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  Dicembre 2012

Articoli - n° 1 Gennaio/Febbraio 2004
 



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L’IDENTITA' COME BALUARDO DI DIFESA
LE PROSPETTIVE DEL SETTORE CONSERVIERO

YES FOR EUROPE
L'INCONTRO CON PRODI

L’IDENTITA' COME BALUARDO DI DIFESA
LE PROSPETTIVE DEL SETTORE CONSERVIERO
Il futuro è meno incerto solo “conservando” la qualità

di Gerry Sica
Componente Consiglio Direttivo G.I. Assindustria Salerno
info@icasanfrancesco.it

Nello scorso mese di novembre sono stato invitato dal presidente del Gruppo Giovani A.N.I.C.A.V. Francesco Senesi all'incontro, presso la Stazione Sperimentale di Angri, che ha visto protagonista Antonio Ferraioli del gruppo La Doria, cui i presenti in sala hanno posto domande sullo stato attuale ma soprattutto sulle prospettive future del settore conserviero. Innanzitutto, è doveroso ricordare l'importanza che La Doria riveste nello scenario nazionale.
Credo sia sufficiente evidenziare che è la prima realtà locale del settore a essere quotata alla Borsa di Milano, ma che, ciononostante, viene curata con quella meticolosità propria della gestione familiare che da sempre caratterizza le realtà imprenditoriali legate a grandi famiglie.
Durante l'incontro sono stati analizzati i diversi punti di forza che spingono con successo il nostro prodotto nel mondo: infatti l'Italia, con la Campania, è garanzia di qualità nel settore delle conserve alimentari grazie alle sue tipicità e all'attenzione riposta durante il processo di trasformazione, supportato sostanzialmente dall'elevato know-how che crea il giusto divario con chi tende (vedi Cina e Spagna) ad imitare qualcosa che ci appartiene profondamente.
Contestualmente, però, sono emersi anche aspetti non proprio esaltanti: dapprima il numero (200) di aziende presenti sul territorio nazionale che testimonia la frammentazione del tessuto produttivo che non giova al sistema.
Va poi detto che questo è uno di quei settori in cui i fondi destinati alla ricerca e allo sviluppo sono estremamente ridotti; altra amara constatazione va fatta in merito alla quasi totale mancanza di sinergia tra il comparto industriale e quello agricolo, che di sicuro non favorisce nessuna delle due parti e che addirittura potrebbe intaccare il raggiungimento di un alto standard qualitativo.
Purtroppo, le sfide si svolgeranno in uno scenario di economia globalizzata dove il nostro settore dovrà cercare di mantenere ferma quella identità costruita attraverso tanti sacrifici. Ferraioli, esprimendosi sull'andamento futuro del mercato del biologico, ha fatto notare che questo è un fenomeno legato a fattori volatili - moda del momento, fenomeni improvvisi - per cui è importante evidenziare che non tutti i prodotti presentati e pubblicizzati come “bio” lo sono realmente, poiché non è possibile sincerarsi sulla concreta esistenza di tutte le filiere nate per soddisfare le esigenze della G.D.O.. Si è poi discusso anche degli aspetti legati al marketing e dei costi per rendere riconoscibile (cosa non semplice) un marchio.
Oggi, i problemi sono sostanzialmente legati alla semplificazione generale cui tendono ad arrivare i colossi della G.D.O.; se si osserva, infatti, il "famoso scaffale" che fino a qualche tempo fa esorbitava di marchi diversi con le annesse promozioni, lo si trova sempre meno ricco poiché appunto si tende alla facile individuazione dei prodotti e quindi si privilegia chi è già sostanzialmente affermato. Queste analisi non devono, però, sminuire l'entusiasmo di chi crede in un progetto imprenditoriale importante, poiché ognuno di noi può raggiungere esaltanti obiettivi, cercando di non perdere mai costanza, coerenza, etica e dando giusto peso alla programmazione, sia in termini di tempo che di identificazione dei mercati nei quali posizionarsi.

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