di Giuseppe Fatati, Presidente Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica
Dagli alimenti funzionali
alla nutrigenomica/2 La nutrigenomica è la scienza deputata a studiare le interazioni fra geni specifici e nutrienti. Con il termine nutrigenetica si intende l'individuazione di eventuali variazioni genetiche che si traducono in una risposta anomala dell'organismo rispetto all'introduzione di particolari alimenti; la nutrigenomica, invece, descrive i cambiamenti nell'espressione genica che vi possono essere in seguito a un intervento nutrizionale mirato. Quando nel 2000 si è imposta come nuovo campo di ricerca, gli scienziati hanno ritenuto che la nutrigenomica avrebbe un giorno determinato grandi cambiamenti nella produzione, trasformazione e nel consumo degli alimenti. Questa scienza presenta anche la potenzialità di portare all'elaborazione di diete personalizzate specifiche per il corredo genetico dei singoli soggetti. In questo senso, la disciplina si dimostra promettente e ci si aspetta che prevenga malattie quali il diabete, l'obesità, le patologie cardiovascolari e il cancro. Troppo a lungo i principi alimentari sono stati studiati solo come fonti energetiche o co-fattori del metabolismo cellulare e soltanto dopo l’ingresso della biologia molecolare nei laboratori si è potuta individuare, almeno in parte, l’influenza diretta dei nutrienti sull’espressione genica. Al contempo, la nutrigenomica solleva molte questioni etiche riguardanti gli aspetti di riservatezza connessi a diete e alimenti personalizzati, con la sperimentazione genetica e con i costi potenzialmente elevati dei nuovi alimenti funzionali. Per rispondere a queste preoccupazioni etiche, la NuGO (European Nutrigenomics Organisation: linking genomics, nutrition and health research), una rete di eccellenza europea finanziata a titolo del Sesto programma quadro per la ricerca (6°PQ) dell'UE, ha elaborato una relazione che riporta 19 linee guida in materia di bioetica. Gli orientamenti in questione riguardano il consenso informato, le informazioni relative al genotipo (tra cui i criteri di divulgazione dei risultati del genotipo ai partecipanti), le biobanche, nonché l'utilizzo e lo scambio di campioni di dati. Purtroppo tali norme non costituiscono un documento con validità giuridica e l'approvazione etica per la ricerca nutrigenomica dipenderà dalle norme giuridiche dei singoli Stati membri.
Ricerca scientifica
Le conseguenze del nostro stile alimentare dipendono dal profilo genetico, specifico di ogni individuo, ma anche l’avverarsi del destino trascritto nei geni può essere, a sua volta, rallentato o anticipato dallo stile alimentare; seguendo questo ragionamento non è difficile immaginare con quanto entusiasmo i ricercatori si siano impegnati nello studio dell’interazione tra i componenti individuali del cibo da una parte e il genoma e il metabolismo del singolo individuo dall’altra. Esistono predisposizioni razziali, etniche e familiari, nella risposta a determinati nutrienti e ciò spiega perché le risposte cliniche, ad esempio ai fitoestrogeni o alla soia, siano notevolmente diverse nelle donne indiane rispetto alle donne europee. Diversi studi fanno intravedere la possibilità che l’obesità possa essere trattata con regimi alimentari specifici per il singolo. I progressi della nutrigenomica ci porteranno a comprendere in che modo un alimento, o meglio un particolare stile alimentare, interferisce nel funzionamento dell’organismo a livello molecolare. A breve sarà possibile verificare quanto degli atteggiamenti individuali in riferimento alle scelte dietetiche possano essere condizionati dal genotipo del soggetto ed in particolare dai polimorfismi genetici che controllano la percezione dei sapori e il livello di appetito. L’utilità dei possibili risultati è evidente. Da una parte fornire spiegazioni plausibili sulle scelte individuali introduce un elemento di oggettività sicuramente positivo, dall’altra potrebbe permettere ai dietologi di formulare diete più personalizzate anche sotto il profilo della gradevolezza con una maggiore probabilità di “compliance”. Purtroppo c’è stata una accelerazione di “offerte commerciali” in questo settore anche in assenza di certezze scientifiche che rischiano di gettare un’ombra negativa su un campo di ricerca dalle eccezionali potenzialità. Del Toma ha manifestato i suoi dubbi scrivendo che alcune aziende non soltanto americane hanno puntato sul business ed hanno già realizzato dei kit nutrigenomici, cioè dei questionari ed un’analisi del DNA che per il momento non giustificano le supposizioni dietetiche formulate in cambio di qualche centinaio di dollari. Al riguardo ha anche sottolineato che Gregory Kutz, Direttore della sezione Special Investigations del GAO (US Government Accountability Office) ha precisato che “si tratta di predizioni senza alcun valore medico e scientifico e così ambigue nella formulazione che in realtà non forniscono alcuna informazione al consumatore che paga cifre importanti praticamente per nulla.
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