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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2009
 


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Per uscire dalla crisi il Mezzogiorno
ha bisogno di un nuovo “patto sociale”

Agostino Gallozzi,
Presidente Confindustria Salerno

La recessione mondiale è a un punto di svolta? Sulla crisi - se sia passata o meno; se il peggio è alle spalle o se sia più prudente aspettarsi un colpo di coda - pareri ed opinioni si sprecano, senza che ci sia un comune e definitivo accordo.
Nel manifatturiero, per molti settori e imprese, il pieno recupero dei livelli di attività pre-crisi appare ancora un miraggio. All’orizzonte, l’autunno si preannuncia denso di ristrutturazioni e tagli occupazionali. È ancora molto presto, quindi, per comprendere quale dinamica sia veramente in atto. Quello che è certo è che dire che la crisi stia “rallentando” non significa affatto che ne siamo fuori, né tanto meno che siamo vicini alla fine del tunnel.
La crisi morde, soprattutto i piccoli, che sono la stragrande maggioranza. Lo scenario del ricorso agli ammortizzatori sociali è lì a testimoniare quello che accade nella vita reale, nel quotidiano del singolo imprenditore, solo come sempre. Non è vittimismo di maniera. É la realtà della Campania, del Mezzogiorno e di tante altre aree d’Italia.
Invece di dichiarare ottimismo, occorre chiedersi cosa sarebbe opportuno fare. É inevitabile richiamare ancora una volta le responsabilità di tutti e di ciascuno: senza un nuovo e rinnovato “spirito comune” è davvero difficile immaginare di superare un periodo così complesso. Bisogna evitare per quanto possibile che la stretta creditizia - che c’è, almeno fino a questo momento - paralizzi le aziende, e dunque, mettere mano anche in singoli contesti comunali - non solo in quelli di livello provinciale e regionale - alla realizzazione di “pacchetti localizzativi” fortemente attrattivi anche sotto il profilo della fiscalità (di vantaggio). É necessario fare decollare al più presto progetti infrastrutturali da troppo tempo arenati. Ma soprattutto è importante il recupero di una cognizione comune dell’identità industriale e produttiva della nostra regione e del Mezzogiorno. É fondamentale promuovere la realizzazione di “habitat a misura d’impresa” nelle singole aree industriali: più servizi; più reti di infrastrutture materiali ed immateriali; più sicurezza; più ascolto ed accoglienza. La maggiore produttività resta l’unico modo per rilanciare l’economia. Ma è un obiettivo da perseguire attraverso la piena condivisione dei percorsi con le organizzazioni sindacali. Bisogna partire da queste basi per provare a costruire un nuovo “Patto Sociale” per il rilancio del Mezzogiorno. Che cosa significa? Che, pur nella distinzione dei ruoli, aziende e organizzazioni sindacali sono chiamate a valutare l’eccezionalità del momento attuale, tentando di trovare un punto di equilibrio tra le proprie legittime esigenze. Da cosa ripartire sul territorio regionale? Continuare sul sentiero dei settori ritenuti trainanti oppure assecondare le dinamiche di quelle che sono a tutti gli effetti le eccellenze? Ecco, quindi, che la “lettura” del territorio è il momento propedeutico al rilancio di un progetto comune: le Istituzioni facciano sul serio “filiera”; le imprese e le parti sociali condividano progettualità di largo respiro. Le grandi crisi possono diventare il punto di svolta per una ripartenza non casuale, ma strategica che affonda le radici nella storia delle comunità, guardando al futuro con la forza delle tante potenzialità troppo spesso stritolate da logiche anguste e localistiche. In tale difficile contesto si inseriscono, poi, alcune questioni “storicamente” irrisolte. Il gap infrastrutturale: concretizza uno svantaggio competitivo “ancestrale” che non è stato mai del tutto colmato. L’ostruzionismo burocratico: in esso si perdono progetti (finanziati con capitale pubblico o privato) di estrema rilevanza. In questo tipo di ostruzionismo si compendiano due elementi distruttivi: da un lato la tecnicistica “sovra-normazione” tipica del sistema italiano; dall’altro la lentezza della P.A..
È giunto il momento di liberarsi della zavorra di tanti nodi irrisolti che pesano sul Sistema-Paese, perché se agiremo presto e bene potremo ancora salvare le nostre imprese e guardare con rinnovata fiducia al domani.

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