualità e la sicurezza. Un residuo 18% circa era dedito ad attività di marketing e finanza agevolata. La seconda e ultima domanda era sul possesso di un sito web aziendale. Il 55% delle imprese ha dichiarato di possederlo. Si tratta di un valore medio dato da quelle (qualità, formazione, selezione) che avevano dichiarato un'attitudine maggiore ai servizi (circa 88%) rispetto a quelle (direzionale, marketing strategico, controllo di gestione) che avevano confermato una vocazione consulenziale (circa il 40%). Dall'analisi dei siti (che testimoniano la scelta di immagine rispetto all'identità data dal colloquio con i centralinisti) si è potuto evidenziare che sussiste di fatto lo scollamento cui si faceva cenno prima: per molte imprese di servizi presentarsi come struttura di consulenza ha una valenza di immagine ma basso riscontro operativo.
Tale analisi ha evidenziato anche alcune interessanti nuove espressioni di questa particolare attività, di seguito presentate. Il project consultant. L'affiancamento a 360 gradi costituisce solo la fase iniziale della collaborazione consulenziale. Si sono riscontrati diversi casi di scelte di posizionamento da parte di società di consulenza specializzate nel project management, in grado di pianificare, coordinare e monitorare lo svolgimento di un singolo progetto aziendale. Si tratta di consulenti di seconda generazione, partiti direttamente dal terziario, dove hanno acquisito capacità di gestione dei progetti.
Il risk oriented. Diverse società di consulenza sono orientate al rischio e percepiscono i compensi solo a risultato avvenuto. Si tratta di una metodica nata con la finanza agevolata ma oramai diffusa anche nella consulenza di marketing. è però potenzialmente rischiosa anche per l'imprenditore che si relaziona con un consulente forse demotivato e probabilmente neanche troppo impegnato. Il tecnoconsulente. La maggiore novità è nella avvenuta fusione di competenze di tipo informatico e manageriale. Molte società svolgono un'azione di consulenza seguita da un'innovazione gestionale collegata ad un'altra di matrice tecnologica.
In questi casi le società di consulenza che propongono, ad esempio, processi di sviluppo di capacità commerciali (automazione della forza vendita, gestione manageriale del cliente, e altre) hanno sviluppato all'interno, o con processi partenariali, le tecnologie e i software di supporto al processo stesso. Questo approccio sembra in piena fase di sviluppo.

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