Italia-Africa,
una partnership a due voci
Non più aiuti allo sviluppo ma una nuova cooperazione economica e industriale
Giuseppe Morabito
Direttore Generale per l’Africa Sub-Sahariana
del Ministero degli Affari Esteri
Sono lieto di poter illustrare ad una platea così qualificata l’attività che la Direzione Generale per l’Africa Sub-Sahariana del Ministero degli Affari Esteri sta portando avanti in favore dell’espansione del sistema imprenditoriale italiano in Africa. Tale attività, fortemente voluta dal Ministro, Onorevole Franco Frattini, anche a seguito della sua visita in alcuni Paesi africani, parte da tre presupposti che ci guidano nell’articolazione delle varie iniziative. Innanzitutto, l’Africa Sub-Sahariana costituisce un’opportunità ancora non sfruttata per l’Italia e per il suo sistema imprenditoriale, che ha molto da offrire al Continente. Occorre considerare che operare in Africa significa avere accesso ad un mercato di 900 milioni di consumatori, che cresce ad un tasso medio annuo stimato tra il 4 ed il 6%, con punte del 12–14% per alcuni Paesi dell’area, e ciò anche in tempi di crisi economica in cui la crescita in altre regioni del mondo è negativa.
In Africa vi sono inoltre alcuni Paesi che hanno posto in essere imponenti programmi di sviluppo nazionali per il raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e riduzione della povertà - con stanziamenti in bilancio adeguati per sostenere i programmi di sviluppo - che investono in diversi settori in cui l’industria italiana è particolarmente qualificata. Tra essi sono da citare le infrastrutture ed il comparto delle costruzioni, l’agricoltura e l’agro-business, i trasporti, le telecomunicazioni, l’approvvigionamento energetico. In tutti questi settori sono disponibili, accanto ad ingenti stanziamenti di risorse pubbliche, possibilità di finanziamento attraverso le Istituzioni Finanziarie Internazionali.
É da notare che l’accresciuto impegno dei Governi africani ad incoraggiare gli investimenti stranieri corrisponde alla oramai diffusa consapevolezza che la via degli aiuti allo sviluppo, sui quali molte economie sono state basate per decenni, ha mostrato tutti i suoi limiti, oltre ad essere non più praticabile come per il passato per via del prosciugamento delle fonti pubbliche di finanziamento. Ciò fa sì che l’unica via sostenibile per innescare processi interni di sviluppo duraturo sia quella di porre le basi per un’economia nazionale solida, sostenuta da investimenti, tecnologia e “know how” provenienti dai paesi sviluppati.
In un tale scenario, l’Italia è in posizione di privilegio, sia dal punto di vista politico che da quello economico. In gran parte dell’Africa Sub-Sahariana non abbiamo un passato da potenza coloniale, cosa che consente di affrontare i rapporti con quei Paesi senza remore da entrambe le parti. Sul piano economico, oltre alla riconosciuta competenza delle imprese italiane in numerosi settori, l’operato delle nostre imprese all’estero ha consolidato l’immagine di un sistema attento alle realtà locali, che crea ricchezza, valore aggiunto, posti di lavoro e prosperità nei Paesi in Via di Sviluppo nei quali sceglie di radicarsi.
Vorrei altresì affrontare il tema, largamente trattato, della penetrazione cinese nel Continente e l’effetto di dissuasione che il percepito monopolio cinese nei rapporti economici e commerciali con molti paesi africani ha avuto su interi settori industriali europei. L’attivismo cinese c’è ed è indubbio, sorretto com’è da imponenti risorse finanziarie e da una strategia politica che assegna assoluta priorità all’approvvigionamento di materie prime. Restano comunque enormi spazi all’attività economica di altri Paesi, innanzitutto perché le necessità africane sono molteplici e non possono essere soddisfatte da un solo Paese. Vi è inoltre un interessante fenomeno di riflusso, alimentato dalla crescente insoddisfazione verso le condizioni contrattuali - spesso assai onerose - imposte da parte cinese e della percezione della scarsa qualità delle opere civili da essi eseguite in cambio delle forniture di materie prime. Tutto ciò crea maggiori opportunità per gli altri, compresi noi.
Infine, sono degni di attenzione - per i riflessi che possono avere nella definizione delle strategie d’espansione delle nostre imprese - gli sforzi dei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana volti alla creazione di forme avanzate di integrazione economica interregionale, il cui obiettivo principale è giungere ad un mercato comune africano - o comunque mercati regionali - che renda possibile la libera circolazione dei beni e dei servizi all’interno di aree economiche preferenziali (Il 22 ottobre 2008 è stato creato a Kampala il mercato comune africano, nato dalla fusione di COMESA - Mercato Comune dell’Africa Orientale e Australe - EAC - Comunità Economica Africana - e SADC - Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Meridionale. Tale accordo riguarda 26 Stati africani, stabilendo una zona di libero mercato che coinvolgerà 530 milioni di persone). Quest’ultimo aspetto dischiude nuovi orizzonti e diverse possibilità per le imprese italiane. Infatti: “entrando” in un Paese, si entra in realtà in un mercato molto più vasto e potenzialmente più promettente. E qui arriviamo al secondo presupposto alla base del nostro operato. L’Africa costituisce un’importante opportunità per l’Italia non solo perché bacino potenziale di milioni di consumatori, ma anche perché essa è considerata oggi terreno fertile per la sperimentazione di forme innovative di sviluppo economico in vari settori, che si affiancano alle attività tradizionalmente svolte dagli operatori italiani nel continente e nelle quali il nostro Paese è altamente competitivo sui mercati internazionali. Infatti, se da un lato sono queste ultime a sostenere i flussi commerciali in uscita dall’Italia verso i Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dall’altro assistiamo alla nascita di molteplici esperienze diffuse su tutto il territorio, di imprese operanti nel settore dell’agro-industria e delle energie rinnovabili, le quali dimostrano di saper elaborare risposte dinamiche e convincenti alle grandi sfide globali, prima tra tutti il cambiamento climatico. A fronte di quanto illustrato finora, vorrei soffermarmi sul contributo reale che il Ministero degli Affari Esteri intende offrire nella promozione di un nuovo approccio alle relazioni economiche Italia-Africa. Eccomi allora giunto ad esplicitare il terzo presupposto: questa Direzione Generale è fortemente convinta della necessità di azioni coordinate a più livelli che rendano effettivi gli sforzi del Sistema Italia nel migliorare i rapporti con i Paesi africani. Per ciò desideriamo lavorare in stretta sinergia con le altre Amministrazioni pubbliche, gli Enti e le Associazioni imprenditoriali e di categoria particolarmente attente alle potenziali possibilità di espansione dei servizi e delle attività nei mercati esteri, nonché agli Enti finanziari a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane. É evidente che, trattando di imprenditoria e di Africa, abbiamo una rapporto costante, stretto e proficuo con Assafrica e, tramite Assafrica, con la Confindustria. In tale ottica, al livello centrale collaboriamo con il Ministero dello Sviluppo Economico e, per alcune iniziative di carattere settoriale, con il Ministero delle Politiche Agricole. Per ciò che attiene al primo, lo scorso giugno è stato inaugurato il “Piano Africa”, la messa in campo di un insieme di strumenti economici e istituzionali volti ad incentivare le imprese italiane ad operare nei mercati africani più interessanti. In breve, essi si concretizzano nell’organizzazione di missioni d’affari, con un particolare riguardo alle PMI, nel coinvolgimento diretto delle Regioni e nella formazione degli operatori economici nazionali e africani mirata ad una maggiore conoscenza del contesto africano. É inoltre in programmazione per il prossimo gennaio una riunione tra i Ministri africani dell’Agricoltura, il nostro Ministero delle Politiche Agricole e il MAE, cui saranno invitati a partecipare le associazioni di categoria e i rappresentanti delle maggiori imprese agricole e delle agroindustrie italiane. Tale iniziativa è stata concepita come una occasione di confronto tra le autorità africane, le istituzioni e il mondo imprenditoriale italiani su temi che sempre più risaltano nell’agenda internazionale e che coinvolgono da vicino gli interessi economici del nostro Paese: la sicurezza alimentare, il ruolo dell’agricoltura tradizionale nella crescita economica e lo sviluppo dei PVS e l’importanza emergente dell’agro-business, le energie rinnovabili e i biocarburanti. Al livello territoriale abbiamo instaurato un dialogo diretto con le Regioni, le quali, essendo dotate di organismi ad hoc per la promozione del territorio, costituiscono un punto di riferimento essenziale per tutte le imprese che presentano una vocazione all’internazionalizzazione. Interlocutori privilegiati nella predisposizione e nella programmazione delle iniziative della Direzione Generale sono inoltre le già citate associazioni imprenditoriali e di categoria: esse sole, infatti, possono guidare l’attività che intraprendiamo dandoci le indicazioni necessarie relative ai settori economici che, di volta in volta, vengono individuati dalle Autorità africane come prioritari e particolarmente bisognosi di sostegno tramite investimenti esteri.
Sul piano finanziario, ci affianchiamo alle iniziative della SACE e della SIMEST, partner fondamentali nella fornitura alle imprese delle risorse finanziarie necessarie a rendere effettive le aspirazioni ad una maggiore presenza all’estero. In tale ottica, considerato lo scarso ricorso da parte delle nostre aziende ai fondi previsti dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali e dalla Commissione Europea a sostegno delle proprie attività in Africa Sub-Sahariana, stiamo organizzando un seminario sulle fonti di finanziamento multilaterale che dovrebbe tenersi il prossimo novembre, nel corso del quale i gestori o i responsabili dei fondi/programmi suddetti illustreranno ad una platea di imprenditori le potenzialità di finanziamento previste per vari settori e nei diversi contesti nazionali.
Da ultimo, dovrebbe proseguire questo autunno e in tutto il 2010 il ciclo di Presentazioni Paese o Country Presentations iniziato lo scorso maggio. Si tratta di uno strumento recentemente collaudato dal Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’ICE volto a far meglio conoscere l’attuale scenario economico e politico di singoli Paesi africani, la cui stabilità politica ed i cui tassi di sviluppo economico prospettano opportunità vantaggiose per il Sistema Italia.
Il programma delle presentazioni ha inizialmente posto l’attenzione su quei Paesi nei quali già operano aziende italiane o verso i quali si è manifestato negli ultimi tempi un interesse da parte delle nostre imprese, che potrebbero costituire un volano per un salto di qualità nelle relazioni economiche e commerciali bilaterali. Nel corso delle presentazioni, responsabili politici e tecnici del Paese invitato ricostruiscono il quadro complessivo delle proprie politiche industriali e commerciali, dei sistemi fiscali e degli incentivi messi in atto per attrarre investitori ed operatori economici stranieri. A questo riguardo, è bene ricordare che in molti Paesi dell’Africa Sub-Sahariana sono state istituite agenzie governative incaricate della promozione degli investimenti stranieri, con le quali le nostre Ambasciate collaborano in maniera proficua e continuativa e i cui responsabili sono stati nostri ospiti in occasione delle passate Presentazioni Paese. Tornando a queste ultime, da parte italiana, esse offrono la possibilità ai rappresentanti di SIMEST, SACE, ICE, ASSAFRICA e CONFAPI di promuovere alcuni strumenti istituzionali e finanziari a sostegno del coinvolgimento italiano in quei paesi.
Riguardo alla programmazione degli eventi, si sono già svolte le Country Presentation dedicate all’Angola (26 maggio), alla Nigeria (16 giugno), al Senegal e alla Sierra Leone (21 luglio), tra i paesi africani oggetto della visita ufficiale in Africa del Ministro Onorevole Franco Frattini nel febbraio 2008 (informazioni ulteriori riguardo alle Presentazioni Senegal e Sierra Leone e la documentazione relativa agli interventi dei relatori sul sito del MAE all’indirizzo: http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/ArchivioNotizie/Approfondimenti/2009/07/20090721_CountryPresentation.htm?LANG=IT).
A queste dovrebbero seguire: Ghana, Togo, Gabon, Congo Brazzaville, Kenya, Uganda, Costa d’Avorio, Congo RDC, Malawi, Zambia, Mozambico, Sudafrica, Tanzania e Sudan.
Esportazioni dall’Italia verso l’ASS per macrosettori e principali partner commerciali dell’ASS
(2008, quote sul totale del settore)
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