RIPARTE L’ETERNA
SFIDA DEL MEZZOGIORNO
EQUILIBRIO ECONOMICO E PRODUTTIVO
L’esigenza di rispondere concretamente
alla domanda dell’utenza civica
a
cura di Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno
- SDOA
sdoa@sdoa.it
LIl nuovo anno parte nel segno dell'incertezza e delle difficoltà congiunturali
che come sempre nel Mezzogiorno si ingigantiscono rischiando di tarpare
le ali anche a progettualità che hanno un effettivo radicamento
sul territorio. In ogni caso il Sud lentamente sta riuscendo a recuperare
visibilità nell'agenda dei problemi di carattere nazionale: è questo
un passaggio che - anche quando appariva scontato - troppo spesso è scivolato
all'indietro nella cosiddetta classifica delle priorità. Da più parti
oggi si ripropone con forza la centralità della questione meridionale
nell'ambito non solo, e non tanto, del dibattito politico-istituzionale,
ma anche e soprattutto all'interno dei processi di valorizzazione e
dinamicizzazione delle politiche economiche nazionali. In buona sostanza
il Sud che funziona e che diviene soggetto e agente economico attivo
- come peraltro in tante parti del Salernitano e della Campania è già avvenuto
- ha le potenzialità per imporsi come fattore decisivo di crescita
di tutto il Paese.
Autorevoli studiosi hanno individuato una sorta di frattura strutturale,
o meglio ancora epocale, nella fine dell'intervento straordinario che
ha subito un processo di demonizzazione e addirittura di rimozione coatta
dall'immaginario collettivo e politico in particolare.
La verità è che il Mezzogiorno non è quello che
si ama descrivere e non è una realtà omogenea. Più fonti
qualificate ci spiegano che la diffusione a macchia di leopardo di realtà e
di reti imprenditoriali, la presenza di microdistretti industriali,
la capacità di fare sistema sono il segnale di un terreno fertile
che attende di essere ulteriormente arato, di una risposta valida che
deve ancora trovare adeguato radicamento nella formazione di una classe
dirigente che al momento è possibile intravedere solo in alcuni
soggetti ben presenti e attivi.
Da questo punto di vista bisogna tenere conto di alcune considerazioni
e di talune scelte che vanno senz'altro operate e che elenco brevemente:
- incremento delle azioni di partenariato istituzionale e sociale da
coniugare con la capacità di recepire quanto è maturato
nei livelli sub-regionali; - maggiore coordinamento delle azioni di
assistenza e di promozione del sistema imprenditoriale meridionale.
La politica dei distretti e dei microsistemi industriali assume in ogni
caso valore di riferimento fondamentale.
Non si può prescindere da una reale valorizzazione del tessuto
economico-produttivo locale che spesso in maniera spontanea, rispondendo
alle esigenze della propria autonoma crescita, ha già delineato
scenari di forte competitività sui mercati interni e internazionali.
Assecondare e promuovere ulteriormente l'immissione in una rete sistematica
sub-provinciale, provinciale e regionale - a sua volta inserita in altre
reti di produzione e di commercializzazione - di tali sistemi imprenditoriali
resta una delle priorità assolute. Dall'assunzione di responsabilità rispetto
alle problematiche sopra citate, nasce (o molto probabilmente è già nata)
la nuova mappa della classe dirigente riconosciuta come tale in quanto
portatrice delle istanze che provengono direttamente dal basso.
Tra le mille fratture create dallo Stato che non c'è, una è risultata
determinante per individuare i Nuovi Soggetti Istituzionali Riconosciuti:
assume la posizione di interlocutore solo chi risponde alla domanda
attrezzando un'offerta, sebbene, magari, inadeguata. Occorre, evidentemente,
creare le condizioni per ampliare lo spettro di rappresentatività delineando
un nuovo modello di rapporto tra Istituzioni e Comunità Amministrate,
non più fondato sull'imposizione verticistica delle decisioni,
ma sulla partecipazione e sulla risposta al bisogno dell'utenza in dimensione
di servizio. In questi margini c'è spazio per una nuova classe
dirigente che è già presente, in ordine sparso e a vario
titolo, nelle Amministrazioni pubbliche e private. Se è un dato
ormai acquisito il fatto che ogni sforzo del sistema delle Autonomie
Locali dovrà essere indirizzato alla creazione di un ambiente
favorevole alle prospettive di sviluppo, l'attenzione si concentra naturalmente
su alcuni gruppi di problematiche dalla cui risoluzione dipende la costruzione
di un habitat produttivo capace di reggere l'impatto con l'Europa materiale
e non più solo formale.
Fare impresa, fare sistema, fare marketing del territorio significa
sostanzialmente affrontare le seguenti questioni: - inefficienza del
sistema di infrastrutture viabilistiche e di comunicazioni; - inadeguatezza
del sistema formativo e di valorizzazione delle risorse umane; - indifferenza
del sistema finanziario, troppo penalizzante per le imprese piccole
e medie.
L'interconnessione di queste tre reti funzionali è un passaggio
fondante, una prova del fuoco per i gruppi dirigenti locali. Solo dopo
sarà possibile affrontare una questione di base: l'irrobustimento
dei processi di interscambio tra regioni meridionali e sistemi territoriali
del Nord. In estrema sintesi, il contatto organico all'interno del sistema-Italia
e di quello Europa con le realtà del Mezzogiorno non potrà prescindere
dalla creazione di una rete delle reti dei sistemi produttivi meridionali.
In questo modo, parlare di delocalizzazioni e di gemmazioni di nuove
attività potrà assumere il significato di ricaduta occupazionale
e produttiva concreta.
É sulla base di questa acquisizione programmatica che si dovrà procedere
ad un progetto di integrazione, di sostegno e di riqualificazione del
tessuto economico-produttivo esistente in provincia di Salerno.
Quale sarà, allora, il terreno della sfida decisiva per il Mezzogiorno?
La competitività delle aree del Sud sarà misurata non in
base al grado di concentrazione di funzioni produttive, ma soprattutto
in riferimento alla capacità di organizzare sistemi modulari di
progettazione, accoglienza, accompagnamento e promozione di intraprese
economico-imprenditoriali.
La classe dirigente locale dovrà dare prova di individuare i vantaggi
competitivi e di orientare gli attori dei processi di sviluppo al fine
di posizionare sul mercato globale un'offerta con un elevato indice di
attrazione e di captazione dei flussi di risorse. Le direttrici di fondo
in base alle quali orientare i processi aggregativi delle forze concorrenti
alla creazione del sistema territoriale possono essere così riassunte:
- sbocco internazionale dei mercati regionali (accentuata mobilità di
addetti e di capitali); - incentivazione della partecipazione di capitali
privati con la creazione di soggetti misti (pubblico-privato) in grado
di incidere realmente nei processi di cambiamento e di gestione del territorio;
- rapporto sinergico con tutti gli attori impegnati nelle dinamiche di
miglioramento del contesto economico, sociale, ambientale. Essere consapevoli
del proprio ruolo, della propria responsabilità, del proprio peso
nelle dinamiche di miglioramento dei livelli di qualità della
vita diventa, dunque, il principio ispiratore dell'azione della nuova
classe dirigente che pur essendo variegata, proveniente da percorsi diversi,
rappresentante di interessi per molti versi contrastanti, deve risultare
nella sostanza unita da una necessità omologante: dare risposte
concrete alla domanda dell'utenza civica. |