BANCA E IMPRESA: L’ALLEANZA POSSIBILE
PER L’ITALIA UN SISTEMA DI SCOUTING D’AFFARI
L’internazionalizzazione strutturale
come elemento vitale di sopravvivenza
di
Vincenzo Boccia
Presidente Assafrica & Mediterraneo
presidenza@assafrica.it
L’ Irlanda,
alla quale è affidata la Presidenza di turno della UE per il
1° semestre 2004, è, come l'Italia, un Paese da cui partivano
gli emigranti verso luoghi in cui c'erano imprese e lavoro. Oggi,
invece, grazie ad una accorta politica di Sistema Paese, è divenuta
essa stessa luogo di attrazione e di investimenti per aziende europee
ed extraeuropee. Appare perciò coerente e condivisibile, vista
la sempre più delicata posizione dell'Europa all'interno del
Sistema Mondo in fase di accelerata competizione globale, che le
priorità della
Presidenza irlandese in campo economico siano il rilancio di competitività e
lavoro, sull'onda degli impegni di Lisbona e in vista del 2010, con
una pianificazione di obiettivi che riguarda, all'esterno della UE,
Balcani occidentali, Bulgaria, Romania, Turchia e che sottolinea
l'importanza di una politica con i nuovi vicini di un'Europa allargata
e dei rapporti con Africa e Paesi sudmediterranei, secondo una logica
già manifestatasi
durante la Presidenza italiana, ultima tra quelle mediterranee dell'Europa
a 15.
Dal Vertice di Napoli dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea
del 3 dicembre scorso era già arrivato un segnale incoraggiante
per le imprese, e cioè quello di una maggiore focalizzazione
del ruolo del FEMIP, il Fondo Euromediterraneo di Investimento e
Partenariato della BEI. Lo scopo è ampliarne l'operatività,
per affrontare operazioni con un più elevato profilo di rischio,
proprie dei progetti mirati al settore privato, affiancandole così ai
grandi progetti destinati al settore pubblico e allo sviluppo delle
infrastrutture, in modo da rafforzare l’incisività dell’azione
del Fondo anche sul piano finanziario.
A fronte della maggiore consapevolezza della BEI rispetto al supporto
necessario per lo sviluppo del settore privato nel Mediterraneo è però da
registrare il perdurante immobilismo del nostro sistema bancario
nei confronti delle esigenze delle PMI, mentre i nostri competitors
possono contare su banche più reattive alle loro istanze, spesso
ramificate in modo sensibile anche sul territorio dei Paesi sudmediterranei.
Eppure il nostro Sistema Paese è in difficoltà, attaccato
come altri partners europei nella competitività, in termini principalmente
di innovazione e ricerca dagli Stati Uniti da un lato, e particolarmente
anche sul fronte dei costi dai paesi asiatici dall'altro, in un Mercato
Unico europeo che mostra evidenti segni di scarsa dinamicità.
Così, mentre cresce l'attrattività di Paesi come l'Irlanda
e le multinazionali ci abbandonano perché siamo situati all'interno
di un modello continentale fortemente sovraregolamentato, ci sfugge
che gli Stati Uniti o il Giappone (ma anche Corea e Cina) stanno
guadagnando terreno nei Paesi sudmediterranei, in quello che dovrebbe
essere per noi il più vicino mercato di sbocco dei prodotti e
soprattutto la naturale testa di ponte da cui partire per aumentare
la competitività delle
nostre imprese su mercati sempre più ampi e di vaste possibilità,
solo se sapessimo valutarne le potenzialità.
Oggi, il rischio concreto è, quindi, quello di perdere sul Mediterraneo
anche la nostra quota di mercato e, cosa assai più pericolosa,
di indebolire la nostra posizione competitiva all'interno della globalizzazione,
che si gioca su una scacchiera sempre più aperta in cui non esistono
rendite di posizione. Per competere non bastano efficienza aziendale,
qualità dei prodotti, innovazione e costi contenuti. Occorre
una rete di alleanze all'interno del Sistema Paese affinché,
come più volte ho affermato, in una logica di complementarietà e
non di alternativa, insieme all’apertura verso i Balcani si consideri
il rafforzamento verso il Mediterraneo in una prospettiva di sviluppo
possibile, in nome delle necessità primarie per le imprese -
specie le PMI - in primo luogo competitività e mercati. Nei decenni
scorsi sono state proprio le PMI a rivoluzionare l'intero tessuto
imprenditoriale italiano, ridefinendo ruolo e rapporti nei confronti
delle grandi imprese, e divenendo un modello che le predispone ad essere
il naturale coprotagonista dello sviluppo congiunto Nord/Sud Mediterraneo. È perciò necessario
rivitalizzare i nostri punti di forza, lo spirito imprenditoriale
e la capacità di innovazione, che hanno contrassegnato l'espansione
delle imprese italiane in tali periodi.
È appunto da questi che nasce da Assafrica & Mediterraneo,
in funzione della consapevolezza delle necessità delle PMI a
essa associate ma anche traendo frutto dalla esperienza delle grandi
aziende che ne fanno parte, il primo esempio italiano di Sistema
Banca e Impresa per le attività di scouting d'affari, firmato
con UBAE-Arab Italian Bank.
Primo progetto italiano di sviluppo congiunto Banca/Impresa a supporto
delle aziende italiane all'estero, la Convenzione tra Assafrica & Mediterraneo
- componente del Sistema Confindustria - e l'UBAE, l'esempio più rilevante
di joint venture bancaria esistente in Italia a capitale misto italo-arabo,
si pone il duplice obiettivo di fornire alle imprese italiane non
solo assistenza finanziaria ma anche consistenti opportunità di
affari nei principali Paesi arabi. Lanciato a Rieti il 19 dicembre scorso
in occasione del Convegno Regionale dei G.I. di Confindustria del Lazio,
l'Accordo vuole essere non solo uno strumento di agevolazione del
credito e minimizzazione del rischio, specie per le PMI, ma anche, e
soprattutto, contribuire concretamente al recupero della centralità del
Sistema-Italia nell'area Euromediterranea.
Ciò attraverso l'individuazione prima, e l'effettiva realizzazione
poi, di un format di cooperazione tra due soggetti, la banca e l'impresa,
da sempre inquadrati in una logica di parziale contrapposizione che
non ha giovato certo allo sviluppo del nostro sistema industriale.
Una Convenzione che si colloca dunque nella logica di fare sistema prima,
per essere sistema successivamente, superando i mille laccioli costituiti
dalle molte difficoltà imposte alle imprese dal meccanismo di
copertura del rischio e dall'immobilismo frequente del nostro sistema
bancario per il supporto all'estero delle aziende. Un Accordo quindi
che, pur diretto in primo luogo a dare supporto e opportunità d'affari
alle imprese di Assafrica & Mediterraneo, si inserisce nell'unica
logica possibile per lo sviluppo complessivo del Sistema Italia,
quella delle azioni integrate e non della sommatoria di interessi diversi
sia pur convergenti, per potenziare il mix di brand, management e servizi
che costituisce quell'insieme di "valori intangibili" che
hanno posizionato l'Italia tra i primi Paesi industrializzati del
mondo, contraddistinguendoci dagli altri.
Posizione che è ora però fortemente intaccata da una debole
capacità di rispondere alle nuove regole imposte dalla competizione
globale, da debolezze strutturali e dallo scarso supporto offerto
dal Sistema Paese alle imprese. Il rischio da evitare è di finire
in una posizione periferica, rispetto al sistema economico a cerchi
concentrici che si sta creando nella globalizzazione, in cui l'internazionalizzazione
strutturale delle imprese è elemento vitale di sopravvivenza
e sviluppo nei prossimi anni. |