La VIA dell'innovazione per ritrovare la crescita
Il Sistema Paese deve uscire dalla logica di breve periodo, agire con forza per risolvere i nodi della bassa produttività e sostenere le imprese investendo in ricerca, sviluppo e innovazione come tutta Europa sta facendo.
Un valido esempio di come può funzionare in modo efficace il raccordo tra università, potere pubblico e imprese, è la creazione dell'Agenzia regionale Campania Innovazione, nata per superare la polverizzazione delle strutture scientifiche, la dispersione dei finanziamenti e la frammentazione nel trasferimento dell'innovazione da chi la ricerca la fa a chi ne ha concretamente bisogno.
di Sossio Pezzullo, Commissario Straordinario
Confindustria Salerno
Per l'economia italiana questa sarà senza dubbio un'estate calda e difficile, come l'ultima analisi mensile del Centro Studi di Confindustria ‑ luglio 2011 ‑ fa ben capire. Le rilevazioni del CSC infatti sono a dir poco sconfortanti: l'ulteriore calo della produzione industriale dello 0,4% in luglio su giugno dimostra come il rischio per il nostro Paese di arretrare ancora sia sempre più incombente.
Certo, l'Italia non ha i fondamentali economici peggiori di Europa, non è nelle stesse allarmanti condi‑ zioni di Grecia e Portogallo, ma il suo debito pubblico fuori misura, le sue quote export in frenata e l'occupazione sempre più in affanno, non l'hanno messa al riparo neanche dalla minaccia di attacchi speculativi che, violenta, si è abbattuta sui mercati finanziari nelle ultime ore, facendo precipitare titoli e piazze.
Con queste credenziali non ci si può quindi meravigliare se ‑ stando sempre ai numeri del CSC ‑ la crescita del Paese appare quasi nulla nel terzo trimestre dell'anno e se, con più che buone probabilità, sarà incapace di andare al di là di uno stentato 1%, con il risultato di ritrovarci ancora a lungo a fare i conti con una domanda che langue e la fiducia di famiglie e imprese ridotta al lumicino.
In questo periodo di complessiva ingovernabilità del Paese, diventa allora urgente adottare iniziative coordinate da parte delle istituzioni nazionali e locali in grado di sostenere le imprese, specie ora che scarseggiano per queste le risorse per gli investimenti.
Confindustria invoca da tempo riforme strutturali ‑ sburocratizzazione, semplificazione, liberalizza‑ zioni, tanto per intenderci ‑ da realizzare oggi e non domani, quando gli effetti delle stesse potrebbero non essere più così risolutivi.
Ma, prima di tutto, gli imprenditori chiedono interventi che incentivino l'acquisizione e l'utilizzo dell'innovazione da parte delle imprese perché sono proprio queste ultime ad avercela fatta in questi anni turbolenti ed è proprio l'innovazione la strada giusta per riavviare i processi di crescita e sviluppo.
Bisogna, pertanto, che il Sistema Paese esca dalla logica di breve perio‑ do, agisca con forza per risolvere i nodi della nostra bassa produttività e sostenga le imprese investen‑ do in ricerca, sviluppo e innovazione come tutta Europa sta facendo. Ad oggi però ‑ come afferma l'Istat nel suo "Rapporto Annuale sulla situazione del Paese nel 2010 ‑ la spesa italiana in R&S è ancora troppo bassa e, pertanto, con difficoltà estrema il nostro Paese prova ad allinearsi con gli obiettivi posti in materia di "Strategia Europa 2020".
Ovviamente, neanche a dirlo, il Sud fa registrare le performan‑ ce peggiori, anche se la spesa campana non è delle più negative con il suo 1,35%.
I margini di miglio‑ ramento sono ampi, soprattutto se finalmente si farà in modo che mondo della ricerca universitaria e imprese si incontrino davvero ponendo fine alle azioni isolate e poco strategiche.
Perché si capitaliz‑ zino al massimo le conoscenze, mondo accademico e imprese hanno quindi bisogno oggi più che mai della mano invisibile della buona politica.
Un valido esempio di come può funzionare in modo effi‑ cace questo sistema della «triplice elica» (università, potere pubblico e imprese), viene proprio dalla nostra Regione con l'Agenzia Campania Innovazione, nata per superare la polverizzazione delle strutture scientifiche, la dispersione dei finanziamenti e la frammentazione nel trasferimento dell'innovazione da chi la ricerca la fa a chi ne ha concretamente bisogno.
Un primo ma promettente passo per rimettere in cima all'agenda strategica regionale la crescita e l'occupazione che ci auguriamo possa restituire ai nostri territori la spinta verso l'alto che da troppo manca. |