L’IDENTITA' COME BALUARDO DI DIFESA
LE PROSPETTIVE DEL SETTORE CONSERVIERO
YES
FOR EUROPE
L'INCONTRO CON PRODI
L’IDENTITA' COME BALUARDO DI DIFESA
LE PROSPETTIVE DEL SETTORE CONSERVIERO
Il futuro è meno incerto solo “conservando” la
qualità
di
Gerry Sica
Componente Consiglio Direttivo G.I. Assindustria Salerno
info@icasanfrancesco.it
Nello scorso mese di novembre sono stato invitato dal
presidente del Gruppo Giovani A.N.I.C.A.V. Francesco Senesi all'incontro,
presso la Stazione Sperimentale di Angri, che ha visto protagonista
Antonio Ferraioli del gruppo La Doria, cui i presenti in sala hanno posto
domande sullo stato attuale ma soprattutto sulle prospettive future del
settore conserviero. Innanzitutto, è doveroso ricordare l'importanza
che La Doria riveste nello scenario nazionale.
Credo sia sufficiente evidenziare che è la prima realtà locale
del settore a essere quotata alla Borsa di Milano, ma che, ciononostante,
viene curata con quella meticolosità propria della gestione familiare
che da sempre caratterizza le realtà imprenditoriali legate a grandi
famiglie.
Durante l'incontro sono stati analizzati i diversi punti di forza
che spingono con successo il nostro prodotto nel mondo: infatti l'Italia,
con la Campania, è garanzia di qualità nel settore delle
conserve alimentari grazie alle sue tipicità e all'attenzione riposta
durante il processo di trasformazione, supportato sostanzialmente dall'elevato
know-how che crea il giusto divario con chi tende (vedi Cina e Spagna)
ad imitare qualcosa che ci appartiene profondamente.
Contestualmente, però, sono emersi anche aspetti non proprio esaltanti:
dapprima il numero (200) di aziende presenti sul territorio nazionale che
testimonia la frammentazione del tessuto produttivo che non giova al sistema.
Va poi detto che questo è uno di quei settori in cui i fondi destinati
alla ricerca e allo sviluppo sono estremamente ridotti; altra amara constatazione
va fatta in merito alla quasi totale mancanza di sinergia tra il comparto
industriale e quello agricolo, che di sicuro non favorisce nessuna delle
due parti e che addirittura potrebbe intaccare il raggiungimento di un
alto standard qualitativo.
Purtroppo, le sfide si svolgeranno in uno scenario di economia globalizzata
dove il nostro settore dovrà cercare di mantenere ferma quella identità costruita
attraverso tanti sacrifici. Ferraioli, esprimendosi sull'andamento futuro
del mercato del biologico, ha fatto notare che questo è un fenomeno
legato a fattori volatili - moda del momento, fenomeni improvvisi - per
cui è importante evidenziare che non tutti i prodotti presentati
e pubblicizzati come “bio” lo sono realmente, poiché non è possibile
sincerarsi sulla concreta esistenza di tutte le filiere nate per soddisfare
le esigenze della G.D.O.. Si è poi discusso anche degli aspetti
legati al marketing e dei costi per rendere riconoscibile (cosa non semplice)
un marchio.
Oggi, i problemi sono sostanzialmente legati alla semplificazione
generale cui tendono ad arrivare i colossi della G.D.O.; se si osserva,
infatti, il "famoso scaffale" che fino a qualche tempo fa esorbitava
di marchi diversi con le annesse promozioni, lo si trova sempre meno ricco
poiché appunto si tende alla facile individuazione dei prodotti
e quindi si privilegia chi è già sostanzialmente affermato.
Queste analisi non devono, però, sminuire l'entusiasmo di chi crede
in un progetto imprenditoriale importante, poiché ognuno di noi
può raggiungere esaltanti obiettivi, cercando di non perdere mai
costanza, coerenza, etica e dando giusto peso alla programmazione, sia
in termini di tempo che di identificazione dei mercati nei quali posizionarsi.
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