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  Dicembre 2012

Articoli - n° 1 Gennaio/Febbraio 2004
 



INTERNAZIONALIZZAZIONE - Home Page
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VERSO UN MONDO “GLOCALE”
UN’ETEROTOPIA PER IL FUTURO DELLE PMI

Intertrade per la valorizzazione del territorio negli scambi internazionali

di Demetrio Cuzzola
Presidente di Intertrade - Azienda Speciale della Camera di Commercio di Salerno
cuzzola@intetrtrade.camcom.it


Cambiare per non perdere competitività. Oggi la sfida alla mondializzazione si gioca all'attacco: solo chi attrae riesce a trattenere. Il processo di innovazione, infatti, non è stimolato da un atteggiamento protezionistico, difensivo. La chiusura si ripercuote, fisiologicamente, sulla capacità di vendersi. Un aspetto decisivo diventa, quindi, l'innovazione in ognuna delle sue forme: dal prodotto al processo, dall'organizzazione alla strategia. In questa fase di cambiamento, il successo dipende dalla capacità di essere "glocali". Il filosofo francese Michel Foucault usava il termine eterotopia come contrappunto all'utopia (intesa come luogo immaginario della speranza), per indicare uno spazio reale in cui luoghi diversi, anche fra loro incompatibili, riescono a convivere. In questo senso, il glocale sarebbe "un prodotto artificiale" di una nuova capacità di progettazione culturale che in sé ha l'appartenenza al concetto di mondializzazione e allo spazio della comunità locale.
Le Pmi oggi vivono e subiscono la globalità. Gli shock, sia positivi che negativi, da cui dipendono diverse variabili aziendali, provengono da lontano, la tragedia delle Torri Gemelle o la guerra in Iraq, e comportano un ampliamento spaziale dell'attenzione. Da essi derivano non solo l'evoluzione delle variabili finanziarie (borse, tasse, tassi di interesse, cambi), ma anche l'andamento della domanda dei prodotti aziendali, oltre che dei costi di materie prime e degli altri fattori produttivi. Contestualmente le Pmi legano il loro successo ad un "capitale" circoscritto geograficamente, notoriamente locale. Problema che la grande impresa, presente su più mercati può mediare, sfruttando le condizioni tipiche dei diversi territori nei quali opera. La localizzazione dell'attività è un fenomeno (purtroppo) ancora troppo diffuso tra le Pmi, con una percentuale altissima nelle realtà meridionali.
Ciò comporta una staticità rispetto alle occasioni di cambiamento e alle opportunità offerte dall'innovazione. La rivoluzione effettuata dalla "Information Technology" nel campo dei sistemi di informazione, infatti, rappresenta oggi uno dei principali fattori critici dello sviluppo, che ha la capacità di agire favorevolmente nel processo di espansione globale dei mercati. La conseguenza è data da una forte concorrenza in ambito internazionale. Certamente se tale globalizzazione dell'economia fosse ostacolata da atteggiamenti di passività o di retroguardia, i paesi a sviluppo tecnologico avanzato che non sostenessero attivamente gli operatori commerciali in questa sfida subirebbero una rapida recessione del loro sviluppo. Infatti l'automazione della produzione, priva di un mercato in espansione, andrebbe facilmente in regime di sovrapproduzione e la conseguente ampia disoccupazione muterebbe in tracollo il benessere acquisito dai paesi ad alto tasso di industrializzazione.
La sfida è quindi aperta e, data la complessità del cambiamento, è necessario capire come affrontarla e con quali possibilità di successo. Certamente i fattori di crescita oggi sono diversi da quelli che caratterizzavano i periodi precedenti e addirittura alcuni settori o territori che erano sinonimo di successo oggi vivono un periodo di stasi o perfino di declino. L'individuazione delle potenzialità di un mercato deve essere relazionata alle dinamiche macro economiche. Proprio da queste ultime nascono dei problemi. Nella disputa apertasi sul commercio estero della Cina sono emersi i limiti strutturali delle norme e dei comportamenti che sono a capo delle dinamiche di mercato. Se a livello nazionale il sistema degli scambi è regolamentato dal Parlamento, nello scenario internazionale chi ne controlla il funzionamento è l'Organizzazione mondiale del Commercio (WTO) sulla base di una negoziazione internazionale chiamata GATT (Accordo generale sulle tariffe e il commercio). Lo scopo è abbattere le barriere tariffarie e vigilare sul rispetto degli accordi di libero scambio sottoscritti dai Paesi membri. A seguito dell'Accordo sulle Barriere Tecniche al Commercio (TBT - Technical Barriers to Trade) del WTO, gli stati membri firmatari si sono impegnati a cooperare allo sviluppo e all'uso di norme internazionali, anche se il concetto di ciò che rappresenti "norma internazionale" è interpretato diversamente dai vari stati membri e dalle organizzazioni.
Allo stato attuale delle cose vi sono tre aspetti che vanno valutati:
- la concorrenza mossa ai paesi sviluppati da quelli a minor costo del lavoro;
- gli aggiramenti delle regole del libero scambio e le contraffazioni;
- la diversa incidenza degli oneri fiscali e sociali nel pianeta.
La crisi istituzionale del WTO è, di per sé, un riflesso dell'idea di un'integrazione accelerata della produzione e dei mercati. La crisi finanziaria asiatica del 1997 prima, e il crollo dei mercati azionari del marzo 2000 poi, hanno spinto le élite dell'economia europea e americana a perdere sempre più di vista il progetto di un'economia globale integrata, per spostarsi verso politiche mirate a tutelare gli interessi del capitalismo nazionale o regionale.
Attualmente gli scambi non si svolgono in un clima ideale e di correttezza, ma certamente si sta andando verso un miglioramento grazie proprio all'opera del WTO col sostegno dei paesi leader.
L'adesione della Cina, il cui aumento delle esportazioni è termometro del successo che negli ultimi anni sta conseguendo il Paese orientale, è una conferma della tendenza al miglioramento delle condizioni del commercio internazionale. «La Cina è una grande opportunità» che va colta attraverso un «maggior rispetto delle regole e meno dazi». È il viceministro alle Attività Produttive Adolfo Urso a sottolineare che la Cina rappresenta una grande chance per le imprese italiane. Tuttavia le accuse rivolte alla Cina sono proprio quelle che il WTO cerca di combattere: comportamenti differenziati tra importazioni ed esportazioni, a danno delle prime, e contraffazione dei marchi di fabbrica e di qualità dei prodotti stranieri. Alle problematiche collegate al "caso cinese" si affianca l'attenzione sugli scambi ai quali partecipano i paesi che non hanno una rete adeguata di protezione sociale e che, in termini tecnici, operano in "social dumping" ossia in un regime, sia pure peculiare, di vendita "sotto costo" dei prodotti.
Per evitare che i Paesi aderenti al WTO si facciano giustizia da soli, applicando dazi o misure protettive, il problema va affidato alle organizzazioni internazionali, le quali dovrebbero prefiggersi il compito di non diffondere solo le condizioni di benessere materiale, ma di cooperare per innalzare il livello di civiltà del pianeta. L'operatore economico che intende misurarsi con i mercati internazionali ha, quindi, l'esigenza di dotarsi di adeguati strumenti conoscitivi, per superare con successo le sfide che lo attendono.
In questi casi, avere informazioni attendibili si rivela una strategia efficace, al fine di ridurre i rischi di incertezza legati alle operazioni economiche con l'estero. Conoscere il quadro normativo di riferimento in un determinato Paese, la disciplina di settori specifici, i contratti internazionali in uso, i mezzi di tutela giudiziaria, può agevolare il perseguimento degli obiettivi individuati. Proprio a tali esigenze l'Area Legalità Internazionale di Intertrade intende offrire soluzioni concrete, attraverso un servizio di assistenza tecnica sulle principali questioni legali connesse ai rapporti d'affari in un determinato paese estero.

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