Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani
La nuova GEOPOLITICA dell'Europa nel mercato globale
ZEGNA: «L'integrazione EUROMEDITERRANEA resta una carta da giocare»
OTTATI: «Necessari COSVILUPPO e visione sinergica dei mercati»
TETI: «Nella MECCANICA siamo ancora i primi nel mondo»
Nuovi SCENARI globali Alla volta dei MERCATI del domani
È indispensabile che l'Italia dia finalmente inizio a un importante piano di riforme che le consenta di reggere il passo spedito della nuova concorrenza e che le permetta di superare i suoi gap storici in termini di cattiva burocrazia, lentezza nell'amministrazione della giustizia, di elevato debito pubblico, ritardo infrastrutturale e dipendenza energetica dall'estero
a cura di R. V.
Non basta più essere bravi entro i confini nazionali o
dominare mercati oramai domestici come quello europeo: oggi, per rafforzare la propria competitività, le imprese italiane hanno necessità di guardare oltre le consuete frontiere puntando sull'internazionalizzazione, uno degli elementi in cui si giocherà la crescita non solo del nostro Paese nei prossimi anni.
Nell'ultimo decennio complice, nelle battute finali anche la crisi diversi e rilevanti sono stati i cambiamenti economici che hanno influenzato anche gli interscambi commerciali e che hanno visto emergere e crescere vertiginosamente i paesi cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
Attualmente sono proprio questi mercati come concordano Zegna, Ottati e Teti, intervistati nelle pagine successive a rappresentare la vera opportunità da cogliere per le nostre produzioni destinate all'esportazione, considerato soprattutto il calo della domanda nei mercati tradizionali non semplicemente congiunturale ma avviatosi oramai a diventare strutturale.
Se poi consideriamo anche gli ultimi capovolgimenti politici registratisi nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo, dovremmo essere pronti ad assistere a nuovi cambiamenti che muteranno ancora gli equilibri geostrategici globali. In questo scenario così complesso risulta pertanto indispensabile che l'Italia dia finalmente inizio a un importante piano di riforme che le consenta di reggere il passo spedito della nuova concorrenza e che le permetta di superare i suoi gap storici in termini di cattiva burocrazia, lentezza ed inefficienze nell'amministrazione della giustizia, di livello elevato del debito pubblico, ritardo infrastrutturale e dipendenza energetica dall'estero.
In dubbio e in bilico però non è solo il ruolo del nostro Paese, ma addirittura quello dell'Europa tutta. Secondo le più accreditate proiezioni, infatti, assisteremo presto a più di un cambio di passo con i paesi dell'area Brics sempre più in testa e la vecchia Europa, ma anche gli Usa, a seguire con affanno. Probabilmente il mondo che verrà come sottolineato
dall'economista Massimo Lo Cicero a pagina 5 sarà sempre più post‑europeo e l'Italia se non sarà capace di attrezzarsi in tempo per queste nuove sfide sempre più ridotta a un ruolo marginale. Gli imprenditori dal canto loro ce la stanno mettendo tutta per sostenere l'economia, spostando il baricentro dell'export su prodotti a più alto valore aggiunto ed accrescendo il valore medio unitario dei beni esportati, ma anche indirizzandosi proprio verso questi nuovi importanti mercati emergenti. Prima dello scoppio della crisi mondiale, infatti, il contributo dell'Italia alla quota totale delle esportazioni di manufatti dei Paesi del G‑6 aveva toccato le sue punte migliori in oltre un secolo proprio nel 2008.
Diventa pertanto fondamentale irrobustire il sistema produttivo italiano, che pure resiste ed è secondo per competitività soltanto alla Germania nel contesto europeo, facendo leva soprattutto sulla cultura delle alleanze e delle aggregazioni delle nostre imprese.
Il mondo va veloce e non possiamo restare indietro.
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