Gli incentivi alle imprese:
il parere di 500 imprenditori
«Più il territorio interessato è in ritardo di sviluppo,
più l’incentivo è ritenuto indispensabile dalle imprese. Sono soprattutto le grandi
a prevedere la realizzazione di investimenti, scegliendo mix di strumenti
per sostenerli »
Francesco Saverio Coppola
Direttore SRM
L’Associazione SRM ha elaborato una ricerca sul sistema delle agevolazioni per gli investimenti produttivi delle imprese del Sud, realizzata con il patrocinio del CNEL e il sostegno della Compagnia di San Paolo e presentata alla Banca d’Italia di Napoli il 3 marzo scorso (la ricerca è scaricabile integralmente dal sito www.srmezzogiorno.it).
Nell’ambito della ricerca è stata condotta una rilevazione presso 500 imprese del Mezzogiorno appartenenti al settore manifatturiero e del terziario avanzato, con l’obiettivo di rilevare la propensione all’investimento prevista per il periodo 2008-2010, il grado di soddisfazione rispetto al vigente sistema di incentivazione, l’orientamento del campione imprenditoriale relativamente ad una sua eventuale riorganizzazione. Andiamo a vedere cosa è emerso.
Gli incentivi non bastano a superare la bassa propensione agli investimenti
Uno dei principali dati che emerge dalla rilevazione è lo scarso ricorso agli incentivi. Due terzi delle aziende interpellate non ha utilizzato, né richiesto, incentivi nel periodo 2005-2007: tra quelle che li hanno utilizzati prevalgono le grandi imprese. Oltre ad un mancato interesse verso gli incentivi, tale dato è la spia di una limitata propensione all’investimento sia per il passato sia per il futuro, che gli incentivi non sembrano essere in grado di modificare in profondità.
Anche per il futuro, infatti, solo la metà delle imprese pensa di realizzare investimenti, principalmente finalizzati (nell’ordine) all’innovazione, alla crescita dimensionale, all’ampliamento del mercato. Sul totale delle imprese intervistate, solo una parte di quelle che realizzeranno investimenti intende utilizzare incentivi: inoltre, più il territorio interessato è in ritardo di sviluppo, più l’incentivo è ritenuto indispensabile. Sono soprattutto le grandi imprese a prevedere la realizzazione di investimenti, orientandosi su un mix di strumenti per sostenerli (non solo incentivi, ma anche credito bancario e autofinanziamento).
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Incentivi sì o no?
Secondo la totalità del campione intervistato, il principale fattore ritenuto capace di favorire il rilancio degli investimenti è la riduzione della pressione fiscale sulle imprese, mentre meno della metà delle imprese ritiene necessario mantenere in funzione un forte sistema di incentivazione. Tutti gli altri fattori di contesto (dall’esistenza di infrastrutture efficienti al funzionamento della Pubblica Amministrazione, fino al tema della sicurezza e della legalità) assumono in generale minore importanza. Il peso della burocrazia viene segnalato soprattutto dalle grandi imprese.
Se il principale fattore di rilancio degli investimenti è considerata la riduzione della pressione fiscale, non stupisce che circa la metà degli intervistati si dica pronta a sostituire integralmente l’attuale sistema agevolativo con una riduzione del carico fiscale sulle imprese. Inoltre, poco meno di metà del campione si dice a sua volta predisposta a ridurre gli incentivi parzialmente, ovvero a fronte di una contestuale riduzione “paragonabile” del carico fiscale. Significativamente, meno di una impresa su dieci preferirebbe mantenere inalterato il sistema agevolativi esistente.
L’incentivo sembra essere dunque inteso come un meccanismo di riduzione dei costi più che come un moltiplicatore degli investimenti: in quanto tale, è preferibile che sia almeno in parte sostituito con la riduzione dell’imposizione fiscale.
Quale incentivo
Le imprese intervistate ritengono preferibile accedere al sistema di incentivazione in forma automatica, soluzione ritenuta maggiormente in grado di favorire la trasparenza dell’iter: ciò significa che l’incentivo di vecchio tipo, in conto capitale, ha perso la centralità che aveva nel passato in favore di strumenti fiscali o di riduzione degli interessi, confermando precedenti analisi già svolte. In particolare, le imprese intervistate sottolineano l’opportunità di migliorare i canali ordinari di finanziamento, prima di tutto attraverso il credito: da questo punto di vista, più la regione ha una base produttiva consolidata, più il credito viene ritenuto decisivo, tanto che i fondi di garanzia per facilitare l’accesso ai finanziamenti bancari sono considerati il principale strumento da rafforzare da due imprese su tre. Gli strumenti di incentivazione possono eventualmente facilitare tale forma di sostegno, anche riducendo il peso degli interessi.Da segnalare, infine, lo scarso ricorso agli strumenti di finanziamento innovativi. Il fattore dimensionale qui gioca un ruolo determinante; le grandi imprese risultano, infatti, più propense della media del campione ad orientarsi verso tali strumenti.
Il futuro
Riguardo all’assetto futuro, le imprese intervistate mostrano un tiepido entusiasmo verso una regionalizzazione del governo degli strumenti di sostegno: dove il giudizio verso l’operato della Regione è positivo, cresce l’orientamento regionalista, dove il giudizio è negativo si propende per una maggiore centralizzazione. Il livello locale potrebbe rappresentare per il futuro una valida alternativa, soprattutto in quei territori in cui i progetti di sviluppo locale hanno dato buona prova di sé nella capacità di intercettare le esigenze e le opportunità di investimento delle imprese. Le grandi imprese sono invece maggiormente orientate verso una centralizzazione del sistema di incentivazione.
In conclusione
Già prima della crisi finanziaria internazionale, si delineava uno scenario di bassa propensione agli investimenti delle imprese meridionali, che gli incentivi non sembravano in grado di mutare significativamente. Il ruolo degli incentivi nel Mezzogiorno ne esce abbastanza ridimensionato: da condizione necessaria per la realizzazione degli investimenti (come era in passato) a forma di riduzione degli oneri per le imprese, come sembrano prevalentemente essere interpretati oggi. La riduzione della pressione fiscale, accompagnata dal miglioramento permanente del contesto in cui le imprese devono operare, appare più efficace nell’assicurare l’efficienza dell’apparato produttivo.
Gli incentivi rimangono come elemento di supporto, che può favorire alcuni processi importanti per l’impresa quale ad esempio l’innovazione, ma solo a patto di una loro semplificazione e maggiore finalizzazione alle esigenze delle imprese.
Dal punto di vista territoriale, dall’indagine sembrano emergere la sostanziale uscita dell’Abruzzo dal Mezzogiorno (non solo in termini economici ma anche in termini di comportamento delle imprese), la maggiore solidità della base produttiva di Campania e Puglia, le difficoltà amministrative della Sicilia, la crisi della Calabria. Basilicata e Sardegna lanciano segnali contrastanti, in linea con il loro essere al margine dei territori in ritardo ma sempre a rischio di riscendere sotto la soglia. Per il Molise i numeri sono troppo limitati per esprimere giudizi fondati: emerge comunque una relativa minore centralità degli strumenti di incentivazione.
Da un prospettiva dimensionale, ciò che emerge dall’indagine è una sostanziale differenziazione nelle percezioni e nei comportamenti riguardanti diversi degli aspetti indagati tra piccole e grandi imprese. Tale orientamento porta a prefigurare una riorganizzazione del sistema degli incentivi che consideri la variabile dimensionale tra quelle rilevanti nella definizione degli strumenti, immaginando, quindi, strumenti dedicati all’una e all’altra tipologia di impresa.
In conclusione, i quattro aspetti che dovrebbero indirizzare il percorso di riordino del sistema degli incentivi dovrebbero essere:
a) una compensazione (ancorché parziale) tra la riduzione della pressione fiscale ed il ridimensionamento del sistema agevolativo;
b) nell’ambito del sistema di incentivi, un maggiore orientamento verso forme automatiche quali il credito d’imposta e il bonus fiscale;
c) una segmentazione degli strumenti per dimensione d’impresa;
d) il sostegno alla innovazione, con attenzione alle esigenze settoriali.
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