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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2009
 


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di Vito Salerno

FORTAPÀSC

Di Marco Risi
Genere: Drammatico

Marco Risi in questo film racconta la storia di Giancarlo Siani, l’unico giornalista ucciso dalla camorra. La sera del 23 settembre 1985, a Napoli, Giancarlo Siani viene assassinato sotto casa, nel quartiere residenziale del Vomero, con dieci colpi di pistola. Da pochi giorni aveva compiuto 26 anni. Era un giornalista, o meglio era praticante, abusivo, come amava definirsi. Lavorava per Il Mattino, come corrispondente prima da Torre Annunziata e poi da Napoli. Siani era un ragazzo allegro che amava la vita e il suo lavoro e cercava di farlo bene. Aveva il “difetto” però di informarsi, di verificare le notizie, di indagare sui fatti. Siani (interpretato nel film da un bravissimo Libero De Rienzo) si è addentrato nella realtà torrese senza tralasciare alcun aspetto, soprattutto quello criminale, che ha approfondito con inchieste sul contrabbando di sigarette e sull'espansione dell'impero economico del boss locale, Valentino Gionta. Un'esperienza che lo ha reso fulcro dei primi e temerari movimenti del fronte anticamorra. Promotore di iniziative, firmatario di manifesti di impegno civile e democratico, Siani divenne una realtà a Torre Annunziata: scomodo per chi navigava nelle acque torbide del crimine organizzato, d'incoraggiamento per chi aveva una coscienza civile ma non il coraggio di urlare. Lui, invece, con i suoi articoli urlava: denunciava infatti che la camorra si era infiltrata nella vita politica, della quale regolava ritmi decisionali ed elezioni. Risi racconta magistralmente l’ultima estate di Siani quando, dal Vomero, dove abitava, tutti i giorni scendeva all’inferno di Torre Annunziata, regno del boss Valentino Gionta. Tutto, in quel periodo, ruotava intorno agli interessi per la ricostruzione del dopo terremoto e Giancarlo vedeva e capiva. In questa splendida pellicola, lo vediamo muoversi fra camorristi, politicanti corrotti, magistrati pavidi e carabinieri impotenti, come un giglio nel fango.
Giancarlo Siani: «Quella pioggia poteva fare pulizia, ma anche la pioggia a Torre Annunziata diventava subito fango».



QUESTIONE DI CUORE

Di Francesca Archibugi
Genere: Commedia

 Lo schema narrativo di questo film è vecchissimo, ma per questo sempre nuovo, adoperato addirittura già nell’Iliade. Aiace ed Ettore, guerrieri di eserciti diversi, nel libro settimo si feriscono in duello e vengono ricoverati nella stessa tenda. E avviene l’incontro fra mondi inconciliabili, che la malattia e la paura della morte rendono più disponibili e percettivi. I cuori di Alberto (Antonio Albanese) e di Angelo (Kim Rossi Stuart) ingrippano, infatti, nella stessa notte. Così dice Angelo, giovane carrozziere di ex borgata, ex sottoproletario, un ex tutto diventato qualcosa che Alberto, sceneggiatore di successo, bravo e matto, rumoroso e squilibrato come un rinoceronte, non capisce. Diventano amici in sala rianimazione. Si legano in modo istantaneo, sorpresi loro stessi di capirsi così profondamente. Ma sono due maschi, e quindi paludano spesso le emozioni dietro lo scherno, lo scherzo. Appena fuori, la vita gli sembra talmente cambiata, che diventano indispensabili l’uno all’altro. Continuare a stare insieme significa stare con l’unica persona al mondo che - in quel momento - può comprendere lo stato d’animo. Alberto, che è strutturalmente un uomo solo, non riesce a dare stabilità al suo rapporto con la fidanzata e si installa nella casa di Angelo. Conosce così la sua famiglia, l’attraente moglie, Rossana (Micaela Ramazzotti), e i due figli, Perla e Airton, una adolescente furiosa e un bambino impaurito dagli eventi. Alberto si scioglie in quella dolcezza che gli era non solo sconosciuta, ma perfino antipatica. Si crea una famiglia con due padri, con funzioni complementari: uno solido, Angelo, che manda avanti la carrozzeria, guadagna, evade e accumula, e l’altro, Alberto, che legge, scrive e sperpera, soldi e relazioni. Ma non c’è scontro, fra le loro visioni delle cose: è anzi un abbraccio che nasconde la disperazione sotto gli sghignazzi virili. Angelo nasconde a tutti di sentirsi sempre peggio, e costruisce un piano, germogliato nella paura di morire: cerca di trasferire all’amico, come eredità, come dono, come responsabilità morale, ciò che ha di più caro: Rossana, Airton e Perla.

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