Area Mediterranea: l’Italia rischia di perdere una grande occasione
Le imprese di casa nostra potrebbero essere le grandi escluse, se non sapranno intercettare rapidamente il volano di sviluppo del partenariato industriale
con le imprese sud mediterranee, prima che lo facciano quelle di altri paesi europei
e dei paesi BRIC
Ely Szajkowicz
Responsabile Informazione e Comunicazione
ASSAFRICA & MEDITERRANEO - Confindustria
Sfatiamo un mito. Non è vero che essere l’unico Paese le cui coste siano bagnate solo dal Mediterraneo e una piattaforma geografica sul Mare Nostrum, sia condizione sufficiente per essere anche il centro dello sviluppo economico dell’intera area mediterranea. Il Forum Economico del Mediterraneo che si è svolto a Roma il 25 e 26 febbraio 2010 è stato sicuramente un successo di grandi numeri per quanto riguarda i BtoB. Confindustria ha reso noto che le imprese italiane ed estere dei 13 Paesi presenti hanno dato vita a 1200 incontri bilaterali, a dimostrazione, caso mai ce ne fosse bisogno, che la Business community mediterranea sa cogliere le potenzialità di business aziendale che questi incontri rappresentano.
Prima constatazione: grande affluenza di imprese italiane, visto che l’incontro si faceva a casa nostra. Ma quando si svolgono altri incontri business di questo tipo nel Mediterraneo, organizzati annualmente dalle Confindustrie che fanno parte di BUSINESSMED, l’organizzazione delle Confindustrie mediterranee, Italia compresa, le imprese italiane sono le grandi assenti, a parte i soci di Assafrica & Mediterraneo. Così è stato nei 4 anni che separano la prima edizione del Forum a Palermo nel 2006: Valencia, Marsiglia, Beirut, Atene.
A che serve allora essere gli ideatori del modello di sviluppo della PMI, che ha tirato fuori l’Italia industriale dalle macerie del dopoguerra se le stesse PMI italiane continuano a sottovalutare il valore aggiunto di incontrarsi fuori del territorio nazionale, dove viceversa i nostri vicini di casa vanno numerosi e allacciano alleanze business anche tra di loro? Occorre riflettere attentamente, perché proprio il Forum del Mediterraneo di Roma si è rivelato il segnale che qualcosa non va come dovrebbe. Anche la stampa non se ne è più occupata, dopo la doverosa attenzione alle dichiarazioni delle Istituzioni. Eppure avevamo in Italia gli omologhi della Presidente Marcegaglia di mezzo Mediterraneo, quasi tutti a capo di grandi holding e opinion leader di peso nei loro Paesi. Una preziosa occasione per capire come ci vedono loro dall’altra parte del Mediterraneo e come stringere alleanze, anche di policy industriale. Un’occasione che i players istituzionali non sembrano aver colto con la stessa lucidità delle imprese, usando tono e temi quali «Governo e imprese hanno definito insieme, una priorità mediterranea per approfondire con sempre maggiore determinazione l'internazionalizzazione del nostro sistema Paese, fondamentale motore di crescita del nostro PIL con una ripresa delle esportazioni stimata del +4% nel 2010, dopo il -20% dello scorso anno», in un’ottica cioè tutta italiana. Dall’altra parte del Mediterraneo l’hanno capito. «Durement touchée par la crise économique mondiale, l’Italie est en passe d’investir fortement les marchés de la rive sud de la Méditerranée» titolava El Watan, uno dei maggiori giornali algerini all’indomani del Forum, riportando ampi stralci degli interventi dei Presidenti sud mediterranei, che invece hanno parlato di mercato-area e di sviluppo integrato dell’area mediterranea. Ne è consapevole Vincenzo Boccia, Presidente della Piccola Industria di Confindustria, voce italiana fuori dal coro che ha invitato nel suo intervento a superare il concetto di esportazione di prodotti per approdare a quello di co-sviluppo e di alleanze tra imprese, progettando un portale in Rete per realizzare il partenariato permanente tra imprese mediterranee. Le Confindustrie sudmediterranee sono impegnate in un’azione su due livelli: far crescere le proprie economie nazionali e costruire una rete di relazioni come strumento di business. Oggi BUSINESSMED associa, con vari gradienti di membership, le Organizzazioni imprenditoriali nazionali di tutti i Paesi del Mediterraneo, dal Marocco all’Italia, dalla Siria alla Grecia. Un formidabile Tavolo di concertazione imprenditoriale Nord/Sud che è anche un laboratorio di rapporti economico-politici e che ha forti rapporti con l’UBBCE, la Federazione delle Organizzazioni imprenditoriali dei Paesi del Mar Nero e del Mar Caspio, vale a dire i paesi detentori di una larga fetta delle fonti energetiche mondiali. Ma sono i paesi della sponda sud l’approdo dei flussi finanziari che si stanno dirigendo dai Paesi del Golfo al Mediterraneo per realizzare giganteschi progetti di infrastrutture ed edilizia, grandi volani di sviluppo endogeno dell’intera area rispetto ai quali, per l’intreccio dei rapporti tra Confindustrie sud mediterranee, si è diffusa la percezione di una divisione del lavoro che favorisce fortemente la complementarietà tra le economie.
L’Europa con la tecnologia, i Paesi del Sud con mercati, lavoratori e capacità di “assorbire” gli investimenti, i Paesi del Golfo con i capitali. Una triade necessaria come la definisce Hédi Djilani, Presidente dell’UTICA, la Confindustria della Tunisia, Vice Presidente di BUSINESSMED e grande regista dei processi di aggregazione imprenditoriale sud mediterranea, cui si deve anche la creazione nel 2005 della Union Maghrébine des Employeurs, in cui imprenditori di Libia, Tunisia, Mauritania, Marocco e Algeria dialogano, a dispetto delle difficoltà politiche tra i rispettivi Paesi, per l’incremento degli scambi commerciali intramagrebini come elemento di sviluppo condiviso del tessuto industriale nazionale dei Paesi della regione. Una strategia “glocal” di ampio respiro, che integra Nord e Sud e porta avanti in contemporanea la cooperazione Sud/Sud. Ma non solo. «Dobbiamo ormai parlare di cooperazione tra est e ovest del Mediterraneo, secondo i flussi commerciali orizzontali che vanno da Alessandria a Tangeri, dal Maghreb al Mashraq e non più soltanto di cooperazione Nord/Sud», ha detto il Presidente della Confindustria Marocco Mohamed Horani nel suo intervento. Una visione avanzata dunque, che prende atto che gli assetti geopolitici ed economici mondiali e mediterranei sono mutati. «Il mondo è cambiato. Gli italiani non se ne sono accorti» ci ha detto in occasione del Forum di Roma un esponente di un’Agenzia degli Investimenti sudmediterranea.
Se così fosse, il Forum Economico del Mediterraneo 2010 sarà servito alla business community sudmediterranea per tarare meglio le loro policies imprenditoriali. Ma non le nostre, se le imprese italiane non sapranno intercettare rapidamente il volano di sviluppo del partenariato industriale con le imprese sud mediterranee, prima che lo facciano quelle di altri paesi europei e dei paesi BRIC.
Il 25 e 26 febbraio 2010 ha avuto luogo a Roma il 2° Forum Economico del Mediterraneo, organizzato da Confindustria, ICE e ABI, in collaborazione con i Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri, con il contributo dell’Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma e del Comune, secondo appuntamento italiano dopo quello svoltosi a Palermo nel 2006. Il Forum Economico del 2006 per la prima volta radunò e fece incontrare 14 Confindustrie sud mediterranee facenti parti di BUSINESSMED, l’organizzazione delle Confindustrie mediterranee che all’epoca si chiamava UMCE, con le imprese italiane e può essere considerato una pietra miliare delle relazioni imprenditoriali mediterranee sia sotto l’aspetto della capacity building imprenditoriale italiana, sia per il numero degli incontri BtoB allora realizzati (oltre 600). A Palermo infatti il Presidente in carica di Confindustria Luca di Montezemolo firmò, primo europeo, l’accordo di adesione di Confindustria in qualità di membro osservatore a BUSINESSMED, aprendo la strada all’adesione di altre Confindustrie nordmediterranee e confermando la capacità progettuale che aveva fatto di Confindustria, fin da metà degli anni ’90, il capofila del progetto comunitario (UNIMED) da cui derivò la creazione stessa di BUSINESSMED. L'appuntamento del 2010 ha coinvolto 13 Paesi che si affacciano a Sud e ad Est sul Bacino del Mediterraneo: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Israele, Siria, Giordania, Palestina, Libano, Turchia, Cipro e Malta. Nella mattinata del 26 febbraio si sono svolte 4 Tavole rotonde di approfondimento su settori chiave nella promozione di una maggiore integrazione tra i sistemi imprenditoriali dei Paesi Mediterranei: acqua, energie rinnovabili, hi tech e logistica. Il resto della giornata è stato dedicata al business, con 1.200 incontri bilaterali tra le imprese italiane ed estere presenti. Assafrica & Mediteraneo ha partecipato alla giornata del 26 febbraio dedicata agli incontri BtoB, unica Associazione del Sistema Confindustria presente con un suo Desk, a disposizione delle imprese presenti.
Per saperne di più : http://mediterraneo2010.ice.it/ |
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