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  Dicembre 2012

Articoli - n° 1 Gennaio/Febbraio 2004
 



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RIPARTE L’ETERNA SFIDA DEL MEZZOGIORNO
EQUILIBRIO ECONOMICO E PRODUTTIVO

L’esigenza di rispondere concretamente alla domanda dell’utenza civica

a cura di Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it

LIl nuovo anno parte nel segno dell'incertezza e delle difficoltà congiunturali che come sempre nel Mezzogiorno si ingigantiscono rischiando di tarpare le ali anche a progettualità che hanno un effettivo radicamento sul territorio. In ogni caso il Sud lentamente sta riuscendo a recuperare visibilità nell'agenda dei problemi di carattere nazionale: è questo un passaggio che - anche quando appariva scontato - troppo spesso è scivolato all'indietro nella cosiddetta classifica delle priorità. Da più parti oggi si ripropone con forza la centralità della questione meridionale nell'ambito non solo, e non tanto, del dibattito politico-istituzionale, ma anche e soprattutto all'interno dei processi di valorizzazione e dinamicizzazione delle politiche economiche nazionali. In buona sostanza il Sud che funziona e che diviene soggetto e agente economico attivo - come peraltro in tante parti del Salernitano e della Campania è già avvenuto - ha le potenzialità per imporsi come fattore decisivo di crescita di tutto il Paese.
Autorevoli studiosi hanno individuato una sorta di frattura strutturale, o meglio ancora epocale, nella fine dell'intervento straordinario che ha subito un processo di demonizzazione e addirittura di rimozione coatta dall'immaginario collettivo e politico in particolare.
La verità è che il Mezzogiorno non è quello che si ama descrivere e non è una realtà omogenea. Più fonti qualificate ci spiegano che la diffusione a macchia di leopardo di realtà e di reti imprenditoriali, la presenza di microdistretti industriali, la capacità di fare sistema sono il segnale di un terreno fertile che attende di essere ulteriormente arato, di una risposta valida che deve ancora trovare adeguato radicamento nella formazione di una classe dirigente che al momento è possibile intravedere solo in alcuni soggetti ben presenti e attivi.
Da questo punto di vista bisogna tenere conto di alcune considerazioni e di talune scelte che vanno senz'altro operate e che elenco brevemente: - incremento delle azioni di partenariato istituzionale e sociale da coniugare con la capacità di recepire quanto è maturato nei livelli sub-regionali; - maggiore coordinamento delle azioni di assistenza e di promozione del sistema imprenditoriale meridionale. La politica dei distretti e dei microsistemi industriali assume in ogni caso valore di riferimento fondamentale.
Non si può prescindere da una reale valorizzazione del tessuto economico-produttivo locale che spesso in maniera spontanea, rispondendo alle esigenze della propria autonoma crescita, ha già delineato scenari di forte competitività sui mercati interni e internazionali. Assecondare e promuovere ulteriormente l'immissione in una rete sistematica sub-provinciale, provinciale e regionale - a sua volta inserita in altre reti di produzione e di commercializzazione - di tali sistemi imprenditoriali resta una delle priorità assolute. Dall'assunzione di responsabilità rispetto alle problematiche sopra citate, nasce (o molto probabilmente è già nata) la nuova mappa della classe dirigente riconosciuta come tale in quanto portatrice delle istanze che provengono direttamente dal basso.
Tra le mille fratture create dallo Stato che non c'è, una è risultata determinante per individuare i Nuovi Soggetti Istituzionali Riconosciuti: assume la posizione di interlocutore solo chi risponde alla domanda attrezzando un'offerta, sebbene, magari, inadeguata. Occorre, evidentemente, creare le condizioni per ampliare lo spettro di rappresentatività delineando un nuovo modello di rapporto tra Istituzioni e Comunità Amministrate, non più fondato sull'imposizione verticistica delle decisioni, ma sulla partecipazione e sulla risposta al bisogno dell'utenza in dimensione di servizio. In questi margini c'è spazio per una nuova classe dirigente che è già presente, in ordine sparso e a vario titolo, nelle Amministrazioni pubbliche e private. Se è un dato ormai acquisito il fatto che ogni sforzo del sistema delle Autonomie Locali dovrà essere indirizzato alla creazione di un ambiente favorevole alle prospettive di sviluppo, l'attenzione si concentra naturalmente su alcuni gruppi di problematiche dalla cui risoluzione dipende la costruzione di un habitat produttivo capace di reggere l'impatto con l'Europa materiale e non più solo formale.
Fare impresa, fare sistema, fare marketing del territorio significa sostanzialmente affrontare le seguenti questioni: - inefficienza del sistema di infrastrutture viabilistiche e di comunicazioni; - inadeguatezza del sistema formativo e di valorizzazione delle risorse umane; - indifferenza del sistema finanziario, troppo penalizzante per le imprese piccole e medie.
L'interconnessione di queste tre reti funzionali è un passaggio fondante, una prova del fuoco per i gruppi dirigenti locali. Solo dopo sarà possibile affrontare una questione di base: l'irrobustimento dei processi di interscambio tra regioni meridionali e sistemi territoriali del Nord. In estrema sintesi, il contatto organico all'interno del sistema-Italia e di quello Europa con le realtà del Mezzogiorno non potrà prescindere dalla creazione di una rete delle reti dei sistemi produttivi meridionali. In questo modo, parlare di delocalizzazioni e di gemmazioni di nuove attività potrà assumere il significato di ricaduta occupazionale e produttiva concreta.
É sulla base di questa acquisizione programmatica che si dovrà procedere ad un progetto di integrazione, di sostegno e di riqualificazione del tessuto economico-produttivo esistente in provincia di Salerno.

Quale sarà, allora, il terreno della sfida decisiva per il Mezzogiorno?
La competitività delle aree del Sud sarà misurata non in base al grado di concentrazione di funzioni produttive, ma soprattutto in riferimento alla capacità di organizzare sistemi modulari di progettazione, accoglienza, accompagnamento e promozione di intraprese economico-imprenditoriali.
La classe dirigente locale dovrà dare prova di individuare i vantaggi competitivi e di orientare gli attori dei processi di sviluppo al fine di posizionare sul mercato globale un'offerta con un elevato indice di attrazione e di captazione dei flussi di risorse. Le direttrici di fondo in base alle quali orientare i processi aggregativi delle forze concorrenti alla creazione del sistema territoriale possono essere così riassunte: - sbocco internazionale dei mercati regionali (accentuata mobilità di addetti e di capitali); - incentivazione della partecipazione di capitali privati con la creazione di soggetti misti (pubblico-privato) in grado di incidere realmente nei processi di cambiamento e di gestione del territorio; - rapporto sinergico con tutti gli attori impegnati nelle dinamiche di miglioramento del contesto economico, sociale, ambientale. Essere consapevoli del proprio ruolo, della propria responsabilità, del proprio peso nelle dinamiche di miglioramento dei livelli di qualità della vita diventa, dunque, il principio ispiratore dell'azione della nuova classe dirigente che pur essendo variegata, proveniente da percorsi diversi, rappresentante di interessi per molti versi contrastanti, deve risultare nella sostanza unita da una necessità omologante: dare risposte concrete alla domanda dell'utenza civica.

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