L'industria CHIMICA cambia vertice
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L'industria CHIMICA cambia vertice
Puccioni: «Sarà sempre più forte il nostro impegno per la tutela dell'ambiente e la sicurezza»
di Raffaella Venerando
Cesare Puccioni Presidente Federchimica
Presidente, il 2011 è l'Anno Internazionale della Chimica. Una
chimica che sta cambiando pelle, diventando sempre più innovativa e sostenibile…
Come lei ha ricordato, il 2011 per volontà dell'ONU è stato dichiarato Anno Internazionale della Chimica, segno eloquente di come la Chimica debba essere, sempre più, considerata virtuosa per il futuro del pianeta. Forti di questa indicazione e dell'alleanza con il MIUR ci siamo messi all'opera per fare dell'Anno Internazionale della Chimica una grande opportunità. Abbiamo scelto quindi di descrivere la Chimica come Scienza, come materia di studio, professione e argomento di interesse culturale.
E anche, naturalmente, come settore industriale forte, tecnologicamente avanzato, strategico per tutto il manifatturiero e, quindi, per l'economia italiana. L'anno non è ancora finito, ma sento di poter dire che abbiamo vinto la sfida di rilanciare la Chimica come argomento di pubblica opinione. Per dare il nostro contributo abbiamo, in particolare, scelto un'iniziativa già sperimentata in passato: l'operazione Fabbriche Aperte che, quest'anno, ha visto più di 130 impianti aperti e più di centomila visitatori.
Abbiamo così dato un segnale forte di trasparenza e di volontà di dialogo con i cittadini, favorendo al contempo il rafforzamento di relazioni istituzionali territoriali, nazionali ed europee, grazie anche alla significativa partecipazione dei parlamentari che hanno preso parte alle manifestazioni e al patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, dell'INAIL e delle Organizzazioni Sindacali Nazionali di Categoria. Siamo convinti di potere, con la forza dei fatti, contrapporre un nuovo modello a quello derivante da un ambientalismo miope e da stereotipi senza fondamento.
La Chimica, dal canto suo, offre sempre nuove sfide di collaborazione tra Impresa, Istituzioni e Ricerca pubblica: oggi quella che più si impone è la Chimica Sostenibile, ad esempio quella da Fonti Rinnovabili, sulla quale il sistema industriale italiano si sta impegnando con progetti di rilevanza mondiale. Dobbiamo vivere l'Anno Internazionale della Chimica come un momento di riscatto; la Chimica oggi si impone all'attenzione della gente per quello che veramente è: Scienza e Industria per il futuro e per la qualità della vita.
Giovani, scuola e chimica: universi ancora distanti?
Le giovani generazioni saranno chiamate a compiere scelte essenziali per la conservazione del pianeta. Dobbiamo lavorare affinché queste siano consapevolmente fondate sulla conoscenza spiegando loro che la Chimica può rappresentare un percorso professionale interessante, anche se impegnativo, che offre opportunità di lavoro qualificato. Lo faremo, in particolare, nel corso dell'iniziativa "Orientagiovani" di Confindustria che avrà luogo a Milano in ottobre. Questa deve essere la chiave per far diventare vincenti le iniziative programmate: unire gli sforzi, la Scienza all'Industria, l'impegno degli studenti alla professionalità dei docenti, i collaboratori e i ricercatori agli imprenditori e ai managers.
L'Italia ha bisogno di un'Università che prepari buoni managers e buoni managers che sappiano guidare le imprese, con idee chiare rivolte al futuro. L'Italia ha bisogno di una Ricerca pubblica al servizio del mondo delle imprese e un mondo delle imprese che si impegni di più nella ricerca.
Per l'Italia la Chimica è un laboratorio di cosa si possa fare di meglio e di più: nella Chimica secondo un'analisi dell'Eurostat ci sono più di 800 imprese che fanno innovazione con attività di ricerca e, in questo, siamo secondi solo alla Germania.
Una ricerca non sempre adeguata, anche per via della dimensione aziendale, ma sempre di ricerca si tratta. Ciò significa che si può lavorare insieme Scienza e Industria guardando con fiducia al futuro.
Rimaniamo in tema di ricerca: quali le novità che arrivano dalle indicazioni europee?
L'UE ha deciso di perseguire lo Sviluppo Sostenibile nei suoi modelli di produzione e di consumo e la Strategia Europa 2020 presentata dalla Commissione europea mira a questo obiettivo.
L'Industria Chimica, italiana ed europea, ha accettato la sfida ma a precise condizioni. Le più vincolanti sono due: guardare alla Chimica non come problema ma come soluzione; tener conto, debitamente, del valore imprescindibile dell'industria manifatturiera in ogni nuova misura europea. Su questi temi il Vice Presidente Tajani ha insistito molto nella sua Comunicazione "Verso una nuova politica industriale europea" e ha operato concretamente nella prassi quotidiana. La nuova strategia dovrà, però, essere nei fatti condivisa da tutti all'interno della Commissione e finanziata con strumenti specifici. I capi di Stato e il Parlamento europeo ridiscuteranno, a breve, l'allocazione delle proprie risorse finanziarie per i prossimi anni. Il rischio, da evitare, è che i fondi per la Ricerca e l'Innovazione continuino a soffrire a causa di vecchie politiche che andrebbero superate. Il Parlamento europeo, grazie alle nuove competenze che gli attribuisce il Trattato di Lisbona, potrà incidere notevolmente nel dibattito sulla rinegoziazione delle risorse finanziarie. Ci auguriamo che gli eurodeputati italiani possano fare propria questa impostazione.
Il dialogo con la politica nazionale, invece, funziona?
Federchimica ha un confronto continuo con il Ministero dello Sviluppo Economico. È opportuno però, sottolineare la caratteristica della Chimica come "infrastruttura tecnologica" per gli altri settori, per l'industria, l'agricoltura e i servizi. Una politica per l'Industria Chimica è una politica per la competitività del sistema produttivo italiano: solo se si ha chiaro questo principio, si sa cosa si può e si deve fare.
Al Ministro chiediamo soprattutto che ci aiuti a far proseguire il cammino del nostro Paese verso lo snellimento amministrativo, forse l'unico strumento di politica industriale praticabile in un'epoca di scarsità di risorse pubbliche: perché è a costo zero per lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, e perché produce effetti enormi sulla competitività delle imprese.
Nel 1995 Federchimica pubblicò uno studio sulle procedure amministrative nel nostro Paese: da allora le cose non sono cambiate molto.
Da un lato perché le poche semplificazioni introdotte sono state più che compensate da un aumento vertiginoso di normative, dall'altro perché ci si è concentrati sulle grandi questioni, dimenticando che la vita delle imprese si scontra ogni giorno con una serie di procedure troppo spesso inutili che, messe insieme, formano una vera barriera alla competitività e all'innovazione da abbattere.
Non possiamo più attendere perché è in gioco il futuro delle nostre imprese e dell'intero Paese.
Sono richieste legittimate anche da alcuni punti di forza del settore, prime fra tutti le Relazioni Industriali...
In una fase di profondi cambiamenti come quella attuale, vogliamo senz'altro confermarci un sistema di Relazioni Industriali moderno ed efficace nel quale le relazioni tra le parti siano sempre più caratterizzate da senso di responsabilità, da un atteggiamento pragmatico nella ricerca delle soluzioni negoziali, dalla continuità dei rapporti e del dialogo, dalla credibilità reciproca. In un contesto di bassa crescita dell'economia italiana, le imprese possono conseguire una redditività soddisfacente tutelando il benessere dei lavoratori e il mantenimento e lo sviluppo dell'occupazione solo attraverso il miglioramento della propria competitività.
L'Industria Chimica è da anni impegnata nel miglioramento dei fattori interni di competitività.
Questo impegno, tuttavia, non è sufficiente in un settore in cui la competitività dipende, in modo rilevante, da condizioni al di fuori del controllo delle imprese, riconducibili essenzialmente alla produttività del Sistema Paese, di certo non favorevole. Per questa ragione, è necessario un impegno supplementare per promuovere la produttività del lavoro, a sua volta fortemente correlata all'innovazione, non solo tecnologica ma anche di tipo organizzativo.
In uno scenario caratterizzato da forte instabilità e da necessità di riposizionamento competitivo di molte imprese anche l'occupabilità assume un ruolo di primo piano per il rilancio della competitività delle imprese. Abbiamo condiviso con le nostre Organizzazioni Sindacali queste considerazioni; nel prossimo anno ci aspetta l'appuntamento per il rinnovo del CCNL: sono convinto che saremo capaci di individuare e realizzare risposte innovative ai reali bisogni espressi dalle nostre imprese e dai nostri lavoratori. |