di Filomena Labruna
FERMENTO, nonostante la crisi
Se i governi nazionali e regionali mostrano maggiore coraggio nell'approntare una idonea politica industriale e attuare il piano di riforme presentato a Bruxelles per Europa 2020, c'è un tessuto economico e produttivo, anche al Sud, pronto a portare la crescita nazionale a livelli oggi non immaginabili
C'è un ruolo delle Amministrazioni locali e degli Enti economici provinciali in termini di politiche di crescita che,
seppur limitato, può sostenere più qualificate politiche
di sviluppo
Vedo nel futuro di questa terra uno sviluppo sempre
più collegato al territorio, non alternativo ma integrativo del settore
manifatturiero
Sabino Basso Presidente Confindustria Avellino
Pubblichiamo di seguito la relazione del Presidente Sabino Basso all'Assemblea Annuale dei soci di Confindustria Avellino tenutasi il 6 luglio scorso.
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Cari Amiche e Amici, la seduta di oggi è un'occasione propizia per un confronto interno che sento necessario, dopo quasi sette mesi dalla mia elezione. Sette mesi non sono tanti; offrono il senso, però, dell'impegno profuso, delle questioni da affrontare, delle prospettive da coltivare.
Danno ancora la consapevolezza diretta di quanti e di quali problemi ci troviamo di fronte la cui soluzione sfugge alla nostra portata nonostante il grande lavoro svolto. Sugli aspetti della politica associativa, la parte privata di oggi, quindi, diventa preparatoria di quella pubblica che, presumibilmente, si terrà nel prossimo mese di settembre con la dovuta evidenza ed avrà la funzione di rappresentare alle Istituzioni e alla comunità economica e sociale il nostro modo di sentire, le nostre valutazioni, le nostre proposte. Credo che mai come in questo periodo abbiamo assistito ad una continua e deprimente comunicazione circa le prospettive del nostro Paese.
Le previsioni di breve periodo sono confermative di un andamento della crescita che negli ultimi dieci anni è stata alquanto deludente. Lo dicono le fonti di rilevazione ufficiali (Istat, Ocse, Eurostat) alle quali si aggiungono importanti agenzie di rating internazionali, quelle che con le loro valutazioni incidono sui tassi d'interesse del debito sovrano, aggravando le prospettive di rientro del debito pubblico. Langue la crescita, quindi.
É questo in nodo sostanziale che dobbiamo sciogliere. L'ultimo dato fornitoci dal Centro Studi di Confindustria ha rivisto in basso (+0,9 %) le stime di crescita del Pil per il 2011. La produzione industriale a giugno di quest'anno rimane inferiore del 16% circa rispetto al picco pre‑crisi dell'Aprile 2008. Ci sostengono, per quel che possono, le esportazioni, segno di una vitalità del sistema produttivo nazionale. Manca invece quasi del tutto la domanda interna. Più da vicino: la perdita di competitività dell'Italia è evidente nell'abbassamento dei surplus degli scambi dei manufatti: dai 63 miliardi di Euro di surplus del 2008 ai 39 miliardi del 2010.
Il Mezzogiorno è il fanalino di coda di questa situazione; vede regredire le proprie posizioni ed aumentare il differenziale di sviluppo rispetto alle aree economicamente forti dell'Italia e dell'Europa.
Dell'attuazione del Piano per il Sud neanche a parlarne e l'incertezza avvolge l'utilizzo dei fondi europei. Di recente, col decreto per lo sviluppo, sono state finalizzate risorse Fas per finanziare il credito d'imposta per gli investimenti e per l'occupazione al Sud, ed è stata introdotta la sostanziale defiscalizzazione dei finanziamenti delle imprese ai centri di ricerca. Per il credito d'imposta agli investimenti (Tremonti Ter) attendiamo il decreto del Ministero dell'Economia per capire la portata degli stanziamenti. Quello dell'occupazione è soggetto alla preventiva autorizzazione della Commissione Europea. Sono provvedimenti spesso esitanti, introdotti ma non pienamente operativi. Eppure c'è sempre stata una risposta positiva del sistema delle imprese a tutte le misure di sostegno messi in campo dal Governo. É il caso del successo dei provvedimenti fiscali di agevolazione alla formazione delle reti d'impresa.
C'è stata una forte, significativa e valida progettazione e partecipazione al Programma nazionale per la Ricerca e la competitività del Ministero dell'Università da parte delle imprese, in particolare di quelle campane che si sono assicurate quasi la metà dei fondi disponibili. Sono segnali che dicono che se i governi nazionali e regionali mostrano maggiore coraggio nell'approntare una idonea politica industriale e attuare il piano di riforme presentato a Bruxelles per Europa 2020, c'è un tessuto economico e produttivo, anche al Sud, pronto a portare la crescita nazionale a livelli oggi non immaginabili. Siamo nella fase di approvazione parlamentare di una manovra finanziaria proposta dal Governo nazionale assolutamente necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio pubblico nel 2014 in ottemperanza agli impegni assunti in sede europea. Sulla qualità della manovra nascono dei dubbi: è concentrata nel biennio 2013‑2014; le misure di contenimento della spesa sembrano più annunciate che operative, la riforma fiscale solo avviata, l'Ice che la Confindustria aveva proposto di privatizzare resta in mano pubblica anche se è interessata a processi di ristrutturazione.
Se non per misure particolari, manca l'altra gamba quella delle azioni di sollecitazione alla crescita.
Avremmo bisogno, tanto bisogno, di produrre un assalto per il riposizionamento dell'economia nazionale nel contesto mondiale, invece siamo costretti ad un gioco difensivo. L'Irpinia è pienamente immersa in questa vicenda nazionale.
Il Patto per lo sviluppo e del lavoro, momento avanzato di una progettualità provinciale, sul quale tutte le forze sociali e le Istituzioni interessate hanno raggiunto una sostanziale intesa, non ha avuto ancora risposte significative da parte della Regione Campania.
Annosi e non ancora risolti problemi di rientro del deficit regionali limitano qualsiasi azione di sviluppo e di crescita. L'esito del recente incontro col Presidente Caldoro, convocato dall'Amministrazione provinciale, definito Stati Generali, ha confermato quanto ufficiosamente già avevamo intravisto. Non c'è alcuna finanza regionale a sostegno del Patto per lo sviluppo di Avellino, almeno per il momento. In una prospettiva realistica la nostra posizione è stata quella di chiedere: l'immediata messa a disposizione delle risorse finanziarie ai contratti di programma già approvati, rispetto ai quali le imprese partecipanti hanno acquisito un diritto e avviato investimenti; nel contempo la formulazione di un crono programma per le altre progettualità del Patto, coerente con i piani di rientro del deficit regionale. Gli unici impegni che la Regione ha assunto sono quelli di convocare tavoli tecnici per affrontare le singole progettualità del Patto e il loro inserimento nei grandi progetti che la Regione intende attuare. Sui contratti di programmi già approvati è stata formulata la sola assicurazione che le procedure burocratiche (bozze di contratto) sarebbero state deliberate dalla Giunta per procedere alle erogazioni con celerità, non appena si genereranno disponibilità finanziarie. Risposte nello specifico e nel complesso deludenti, quindi, che preoccupano non poco, visto che proprio di recente la stessa Regione, nonostante la lieve riduzione di spesa nella sanità, non ha ancora centrato l'obiettivo fissato dal Patto di stabilità e si prevedono ulteriori aumenti dell'addizionali sui redditi e quella sull' Irap. Verrebbe voglia di assumere posizioni forti, finanche protestare in forme originali per mostrare la nostra insoddisfazione.
La cautela, almeno per il momento, ci porta ad essere più attenti e ad affidare al continuo, tenace, costante lavoro la possibilità di ricercare nelle maglie di una tela alquanto ingarbugliata soluzioni operative che diano il segno che qualcosa si stia muovendo. Continueremo ad incalzare la Regione che deve dare risposte positive.
Personalmente non demordo. Del resto non ho mai immaginato che assumendo l'incarico di Presidente di Confindustria Avellino il mio compito fosse quello di semplici rapporti istituzionali o di adempimenti burocratici.
Tutt'altro: c'era e c'è un impegno da profondere, una speranza da sostenere, dei valori da affermare. Confindustria Avellino intensificherà la propria azione. Di questo gli imprenditori possono essere più che certi.
Noi comprendiamo che ci sono grandi problemi di tenuta dei conti pubblici ma vogliamo anche convincere il governo regionale e nazionale che c'è un'economia ingabbiata dallo scarso sostegno agli investimenti, dal peso fiscale portato al massimo, da un costo del lavoro non competitivo, dal mancato adeguamento dei servizi, da una lentezza della giustizia. Tutti queste disfunzioni sono quote di Pil che non si realizzano.
Più coraggio nel taglio della spesa corrente improduttiva e maggiore decisione nel favorire gli investimenti: questo è quello che chiediamo. Altrimenti anche il Programma Europeo 2007‑2013 sarà deludente. Devo dire che c'è stato il sostegno corale al Patto dell'Amministrazione provinciale e delle parti sociali. All'incontro col Presidente Caldoro mancava, però, una parte sostanziale della deputazione irpina: solo due Consiglieri regionali (Foglia e D'Amelio) e un deputato nazionale (Pugliese) hanno preso parte ai lavori.
E questo mi ha toccato particolarmente, tenuto conto che era l'occasione propizia per mostrare unità non solo delle rappresentanze sociali ma anche dell'intera politica in un momento particolare della nostra provincia che si caratterizza per quanto riguarda il rapporto con la Regione per tagli, a volte indiscriminati, alla sanità, senza la formulazione di un'offerta sanitaria alternativa; per la sempre onnipresente minaccia di trasferimento dei rifiuti napoletani in discariche provinciali; e per la totale assenza di azioni concrete di sviluppo. Siamo veramente in un periodo di profonda difficoltà, acuita da una crisi economica che non è ancora superata. Io non credo che facendo proclami raggiungiamo gli obiettivi.
Credo invece che questa provincia dà segni di vitalità, nonostante l'insopportabile stasi nelle politiche di sviluppo e preoccupanti segnali di difficoltà da parte di importanti realtà industriali. Gli investimenti delle imprese del contratto di programma approvati e quelli proposti, la decisione annunciata di recente di investimenti per la realizzazione di aziende per la produzione di impianti del minieolico e altri significative iniziative ancora nel cassetto per assenza di un quadro chiaro di sostegno, ci dicono che c'è fermento, nonostante la crisi.
Sta anche a noi di Confindustria mettere in evidenza le dinamiche positive ed incalzare, senza sosta, sulle difficoltà generate dalla mancanza di una reale azione di intervento pubblico. Quello che non possiamo e dobbiamo permetterci mai è di alzare le mani in segno di resa e recitare il de profundis sulle ipotesi di sviluppo. Io sento il dovere istituzionale e come cittadino di questa provincia di continuare a battermi nell'interesse della diffusione della cultura imprenditoriale, per lo sviluppo delle imprese, per una più ampia prospettiva di crescita, per il consolidamento del sistema industriale e produttivo.
La nostra azione deve mirare a creare un equilibrio sostanziale tra risanamento dei conti pubblici e azioni di sostegno allo sviluppo. Parteciperemo, quindi, ai tavoli tecnici, solleciteremo azioni concrete, proporremo soluzioni. Dobbiamo sempre restituire ai nostri associati la forte convinzione che non sono soli a rivendicare diritti e aspettative ma che c'è Confindustria Avellino che assume la responsabilità di condividere e di sostenere. Poi non sono escluse manifestazioni che diano il senso forte del disagio e soprattutto affermino che le nostre posizioni siano condivise dalle altre associazioni e dalla comunità locale. A questa impostazione ispirerò la futura azione di Confindustria Avellino.
Il Patto è stato ed è un metodo di lavoro col quale le associazioni imprenditoriali e sindacali hanno svolto e svolgono una funzione di raccordo e di proposta. Voglio ricordare che nessuno ha mai messo in discussione la qualità delle proposte del Patto. Se il Patto ha avuto un limite, che può essere recuperato, è che è stato molto concentrato sui progetti a finanza regionali.
C'è un ruolo delle Amministrazioni locali e degli Enti economici provinciali in termini di politiche di crescita che, seppur limitato, può sostenere più qualificate politiche di sviluppo. Temi questi sui quali Confindustria non si è distratta.
Abbiamo verificato per esempio con l'Asi le ipotesi di una diversa gestione delle aree industriali. Sono state formulate diverse prospettive come quella dei Consorzi di secondo livello e il CGS ha aperto la governance ai privati. C'è una difficoltà oggettiva che abbiamo incontrato: gli alti costi di gestione che frenano gli imprenditori interessati ad una partecipazione diretta ai Consorzi. Non c'è ancora una svolta, ma il confronto con l'Asi ha prodotto informazioni utili che possono sollecitare ad una maggiore comprensione e sostenere un percorso proficuo. Guardare nelle singole questioni, affrontarle anche da un punto di vista tecnico, consente di formarsi una precisa valutazione che può essere messa a disposizione degli imprenditori associati. Sono piccoli passi, significativi perché ottenuti da un Ente che spesso, in passato, si è chiuso nelle proprie prerogative senza un reale confronto. Scorrendo i vari provvedimenti della manovra finanziaria proposta dal Governo ho notato la introduzione di fondi immobiliari per la valorizzazione dei beni patrimoniali locali promossi da Regioni, Province e Comuni.
Dobbiamo esplorare come per esempio questi fondi immobiliari possono essere utilizzabili per sbloccare la riassegnazione dei capannoni e terreni nelle aree ex 219. Quindi c'è un lavoro da svolgere anche con gli Enti del territorio.
É fondamentale per esempio la decisione più volte invocata di allentamento del Patto di stabilità interna. Consentirebbe all'Amministrazione provinciale di poter finalizzare disponibilità che stante alle nostre informazioni ammontano in 53 milioni di euro che se ben utilizzate possono produrre effetti nel sistema economico provinciale. Lo stesso Piano strategico di Avellino per il quale in passato la nostra Confindustria si è impegnata indicando linee strategiche e formulando proposte, oggi secondo quando dichiarato dal Sindaco della città deve essere ripreso e portato a compimento. Cito questi aspetti puntuali per dire che la nostra azione è organica.
Si concentra sui fondamentali temi dello sviluppo imprenditoriale, economico e sociale ma focalizza anche l'attenzione su aspetti particolari che se ben impostati possono aprire varchi per una più moderna ed efficace concezione del ruolo degli Enti pubblici locali. Abbiamo bisogno invece di lavorare e lavorare sodo, prima tra tutti Confindustria Avellino, per dare segnali positivi ai nostri imprenditori. Solo pochi mesi fa erano in pochi a credere in una possibile intesa tra Confindustria e OO.SS. dei lavoratori sulla contrattazione aziendale e ad un nuovo equilibrio tra contratto nazionale e quello aziendale. Basta ricordare la discussione che scaturì dalla decisione della Fiat di
non iscrivere le new company di Pomigliano e di Torino alla Confindustria è già si preconizzava la fine del ruolo strategico di Confindustria nella contrattazione. Invece, il 28 giugno scorso è intervenuto un accordo che riafferma la capacità di Confindustria e le OO.SS. sindacali di guidare i percorsi di riforma della contrattazione e fatto altamente positivo l'accordo è stato firmato anche dalla CGIL.
Non più accordi sindacali separati quindi, ma governo dei processi che possono cambiare il volto delle relazioni industriali, offrire alla contrattazione un nuovo e più spinto protagonismo, consentire agli accordi aziendali la loro piena esigibilità. L'accordo quindi impegna tutto il mondo delle imprese e dei lavoratori su nuove sfide alla ricerca di una produttività aziendale che è uno dei capisaldi delle politiche di crescita. «Se la produttività ristagna, la nostra comunità non può crescere» così affermava nelle sue ultime considerazioni finali da Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi che in novembre assumerà, con nostra profonda soddisfazione, la Presidenza della Banca Centrale Europea. C'è un significato politico nell'accordo. C'è quello squisitamente operativo: la contrattazione aziendale si pone come baluardo per consentire all'impresa di «gestire situazioni di crisi o in presenza di investimenti significativi per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale delle imprese». La contrattazione aziendale può guidare qualsiasi fase aziendale.
Con la recente manovra finanziaria il Governo, poi, ha annunciato di voler sostenere l'applicazione dei contratti aziendali con la leva fiscale. Questi sono i fatti che inducono a riflettere e a nutrire fiducia. Oggi esprimiamo tutti viva ammirazione per il tasso di crescita dell'economia tedesca, decisamente superiore alla media europea e unica economia continentale che riesce ad inserirsi nei grandi processi strutturali guidati dalla Cina e dagli altri Paesi del Bric. Le ragioni sono nella capacità di esportazione dell'economia tedesca ma anche di una forte ripresa della domanda interna sostenuta da riforme del mercato del lavoro e di accordi sindacali che hanno riaffermato la competitività della Germania nell'economia mondiale. Chi analizza da vicino l'attività sindacale di Confindustria Avellino si accorge con rapidità del notevole lavoro che continuamente si svolge per accordi provinciali, aziendali e purtroppo per l'attivazione degli ammortizzatori sociali. Quindi anche a livello provinciale dobbiamo saper cogliere le novità introdotte nella contrattazione per porre le nostre aziende nelle condizioni di maggiore produttività e dare alla parte variabile del salario agganciata ai risultati la necessaria e proficua valenza nella gestione dei rapporti con i lavoratori.
Abbiamo bisogno pure noi su questi aspetti di informarci e di conoscere di più per adeguare la nuova strumentazione alla realtà locale e alle nostre aziende. Dobbiamo farlo chiamando il sindacato dei lavoratori ad assumere posizioni ferme e responsabili rispetto alle eventuali strumentalizzazioni. Per questo nel prosieguo delle attività è mia intenzione organizzare un lavoro associativo che dia la misura delle evoluzioni e ponga gli imprenditori nelle condizioni di conoscere in modo compiuto le nuove possibilità della contrattazione. Quindi: pieno protagonismo nell'ambito della propria autonomia negoziale per fornire più adeguati strumenti di sostegno al sistema delle imprese; sempre maggiore determinazione per orientare e far scaturire decisioni di politica economica ed industriale per la crescita.
Questi sono gli assi cartesiani di un'azione che Confindustria Avellino intende seguire. É mia convinzione che anche mediante questi strumenti dobbiamo recuperare lo sfilacciamento delle condizioni economiche e sociali e affermare valori fondamentali come quello della premialità del lavoro e dell'impegno che sembrano appannati. Trent'anni fa il lavoro in azienda sembrava una chimera per alcuni. Oggi nonostante la crisi appare difficile selezionare giovani da poter inserire in organico. Non è tanto la competenza che manca. Quella con un po' di buona volontà e con una buona preparazione di base si può anche formare. Sono le motivazioni che sono carenti in diversi giovani, frutto di una distanza che si è formata tra una concezione di vita che non allena più alla conquista di posizioni con il sacrifico e la dedizione e le necessità del lavoro impegnativo in fabbrica.
Su questa distanza, in questi mesi, abbiamo voluto investire un po' del nostro tempo. Diversi imprenditori di Confindustria Avellino hanno incontrato nelle aule scolastiche giovani studenti ed hanno illustrato il lavoro in azienda. A queste iniziativa di incontro, che io inserisco nel più vasto percorso di diffusione della cultura d'impresa, seguiranno altre che vedono studenti svolgere stage aziendali con i quali possono maturare esperienze presso le nostre imprese. Il progetto è nato dall'accordo con le Istituzioni scolastiche e l'Assessorato provinciale al lavoro. Resta alta quindi la nostra attenzione verso il mondo giovanile. C'è attesa per la riforma dell'apprendistato che dovrebbe rendere più agibile e utilizzabile questa forma di introduzione in azienda. Siamo attenti al provvedimento annunciato in favore delle nuove iniziative giovanili contenute nella manovra proposta dal Governo. Piccole cose ma che comunque ci impegniamo a darle di grande valenza prospettica per scongiurare l'emorragia demografica giovanile della provincia anche per consolidare i processi produttivi provinciali. E il nostro sistema produttivo merita la più ampia attenzione e puntuale considerazione. Sia in quelle realtà che vivono oggettive difficoltà di mercato, sia in quelle che hanno ritrovato proiezioni di crescita.
Ci preoccupano, e non poco, le incertezze che avvolgono grandi insediamenti industriali che operano nell'automotive. Dall'altro, emerge ed confermato una tendenza: anche dopo questi duri anni di crisi mantiene e si accresce la capacità complessiva del sistema delle imprese della provincia di proporsi sui mercati mondiali con un buon successo. Avellino dati Unioncamere nel 2011 accrescerà la sua quota di esportazione. Sarà la ventunesima provincia in Italia che aumenterà il rapporto esportazione/valore aggiunto. Esportiamo tecnologie, prodotti agroalimentari. Sono state le piccole e medie imprese a collegarsi di più ad un mercato mondiale, ritagliandosi uno spazio vitale. Con approcci differenziati dobbiamo operare per il consolidamento di alcune realtà e sostenere la proiezione delle imprese in crescita. Il senso della nostra rappresentanza è proprio in una presenza flessibile che va ad incrociare le diverse fasi aziendali per offrirgli il massimo sostegno. E dobbiamo porla in evidenza questa nostra attività e la nostra aspirazione di vedere la provincia di Avellino sempre più caratterizzata da un tessuto imprenditoriale espressione di intelligenza, di dedizione, di capacità di uomini e donne di questa comunità o che in questa comunità hanno scelto di vivere e lavorare. Non posso non ricordare qui, in questa occasione, la figura di Pietro Ferrero, scomparso prematuramente lo scorso aprile. Non avevamo la conoscenza diretta di Pietro Ferrero però la grande ammirazione per la storia imprenditoriale della famiglia e la presenza in Irpinia dello stabilimento Ferrero ci ha fatto vivere la sua morte come una vicenda che ci ha colpito da vicino. Anche questo sentirsi parte di una comunità più vasta è un sentimento che non dobbiamo mai smarrire. Mi chiedo spesso perché un'azienda come la Ferrero abbia avuto origine e si sia potuta sviluppare in un territorio simile al nostro ed analoga esperienza non sia maturata anche ad Avellino.
É un esercizio questo che mi consente non solo di essere stimolato nella ricerca di strategie imprenditoriali sempre più adeguate ma anche di verificare nel confronto, quale siano le distanze con altri territori che hanno avuto percorsi più significativi. Di valori, di dotazioni, di capacità la nostra provincia ne può riscoprire tanti, patrimonio di cui spesso trascuriamo il valore. Io resto affascinato nella visione di una Irpinia che sappia valorizzare le sue risorse.
Vedo nel futuro di questa terra uno sviluppo imprenditoriale sempre più collegato al territorio, non alternativo, ma integrativo del settore manifatturiero. Lo sviluppo dell'economia deve essere integrale. É conclamata, oramai, la proiezione della provincia nella produzione dell'energia eolica e altre produzioni alternative al fossile. Andremo a verificare i contenuti del progetto regionale che investe la nostra provincia sull'energia alternativa. Abbiamo la risorsa acqua che dobbiamo ben gestire e sulle quali non intervengono ancora decisioni chiare. Abbiamo un ambiente naturale da preservare, da organizzare, e da rilanciare e al quale conferire contenuto economico compatibile. Abbiamo un'attrattività da far valere; una valida proposta turistica da
formulare.
Dobbiamo connotare questi percorsi di contenuto economico, altrimenti restano aspirazione dell'animo. Dobbiamo contribuire a guidare nella giusta direzione questi processi, incitando la cultura imprenditoriale, sapendo far coesistere turismo e imprese meccaniche, agroalimentare ed informatica, lavorazioni delle pelli e ambiente, dando organizzazione a un territorio che con la propria bellezza e tipicità ci chiede di essere mostrato nelle più belle vetrine del mondo.
Per questo affronteremo i problemi dell'oggi, per quanto duri e difficili, sapendo bene che dalla nostra parte abbiamo un futuro da realizzare. E non ci spaventa il lavoro duro e faticoso che dobbiamo profondere.
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