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Confindustria e la difficile missione della RAPPRESENTANZA
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Confindustria e la difficile missione della RAPPRESENTANZA
La tutela delle imprese prima di ogni cosa
di Aldo De Vita, Comitato di Reggenza Confindustria Salerno
Era gennaio di quest'anno quando la presidente Emma Marcegaglia, in una lunga intervista al Corriere della Sera, esprimeva a gran voce la sua volontà di riformare la Confindustria: meno convegni, meno passerelle, in cambio di una forza e un peso maggiori da destinare ai territori perché come lei stessa ha in quella occasione sostenuto «rafforzare il ruolo delle unioni territoriali significa essere più vicini alle imprese».
Le parole della presidente non erano di certo casuali, ma volevano essere una prima risposta a quanti mettevano in dubbio la validità attuale del sistema Confindustria, all'indomani di una crisi economica che di fatto ha mandato in tilt la concezione stessa di "sistema di rappresentanza". Partiti, sindacati, associazioni di categoria, istituzioni ed enti a tutti i livelli sono stati così coinvolti in un processo di generale ridiscussione di identità, in virtù del quale sono in molti oggi a chiedersi se questi "contenitori" si siano svuotati del tutto delle funzioni per cui un tempo erano stati ideati, o se interessi e passioni ancora li abitino, dando loro ragione di esistere.
Per la mia pluriennale esperienza di imprenditore iscritto alla Territoriale salernitana, posso con convinzione affermare che la Confindustria nazionale ha mostrato anche negli ultimi mesi di "voler esserci ancora", proseguendo nella sua missione precipua: rappresentare gli interessi delle aziende ovunque sia richiesto, nella progettazione delle politiche industriali così come nella quotidiana difesa e diffusione della cultura d'impresa. Oggi più di ieri Confindustria, anche a livello locale, deve essere non un club elitario e oligarchico, ma una lobby vera e propria, interessata solo a legittimare e portare avanti con vigore e spirito di servizio gli interessi del mondo imprenditoriale nelle varie sedi istituzionali, stigmatizzando di rimando tutti quei comportamenti e quelle posizioni che non si allineano al Codice Etico che deve invece orientare ogni azione associativa.
Oggi più che mai, inoltre, è necessario che le Associazioni
Territoriali aderenti a Confindustria puntino sui valori dell'industria, esortando i propri iscritti a conoscersi e confrontarsi, a fare "vita associativa".
Solo il confronto è infatti il giusto preludio alla comprensione e coesione reciproca, senza le quali nessuna proposta potrà essere portata avanti con la necessaria convinzione, e nessun progetto potrà mai essere la reale espressione di quello che le imprese chiedono con forza.
Confindustria non è e mai deve diventare un palcoscenico per chi sogna le luci della ribalta o un luogo di gestione di potere: siamo nati 100 anni fa come casa delle imprese, al servizio degli associati e non intendiamo cambiare rotta.
Nel nostro sistema non esiste spazio per i personalismi, nè per gruppi di potere, così come non va perseguito alcun vantaggio diretto del singolo.
Confindustria non è questo. Cosa sia l'Associazione delle imprese e quali siano i compiti che essa è chiamata a svolgere è espresso con chiarezza all'interno del Manifesto della Cultura d'impresa, realizzato dalla omonima Commissione lo scorso giugno in occasione delle celebrazioni del Centenario di Confindustria: «L'associazione è innanzitutto il luogo entro cui le imprese costruiscono insieme un'idea di se stesse, di quello che sono e di quello che possono ancora diventare, e una propria cultura».
Una cultura che ha come fulcro l'impegno delle aziende, la sua proiezione verso l'insieme delle imprese e l'intera società, il cui progresso economico e civile l'industria contribuisce ad alimentare. Per questo il sistema di rappresentanza deve in primo luogo far sì che il mercato sia governato da regole giuste, dove le imprese e per diretta conseguenza gli imprenditori sì competono, ma con lealtà e correttezza, qualità imprescindibili soprattutto per chi sceglie un ruolo attivo nel sistema Confindustria.
Associazioni come la nostra sono convinto rappresentino ancora un bene per l'Italia, sempre che non le si voglia far somigliare a quello che non sono: la brutta copia della peggior politica.
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