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  Dicembre 2012

Articoli - n° 1 Gennaio/Febbraio 2004
 



ASSAFRICA & MEDITERRANEO - Home Page
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BANCA E IMPRESA: L’ALLEANZA POSSIBILE
PER L’ITALIA UN SISTEMA DI SCOUTING D’AFFARI

L’internazionalizzazione strutturale come elemento vitale di sopravvivenza

di Vincenzo Boccia
Presidente Assafrica & Mediterraneo
presidenza@assafrica.it


L’ Irlanda, alla quale è affidata la Presidenza di turno della UE per il 1° semestre 2004, è, come l'Italia, un Paese da cui partivano gli emigranti verso luoghi in cui c'erano imprese e lavoro. Oggi, invece, grazie ad una accorta politica di Sistema Paese, è divenuta essa stessa luogo di attrazione e di investimenti per aziende europee ed extraeuropee. Appare perciò coerente e condivisibile, vista la sempre più delicata posizione dell'Europa all'interno del Sistema Mondo in fase di accelerata competizione globale, che le priorità della Presidenza irlandese in campo economico siano il rilancio di competitività e lavoro, sull'onda degli impegni di Lisbona e in vista del 2010, con una pianificazione di obiettivi che riguarda, all'esterno della UE, Balcani occidentali, Bulgaria, Romania, Turchia e che sottolinea l'importanza di una politica con i nuovi vicini di un'Europa allargata e dei rapporti con Africa e Paesi sudmediterranei, secondo una logica già manifestatasi durante la Presidenza italiana, ultima tra quelle mediterranee dell'Europa a 15.
Dal Vertice di Napoli dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea del 3 dicembre scorso era già arrivato un segnale incoraggiante per le imprese, e cioè quello di una maggiore focalizzazione del ruolo del FEMIP, il Fondo Euromediterraneo di Investimento e Partenariato della BEI. Lo scopo è ampliarne l'operatività, per affrontare operazioni con un più elevato profilo di rischio, proprie dei progetti mirati al settore privato, affiancandole così ai grandi progetti destinati al settore pubblico e allo sviluppo delle infrastrutture, in modo da rafforzare l’incisività dell’azione del Fondo anche sul piano finanziario.
A fronte della maggiore consapevolezza della BEI rispetto al supporto necessario per lo sviluppo del settore privato nel Mediterraneo è però da registrare il perdurante immobilismo del nostro sistema bancario nei confronti delle esigenze delle PMI, mentre i nostri competitors possono contare su banche più reattive alle loro istanze, spesso ramificate in modo sensibile anche sul territorio dei Paesi sudmediterranei.
Eppure il nostro Sistema Paese è in difficoltà, attaccato come altri partners europei nella competitività, in termini principalmente di innovazione e ricerca dagli Stati Uniti da un lato, e particolarmente anche sul fronte dei costi dai paesi asiatici dall'altro, in un Mercato Unico europeo che mostra evidenti segni di scarsa dinamicità.
Così, mentre cresce l'attrattività di Paesi come l'Irlanda e le multinazionali ci abbandonano perché siamo situati all'interno di un modello continentale fortemente sovraregolamentato, ci sfugge che gli Stati Uniti o il Giappone (ma anche Corea e Cina) stanno guadagnando terreno nei Paesi sudmediterranei, in quello che dovrebbe essere per noi il più vicino mercato di sbocco dei prodotti e soprattutto la naturale testa di ponte da cui partire per aumentare la competitività delle nostre imprese su mercati sempre più ampi e di vaste possibilità, solo se sapessimo valutarne le potenzialità.
Oggi, il rischio concreto è, quindi, quello di perdere sul Mediterraneo anche la nostra quota di mercato e, cosa assai più pericolosa, di indebolire la nostra posizione competitiva all'interno della globalizzazione, che si gioca su una scacchiera sempre più aperta in cui non esistono rendite di posizione. Per competere non bastano efficienza aziendale, qualità dei prodotti, innovazione e costi contenuti. Occorre una rete di alleanze all'interno del Sistema Paese affinché, come più volte ho affermato, in una logica di complementarietà e non di alternativa, insieme all’apertura verso i Balcani si consideri il rafforzamento verso il Mediterraneo in una prospettiva di sviluppo possibile, in nome delle necessità primarie per le imprese - specie le PMI - in primo luogo competitività e mercati. Nei decenni scorsi sono state proprio le PMI a rivoluzionare l'intero tessuto imprenditoriale italiano, ridefinendo ruolo e rapporti nei confronti delle grandi imprese, e divenendo un modello che le predispone ad essere il naturale coprotagonista dello sviluppo congiunto Nord/Sud Mediterraneo. È perciò necessario rivitalizzare i nostri punti di forza, lo spirito imprenditoriale e la capacità di innovazione, che hanno contrassegnato l'espansione delle imprese italiane in tali periodi.
È appunto da questi che nasce da Assafrica & Mediterraneo, in funzione della consapevolezza delle necessità delle PMI a essa associate ma anche traendo frutto dalla esperienza delle grandi aziende che ne fanno parte, il primo esempio italiano di Sistema Banca e Impresa per le attività di scouting d'affari, firmato con UBAE-Arab Italian Bank.
Primo progetto italiano di sviluppo congiunto Banca/Impresa a supporto delle aziende italiane all'estero, la Convenzione tra Assafrica & Mediterraneo - componente del Sistema Confindustria - e l'UBAE, l'esempio più rilevante di joint venture bancaria esistente in Italia a capitale misto italo-arabo, si pone il duplice obiettivo di fornire alle imprese italiane non solo assistenza finanziaria ma anche consistenti opportunità di affari nei principali Paesi arabi. Lanciato a Rieti il 19 dicembre scorso in occasione del Convegno Regionale dei G.I. di Confindustria del Lazio, l'Accordo vuole essere non solo uno strumento di agevolazione del credito e minimizzazione del rischio, specie per le PMI, ma anche, e soprattutto, contribuire concretamente al recupero della centralità del Sistema-Italia nell'area Euromediterranea.
Ciò attraverso l'individuazione prima, e l'effettiva realizzazione poi, di un format di cooperazione tra due soggetti, la banca e l'impresa, da sempre inquadrati in una logica di parziale contrapposizione che non ha giovato certo allo sviluppo del nostro sistema industriale. Una Convenzione che si colloca dunque nella logica di fare sistema prima, per essere sistema successivamente, superando i mille laccioli costituiti dalle molte difficoltà imposte alle imprese dal meccanismo di copertura del rischio e dall'immobilismo frequente del nostro sistema bancario per il supporto all'estero delle aziende. Un Accordo quindi che, pur diretto in primo luogo a dare supporto e opportunità d'affari alle imprese di Assafrica & Mediterraneo, si inserisce nell'unica logica possibile per lo sviluppo complessivo del Sistema Italia, quella delle azioni integrate e non della sommatoria di interessi diversi sia pur convergenti, per potenziare il mix di brand, management e servizi che costituisce quell'insieme di "valori intangibili" che hanno posizionato l'Italia tra i primi Paesi industrializzati del mondo, contraddistinguendoci dagli altri.
Posizione che è ora però fortemente intaccata da una debole capacità di rispondere alle nuove regole imposte dalla competizione globale, da debolezze strutturali e dallo scarso supporto offerto dal Sistema Paese alle imprese. Il rischio da evitare è di finire in una posizione periferica, rispetto al sistema economico a cerchi concentrici che si sta creando nella globalizzazione, in cui l'internazionalizzazione strutturale delle imprese è elemento vitale di sopravvivenza e sviluppo nei prossimi anni.

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