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ENERGIA ELETTRICA la rivoluzione si chiama smart grids
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ENERGIA ELETTRICA la rivoluzione si chiama smart grids
Il passaggio dalle reti tradizionali a quelle intelligenti è imposto dai tempi: dobbiamo saper utilizzare ogni watt prodotto in periferia (impianti eolici, biomasse, pannelli fotovoltaici) con la generazione distribuita
di Palma F. Martinisi
Hassan Rtail
«Per combattere il cambiamento climatico non basta
una sola tecnologia, ma serve un sistema di tecnologie».
Lo scrive Thomas Friedman nel suo best seller "Il Mondo è piatto.
Breve storia del ventunesimo secolo". Proviamo a tradurre: non basta cambiare una, cento, mille lampadine passando al basso consumo.
Né dieci, mille, un milione di frigoriferi. Serve una volontà politica forte, per una rivoluzione che va oltre i confini di ogni singola nazione e richiede un cambiamento strutturale delle reti elettriche.
Una rivoluzione che si chiama "smart grids", l'intelligenza dell'Ict applicata alle infrastrutture elettriche. Dove il massimo del software è combinato al massimo dell'hardware, in uno dei settori più maturi dell'industria manifatturiera: l'elettrotecnico.
NUCLEARE? RIPENSIAMOCI
Un settore cruciale, senza il quale l'energia elettrica non giungerebbe alle industrie, alle città, alle nostre case. Essenziale anche per la gestione di altri servizi perché senza l'elettricità non si potrebbero spostare i convogli ferroviari, l'acqua non arriverebbe ai nostri rubinetti, il mondo si fermerebbe. Un settore che sarà coinvolto da una serie di cambiamenti strutturali, assistiti da una innovazione di prodotto molto spinta.
«Quello dell'energia afferma Marco Zigon, presidente del Gruppo Getra ed esperto di infrastrutture di rete è il problema principale dei nostri tempi. Nel mondo globalizzato l'energia è il vero driver dell'economia.
Dovremo abituarci a coniugare i micro‑impianti diffusi sul territorio con la dimensione macro, cioè le grandi reti infrastrutturali pan‑europee ed euromediterranee». Se è vero che il miglior solare si trova in Africa, il miglior eolico al largo dell'Egeo, l'idroelettrico più conveniente nei Balcani, allora occorre mettere a sistema le rinnovabili con le reti da rendere più efficienti.
Anche perché dopo gli incidenti alla centrale di Fukushima, di nucleare non si parlerà volentieri per un pezzo, almeno fin quando la tecnologia non raggiungerà livelli soddisfacenti di sicurezza e soluzioni concrete nella gestione dello smaltimento delle scorie. Del resto da tempo l'Europa ha scelto di raggiungere, entro il 2020, il 20% di energia da fonti rinnovabili. MA
IL CARBONE NO
C'è anche un altro fattore con cui fare i conti: il costo del petrolio destinato a crescere. Perché nel breve periodo la domanda di combustibili fossili per la produzione di energia non può che aumentare. E nel lungo la fonte fossile è destinata a esaurirsi. Meno nucleare, meno petrolio, più spinta alla domanda di consumi dei Paesi emergenti.
Come faremo? L'innovazione tecnologica permette sempre di sperare in una nuova fonte salvifica, dietro l'angolo.
Ma intanto? La realtà è che d'ora in avanti non potremmo permetterci di perdere nemmeno un watt di quelli generati, sotto qualsiasi forma, e non consumati. La parola d'ordine dovrà essere risparmio in casa ed efficienza lungo le reti di trasmissione e di distribuzione dell'energia elettrica, per ridurre le dispersioni dovute alla resistività del rame.
ENERGIA DIFFUSA
Per un paio di secoli non ci siamo posti questo tipo di problema. Abbiamo affrontato la crescita della domanda di energia in Europa e nel resto del mondo con il potenziamento e la diversificazione delle centrali di produzione: carbone, petrolio, gas, nucleare. Abbiamo puntato tutto sulle grandi centrali che lungo le reti mandano energia alle utenze industriali e domestiche.
Ma come nel fiume o nell'acquedotto, l'acqua che scorre non può tornare alla sorgente. Le reti attuali sono unidirezionali. Quel che danno e non viene preso, è perduto per sempre.
«Ma non ce lo possiamo più permettere spiega Hassan Rtail, direttore commerciale del Gruppo Getra perché siamo entrati per sempre in un periodo di penuria di risorse.
Dobbiamo saper utilizzare ogni watt prodotto in periferia dagli impianti eolici, le biomasse, i pannelli fotovoltaici con la generazione distribuita. E ciò è possibile solo facilitando il passaggio dalle reti tradizionali alle smart grids».
Le reti intelligenti, appunto, in grado di gestire in automazione i carichi assicurano la possibilità che il consumatore, ove possibile, divenga produttore di energia immettendo in rete l'energia non utilizzata. «Un cambiamento radicale dice Alfredo Testa, ordinario di sistemi elettrici alla II Università di Napoli per il quale si stimano, solo in Europa, investimenti dell'ordine di 750 miliardi nei prossimi venti anni».
È l'elettricità al tempo di Internet. Dove non solo ciascuno può essere al tempo stesso consumatore passivo e produttore attivo, ma è l'intero sistema a funzionare come un organismo intelligente assistito da un sistema Itc capillare.
«Siamo solo agli inizi spiega Diego D'Amore, ad di Getra Power e di Getra Distribution della home automation, la nuova frontiera dell'architettura. Pensiamo poi a quello che sarà necessario predisporre per servire al meglio la mobilità elettrica, con l'avvento delle colonnine di ricarica nelle nostre città». |