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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2010
 


Inserto


a cura di M. Marinaro

La mediazione delle liti civili e commerciali

Un nuovo strumento al servizio delle imprese

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reti di impresa La nuova frontiera del business

L'INTERVISTA - Bianchi: «Il contratto di rete consente di realizzare progetti strategici di crescita»

L'INTERVISTA - Palmieri: «Fare rete si puÒ ed È anche facile se si conoscono i percorsi»
L'INTERVENTO - La rete È un ponte verso il futuro, che va costruito insieme ad altri

L'INTERVENTO - L’innovazione si fa in “rete”

L'Intervento


L’innovazione si fa in “rete”



Roberto Magliulo
Presidente Cnct Confindustria e Consigliere di RetImpresa

L’aggregazione tra imprese è un fenomeno nato dal basso, sorto dapprima in modo spontaneo, con l’obiettivo di reagire in modo positivo alla crisi; fenomeno che oggi comincia ad essere normato in modo adeguato poiché si ritiene che la rete possa essere il giusto percorso per riagganciare la ripresa. L’intuizione delle reti è infatti quella di trovare strumenti di tipo giuridico e organizzativo diversi, a passo con i tempi e la realtà economica odierna, che consentano la reale crescita dimensionale delle piccole e medie imprese. A questo proposito, il contratto di rete – divenuto concretamente attuabile dalla scorsa estate - può diventare un’occasione preziosa per raggiungere questo obiettivo da parte delle imprese singole che vi aderiscono, le quali si legano tra loro in maniera determinata, in vista di uno scopo - definitivo e stabilito in partenza - che si intende conseguire. Nulla infatti viene perso in termini di autonomia e identità del singolo.
Le potenzialità offerte dal contratto di rete sono evidenti: l’imprenditore sceglie di mettersi in rete con altri solo se ha un progetto, un obiettivo da raggiungere che da solo non potrebbe affrontare con successo. Una percentuale di rischio esiste se si considera che l’imprenditore potrebbe legarsi, in uno stesso contratto, ai suoi stessi concorrenti. È necessario quindi che venga meno l’egoismo del singolo a vantaggio della competitività e della buona riuscita del progetto comune a tutti.
Superato questo gap, credo che la rete possa funzionare soprattutto per quelle piccole e medie aziende che da sole non avrebbero la possibilità di partecipare a dei progetti di ricerca o di acquisire le tecnologie necessarie per rimanere competitive sui mercati globali, non avendo nè le competenze interne, né la struttura economica idonea. Se si riesce infatti a trovare sinergia con altri imprenditori che condividono interessi in comune, la rete credo possa essere estremamente redditizia soprattutto in ambito tecnologico. Il contratto di rete, inoltre, prescindendo dalla localizzazione dell’impresa stessa, agevola il superamento del localismo, altro limite spesso imputato al nostro sistema imprenditoriale. Bisogna investire ancora e di più sul contratto di rete poiché questo strumento potrebbe essere capace di consentire a piccole imprese prive di risorse finanziarie e di competenze sufficienti a realizzare individualmente innovazioni tecnologiche di processo e di prodotto. Molto spesso queste imprese non hanno una sezione ricerca e sviluppo al proprio interno e devono rivolgersi al mercato per l’acquisto di tecnologie innovative, mentre potrebbero realizzare propri progetti traendone corrispondenti vantaggi competitivi, mettendo risorse in comune.
L’innovazione è infatti spesso troppo complessa e rischiosa perchè la singola impresa possa affrontarla con le sue sole forze. É per questo che il tema delle reti è diventato sempre più centrale nelle scelte strategiche delle imprese, nelle forme organizzative della produzione, nelle prospettive di crescita dei territori. La Rete va promossa e incentivata poiché consente di accedere alla conoscenza altrui, a condizioni economicamente vantaggiose: il risparmio esiste in termini di tempo e di risorse. Con le reti inoltre potrebbe essere più facile produrre nuove conoscenze, dando vita a circuiti di condivisone allargati (tra impresa e centri di ricerca, tra fornitori e clienti) in grado di produrre conoscenze innovative, oppure mettere meglio a frutto le proprie, estendendo il bacino di applicazione delle conoscenze possedute e arrivando fino a mercati diversamente preclusi alla piccola impresa.
Quello che è certo che, oltre ai necessari investimenti in banda larga, sarà indispensabile mettere mano a ingenti investimenti per la formazione delle persone.
Confindustria lo sta già facendo, grazie al Corso di alta formazione in Gestione e Sviluppo delle Reti di Impresa, imprescindibile per meglio comprendere le logiche e le modalità di funzionamento delle aggregazioni reticolari di impresa.

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