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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2010
 


Inserto


a cura di M. Marinaro

La mediazione delle liti civili e commerciali

Un nuovo strumento al servizio delle imprese

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a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico - ISPESL


La sicurezza elettrica
nei locali ad uso medico


L’affidabilità di un impianto elettrico è strettamente legata alla qualità del progetto, alla scelta dei materiali e all’esercizio dell’impianto stesso

«I pazienti sono particolarmente vulnerabili quando sono nella zona paziente, ovvero quando, durante alcune procedure cliniche, le loro difese naturali sono considerevolmente ridotte»

Giovanni Luca Amicucci
Dipartimento Tecnologie di Sicurezza - ISPESL
giovanniluca.amicucci@ispesl.it

Introduzione
Le tecnologie biomediche (dispositivi medici e dispositivi medico-diagnostici in vitro) sono utilizzate in ambito ospedaliero per la diagnosi, la cura, il monitoraggio e l’archiviazione dei dati biomedici dei pazienti. Tali apparecchiature sono facilmente esposte a interferenze dovute a disturbi elettromagnetici o a variazioni dei parametri nominali dell’alimentazione elettrica (tensione, frequenza).
La crescente “dipendenza” delle terapie e delle diagnosi dalle apparecchiature elettriche/elettroniche può essere rischiosa per la salute dei pazienti in caso di guasti. Per tale ragione l’efficacia e l’affidabilità dell’impianto elettrico sono alla base della sicurezza dei pazienti.
Il D.M. dello Sviluppo Economico 37/2008 che si applica a tutti gli impianti posti al servizio degli edifici, stabilisce che questi debbano essere realizzati secondo la regola dell'arte in modo da essere affidabili e sicuri, inoltre il D.Lgs. 81/2008 (testo unico per la sicurezza sul lavoro), modificato dal D.Lgs. 106/2009, all’art. 86 sancisce l’obbligo di effettuazione dei controlli di manutenzione sugli impianti elettrici, secondo le indicazioni delle norme di buona tecnica (ad es.: secondo le indicazioni della CEI 64-8/710.62, per gli impianti elettrici nei locali ad uso medico), in modo che il livello di sicurezza sia mantenuto nel tempo.



Rischi elettrici e classificazione dei locali
I principali rischi di origine elettrica per il paziente possono essere dovuti a:
- macroshock e microshock, subiti dal paziente in seguito a contatti diretti e/o indiretti;
- assenza di tensione per l’alimentazione di elettromedicali di importanza vitale;
- degradamento delle prestazioni degli elettromedicali, per scarsa qualità dell’alimentazione elettrica;
- esplosione di miscele gassose per innesco elettrico.
La prima fonte di rischio denota la necessità che l’impianto elettrico sia progettato in modo da evitare contatti diretti e indiretti. La seconda fonte di rischio suggerisce la necessità di un impianto elettrico ad elevato livello di affidabilità, non paragonabile a quella riscontrabile nelle più comuni tipologie di impianti elettrici. La terza fonte, invece, evidenzia la necessità che tale impianto risulti capace di garantire un’alimentazione con elevati attributi qualitativi. La quarta richiede l’applicazione della direttiva ATEX ove necessario.
L’affidabilità di un impianto elettrico è strettamente legata alla qualità del progetto, alla scelta dei materiali ed all’esercizio dell’impianto stesso (qualità delle manutenzioni, frequenza delle verifiche, ecc.).
I locali ad uso medico sono classificati dalla norma CEI 64-8/710 in tre gruppi. L’attribuzione del gruppo a ciascun locale medico viene effettuata dal personale medico o dall’organizzazione sanitaria, in relazione al tipo di attività medica svolta:
1.Locale di gruppo 0: locale ad uso medico nel quale non si utilizzano elettromedicali con parti applicate;
2.Locale di gruppo 1: locale ad uso medico nel quale la mancanza dell’alimentazione non è un rischio per la vita e le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate esternamente o invasivamente entro qualsiasi parte del corpo ad eccezione della zona cardiaca;
3.Locale di gruppo 2: locale ad uso medico nel quale le parti applicate sono destinate ad essere utilizzate in applicazioni quali interventi intracardiaci, operazioni chirurgiche, o il paziente è sottoposto a trattamenti vitali dove la mancanza dell’alimentazione può comportare pericolo per la vita.
In ciascun locale ad uso medico di gruppo 1 o di gruppo 2, può essere definita la zona paziente come: «qualsiasi volume in cui un paziente con parti applicate può venire in contatto intenzionale, o non intenzionale, con altri apparecchi elettromedicali o sistemi elettromedicali o con masse estranee o con persone in contatto con tali elementi» (CEI 64-8/710.2.8).
I pazienti sono particolarmente vulnerabili quando sono nella zona paziente, ovvero quando, durante alcune procedure cliniche, le loro difese naturali sono considerevolmente ridotte.
Percorsi a bassa resistenza elettrica quando la pelle è penetrata, difese ridotte a causa di medicazioni o addirittura assenti durante l’anestesia, accrescono il rischio di shock elettrico in condizioni di guasto:
- correnti molto basse (dell’ordine di 10mA) sono sufficienti a causare paralisi respiratoria, o fibrillazione ventricolare potenzialmente fatale (a 20mA);
- durante le operazioni a cuore aperto e quando vi sono dei cateteri il rischio aumenta ed è necessario ridurre le correnti di perdita che potrebbero scorrere in un paziente; infatti, una corrente verso terra che attraversi il cuore da soli 10μA può essere fatale e il rischio di microshock cresce considerevolmente a 50μA.
Per tali motivi i conduttori di protezione (PE) delle apparecchiature rotti possono essere un enorme pericolo per un paziente.

Soluzioni per la sicurezza
Essendo il paziente soggetto a rischi di microshock per contatto diretto o indiretto con oggetti o persone sottoposti a tensione, devono essere applicate due particolari prescrizioni di sicurezza: la connessione ad un sistema IT-M delle apparecchiature contenute nella zona paziente dei locali di gruppo 2 (con esclusione delle apparecchiature alimentate da sorgenti interna se non connesse in alcun modo con altre apparecchiature non alimentate da sorgenti interna); il collegamento al nodo equipotenziale locale delle masse e delle masse estranee contenute nella zona paziente dei locali di gruppo 1 e di gruppo 2.
Inoltre, l’alimentazione di sicurezza garantisce l’erogazione di energia elettrica alle utenze privilegiate in caso di mancanza di alimentazione ordinaria, al fine di garantire la sicurezza delle persone.
Nei locali medici, in relazione al tipo di locale ed all’attività che vi viene svolta, sono prescritte le classi di continuità 0,5, 15 e >15:
- Classe 0,5 (interruzioni brevi - tempo di commutazione 0,15 ≤ T ≤ 0,5 s) durata minima 3h.
Per le lampade scialitiche e per gli apparecchi elettromedicali che necessitino di alimentazione di sicurezza entro 0,5 secondi (apparecchiature di importanza vitale per il paziente), qualora venga a mancare l’alimentazione ordinaria.
- Classe 15 (interruzioni medie - tempo di commutazione 0,5 ≤ T ≤ 15 s) durata minima 24h.
Per l’illuminazione di sicurezza, per alcuni apparecchi elettromedicali, per gli apparecchi elettrici destinati a fornire gas medicale, gli ascensori, per i sistemi di ventilazione per estrazione dei fumi, per i sistemi di chiamata, per i sistemi di rilevazione, allarme ed estinzione incendi, oppure quando la tensione di alimentazione ordinaria nel quadro di distribuzione principale scende, in uno o più conduttori, di oltre il 12% del valore nominale, per un tempo ≥ 3 secondi.
- Classe >15 (interruzioni lunghe - tempo di commutazione T > 15 s) durata minima 24h.
Per i componenti elettrici diversi da quelli trattati in precedenza, necessari per mantenere in funzione i servizi ospedalieri (ad es.: sterilizzazione, smaltimento rifiuti, riscaldamento, condizionamento, ventilazione, ecc.).

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