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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2011
 
confindustria avellino - Home Page
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L'Irpinia seduce i buyer internazionali a Vinitaly e Lineapelle

È Nunzia PETROSINO il nuovo presidente dei GI di Avellino

Gli imprenditori ricordano il politico Salverino De Vito

L'offerta di Borsa Italiana per le PMI Presentazione in Confindustria Avellino

"Il Personaggio dell'anno", premiati BASSO e VILLANO

di Filomena Labruna

L'Irpinia seduce i buyer internazionali a Vinitaly e Lineapelle

Dal tatto al gusto vincono gli imprenditori operanti in provincia di Avellino



L'ingresso del Vinitaly


L' Irpinia seduce i "sensi" dei buyer internazionali, dal tatto al gusto. Gli imprenditori irpini sono infatti reduci da due esperienze di grande respiro che hanno consolidato il "made in Irpinia", in tutte le sue principali espressioni, nel mondo. Si tratta del salone internazionale del vino e dei distillati, il Vinitaly, di scena a Verona dall'1 al 4 aprile, e di Lineapelle, mostra internazionale per produttori di pellami, accessori e componenti, materiali sintetici, tessuti industriali e modelli per calzature svoltasi a Bologna dal 6 all'8 aprile. Importante e di qualità la presenza dei principali produttori locali che da anni segnano il passo nelle principali passerelle internazionali dedicate sia al vino che all'abbigliamento in pelle.
Protagonisti indiscussi dei due momenti fieristici sono state le più importanti cantine ed aziende vitivinicole irpine e le più note concerie del distretto solofrano della pelle. Partendo dal Vinitaly, numerosi sono stati i giornalisti, comunicatori, operatori, autorità e rappresentanti istituzionali che si sono recati in visita allo stand Vigna Avellino.
Tra questi anche il presidente di Confindustria Avellino, Sabino Basso, e il direttore Giacinto Maioli. Ma qual è il bilancio degli imprenditori operanti in provincia di Avellino?
Molto positivo è il commento di Piero Mastroberardino: «Numerose spiega sono state le presenze estere, anche di paesi minori. Non solo per quanto riguarda i partner, ma anche i nuovi contatti di business a livello internazionale che si sono venuti a creare nel corso del salone, come è giusto che faccia il Vinitaly».

Il marchio delle concerie di Solofra


«D'altronde, sono proprio i mercati esteri a "tirare" molto bene, con il loro "trend" positivo rispetto all'Italiaaggiunge che da poco ha imboccato la strada di una crescita moderata ma che ha ancora bisogno di consolidarsi. Tuttavia, siamo soddisfatti di come stanno andando le cose anche per la nostra realtà aziendale, che vive una fase di crescita del lavoro e di marginalità soddisfacente, senza stress commerciale».
Ancora, non mancano suggerimenti per migliorare l'organizzazione di un evento che resta la principale vetrina per chi crede profondamente in questo mestiere: «Quest'anno spiega Paolo Sibillo di Villa Raiano è stata per noi forse la migliore edizione del Vinitaly.
Grande è stata, infatti, l'affluenza per l'Irpinia e la Campania.
Per noi si tratta di un dato positivo perché abbiamo avuto modo di consolidare gli affari con Brasile, Russia, Stati Uniti, ed in particolare abbiamo potuto definire i rapporti con il mercato della California. Abbiamo anche intessuto qualche primo contatto con il Marocco.
Importante, in tal senso, è stata l'opportunità del doppio modulo, che ha aumentato il livello dell'accoglienza per l'Irpinia».
Ma per il futuro si avanzano nuove proposte: «Se si potessero personalizzare sempre di più gli spazi aziendali conclude Sibillo si potrebbero rispettare di più le esigenze degli espositori.
In tal senso, anche il comportamento di quelle che sono le protagoniste di questo evento, ossia le aziende, dovrebbe essere "virtuoso", non da "supermercato". Per questo è necessario fare una maggiore selezione dei partecipanti sulla base della qualità». Positivo anche il bilancio di un altro "re" irpino del vino, Antonio Capaldo, presidente di Feudi di San Gregorio. «Un'esperienza meravigliosa.

 Le pelli grezze


É davvero come se fossimo tornati a casa commenta e speriamo che questo sia il primo passo perché la Campania arrivi ad ospitare tutte le eccellenze della regione. La presenza in padiglione ci ha reso felici e anche sotto il profilo del consumo abbiamo registrato un 20‑30 per cento in più rispetto allo scorso anno.
Chi è venuto allo stand ha cercato Feudi o ha cercato la Campania e questo non può che farci piacere». Infine, l'augurio: «Speriamo che anche altri seguano questa strada e che si arrivi alla possibilità di far esprimere graficamente le diverse anime delle aziende.
In ogni caso, lo spazio di Feudi è e resterà questo». Anche a Lineapelle le concerie di Solofra si sono presentate sotto un unico marchio: un grande cuore rosso all'interno del quale campeggia la scritta "Made in Solofra".
L'obiettivo è stato duplice: da un lato identificare la presenza di concerie solofrane all'interno della fiera e quindi rendere più facilmente individuabile la produzione "Made in Solofra", il secondo è stato quello di testimoniare una volta di più gli sforzi che dal punto di vista della comunicazione e del marketing il distretto conciario irpino sta compiendo. Un doppio investimento che lascia ora spazio all'attesa di vedere tramutarsi l'interesse ricercato e riscontrato in ordini di prodotto.
Il grande cuore rosso del "made in Solofra" ha abbracciato la conceria Bello, la conceria Romano Nicola e Figli, la conceria Deviconcia, la conceria G.Maffei, e ancora Martucci Teresa, Nuova Icos e la DMD. Soddisfatto della performance irpina la guida dei conciatori di Confindustria Avellino, Angelo Sari: «Molto buona la qualità dei visitatori commenta anche se c'è stata una minore affluenza di visite.
Grande in particolare la presenza di giapponesi e cinesi». La mostra internazionale è stata anche occasione per misurarsi sulle tematiche attuali: «Ci siamo confrontati aggiunge Sari sulla problematica dei prezzi, ma tutto sommato il bilancio non è negativo da questo punto di vista». Un altro aspetto emerso sul futuro del settore, il ruolo della tecnologia e l'importanza della qualità. «Tutto questo conclude Sari richiama l'attenzione sulle istituzioni che dovrebbero dare aiuti con la ricerca. E non intendo la "mega‑ricerca" ma quella necessaria a consentire di cambiare i campionari due volte all'anno. Perché senza questo le aziende non possono seguire la moda».

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