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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2009
 


FINISTERRE - Home Page

di Alfonso Amendola, docente e vicepresidente “Centro Studi sulle Rappresentazioni Linguistiche” Università di Salerno








Arte, creativitÀ, virus:
il caso Epidemic





Nulla di più odioso e devastante dei virus che invadono la posta elettronica e ti succhiano tempo, indirizzi, contatti, soldi. Certo immediata è la difesa dei “santi protettori” di Internet (ognuno ha il proprio antivirus) ma il virus torna…E proprio a partire da questa forma d’invasione telematica un gruppo di sperimentazione elettronica, EpidemiC, ha deciso di operare nell’ambito della creatività contemporanea. EpidemiC è un nucleo di artisti-attivisti di comunicazione creativa, il cui nome s’ispira ad un film di Lars Von Trier “Epidemic” del 1987. Il film narra di un regista ed uno sceneggiatore, interpretati da Lars Von Trier e da Niels Vorsel, impegnati nella lavorazione di un’opera cinematografica dal titolo omonimo “Epidemic” ovvero la storia di un’epidemia che stermina l’umanità partendo dall’Europa. Ma mentre i due lavorano al film e immaginano alcune sequenze del loro lungometraggio, una vera e propria epidemia si diffonde. L’omaggio al film del regista danese è, quindi, rivolto all’idea di un attacco epidemico e virale che dalla dimensione urbana e sociale, gradualmente invade il tessuto dell’arte contemporanea. Il virus, infatti, è alla base delle operazioni visive di EpidemiC. Il nucleo espressivo lavora sul concetto di virus come vero e proprio prodotto estetico. Il punto di partenza del loro procedere espressivo è una teoria sull’idea della bellezza, che probabilmente ai cultori della purezza farà di certo orrore, ma ai cultori dell’immagine elettronica assolutamente no! La loro idea di bellezza è fortemente centrata su una concreta estetica del codice sorgente, ovvero sulla programmazione informatica come “arte in sé” e non come strumento per produrre opere d’arte multimediali. La “semplice” visione del segno tecnologico nasconde un’intensità espressiva che sopravanza qualsiasi “forma” del bello tradizionale, dove la programmazione informatica, così come ogni altro tipo di scrittura, viene assimilata agli altri linguaggi creativi. Certo una definizione un po’ forte, ma vediamo da dove nasce questa particolare visione e la scelta sperimentale di EpidemiC. Ha scritto Gaetano La Rosa (esponente del gruppo): «Il virus è un testo sofisticato che rappresenta un’immagine e al tempo stesso un linguaggio poetico, con tanto di rifiniture dell’autore. Il virus non è solo uno strumento nato per danneggiare: è la vera sperimentazione informatica, più creativa di altre forme artistiche generate con le nuove tecnologie ed è la prova dell’esistenza della rete». In definitiva tutto ciò che appare sul monitor altro non è che il frutto del “codice scritto” e secondo EpidemiC il virus ne è la massima espressione riuscendo a scaraventare la società in una sorta di panico collettivo nel mostrare il baratro del nostro tempo presente. Ed è proprio alla quarantanovesima Biennale di Venezia che realizzarono una performance davvero particolare: il lancio di un virus informatico. Il codice sorgente venne diffuso il giorno dell’inaugurazione della Biennale, e nel frattempo le maggiori società anti-virus e software house furono informate delle specifiche tecniche di “biennale.py”, mentre al virus furono allegate le istruzioni per la disinstallazione. All’interno del padiglione era possibile leggere il codice sorgente di “biennale.py” e vederlo all’opera su un computer infettato. Successivamente il virus/opera d’arte è stato messo in vendita dagli autori che ironicamente affermano “acquistare un virus informatico è forse uno dei più eccitanti investimenti economici oggi realizzabili”. Una distribuzione controllata…che però svela il vero contagio che è quello di tipo psicologico. Tra le altre operazioni artistico-tecnologiche di EpidemiC: “virii virus viren viry” o della bellezza del codice sorgente (la prima mostra sul virus informatico) dove l’obiettivo principe restava l’esigenza di mutare la prospettiva “falsata” che il sistema dell’informazione ha fino ad ora sostenuto riguardo il virus informatico. Insomma per dirla con le parole di uno che di provocazioni ne capiva (Marcel Duchamp): “Oggi non esiste più la possibilità di scioccare”…ma l’obiettivo è continuare a cercare come scioccare il mondo e il mercato dell’arte.

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