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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTOBRE 2009
 


DONNE E LAVORO- Home Page
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Occupazione femminile
La paritÀ uomo-donna conviene

Dall’indagine condotta da Sistemi Formativi Confindustria sulla promozione delle Pari Opportunità
emerge che le piccole e medie imprese che hanno attuato una politica di dialogo con le lavoratrici
sono state ripagate con importanti benefici


di Raffaella Venerando



Luigi Serra,
Presidente Sistemi Formativi Confindustria


Individuare e valorizzare le esperienze di promozione delle pari opportunità messe in pratica dalle piccole e medie imprese: con questo obiettivo è nato il Progetto B.I.C. (Best In Class: l’Eccellenza dall’Esperienza), che il Presidente di SFC Luigi Serra ci descrive sinteticamente in questa pagine. Per Laura Frati Gucci, Presidente di Aidda, per risolvere il gap di genere nel mondo del lavoro bisogna «pretendere che il 53% delle cittadine ed elettrici vengano considerate per il merito e la professionalità».

Presidente, in cosa consiste il Progetto BIC?
Il Progetto BIC, “Best in Class, l’eccellenza dell’esperienza” è stato realizzato da SFC - Sistemi Formativi Confindustria con il finanziamento del Ministero del Lavoro, a valere sulle risorse messe a disposizione nell’ambito della legge 125/1991 sulle Pari Opportunità. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il Comune di Roma, l’AIDDA e con il supporto di Confindustria, delle Associazioni industriali di Brescia, Milano, Roma, Caserta e Puglia. BIC, ha l’obiettivo di valorizzare e diffondere le best practices in materia di promozione dell’occupazione femminile e pari opportunità in un ambito di grande rilevanza per il tessuto produttivo italiano com’è quello rappresentato dalle piccole e medie imprese.

Quali i risultati dell’indagine realizzata nell’ambito del Progetto BIC?
L’indagine realizzata ha permesso di individuare, a mio avviso in modo innovativo, le caratteristiche distintive della promozione delle Pari Opportunità nelle Pmi, cogliendo gli impatti e i risultati che le pratiche producono, nell’ottica di incentivarne l’implementazione. L’esperienza della ricerca e del video-documentario che abbiamo realizzato, dimostra che le pratiche, certamente più standardizzate e riconosciute nelle realtà aziendali di grandi dimensioni, sono presenti anche nelle PMI. Tuttavia la conoscenza e la diffusione di queste realtà non è ancora adeguata. La ricerca rappresenta uno spaccato molto originale della situazione delle PMI. Dallo studio emerge chiaramente come le PMI adottino molteplici pratiche di pari opportunità; infatti ne sono state individuate ben 31 tipologie. Da tali tipologie è possibile far emergere ben otto caratteristiche distintive, tra cui l’alto livello di differenziazione e personalizzazione sulla base delle esigenze dei lavoratori coinvolti; l’informalità nel processo di attivazione e implementazione delle pratiche così come la relativa semplicità delle stesse.

In che modo, secondo lei, è possibile assecondare la crescita e l’affermazione professionale delle donne nel mondo del lavoro?
Se si guarda ai dati occupazionali degli ultimi 10 anni la presenza delle donne nel mondo del lavoro è cresciuta in misura più sostenuta di quella maschile: è stato calcolato che mentre la quota di uomini che lavora è aumentata di 4 punti percentuali, quella delle donne è aumentata del doppio, ben 8 punti percentuali. Il tasso di occupazione femminile è sempre cresciuto fino alla fine del 2008. C’è però ancora molto da fare, perché la questione delle pari opportunità per le donne è ampia. Riguarda l’accesso al mercato del lavoro, la progressione delle carriere femminili, le questioni salariali. C’è anche un problema di leadership femminile dietro al grande tema delle pari opportunità, se solo si considera che in Italia come in Europa, nel pubblico come nel privato, l’accesso delle donne ai vertici aziendali e nei CDA è un fatto del tutto eccezionale. Non necessariamente questi problemi sono il frutto di comportamenti/atti discriminatori. Per esempio credo che il divario di genere sulla formazione tecnico-scientifica può costituire un ostacolo nell’assunzione dei ruoli di vertice nei CDA, visto che molto spesso sono ricoperti da ingegneri/tecnici. Esistono resistenze culturali che contrastano la crescita del ruolo femminile nella società italiana e che ostacolano la condivisione delle responsabilità di cura familiari fra uomini e donne. E soprattutto esistono carenze strutturali e di servizi che non consentono di supportare le donne nell’assolvere le crescenti responsabilità lavorative, conciliandole con quelle familiari.

Politiche di conciliazione: quali i nodi ancora da sciogliere?
Affrontare con concretezza e lungimiranza il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro impone di cambiare il nostro modo di ragionare. Occorre, ad esempio, smettere di pensare che si tratti di un problema “minore”. La parità non è solo una conquista di civiltà, ma una vera e propria necessità sociale, una condizione imprescindibile per la sostenibilità di un sistema di welfare efficiente. Occorre anche evitare un secondo errore: lasciare sole le imprese a sostenere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Al contrario, si tratta di una questione sociale: sono necessari nuovi e più moderni tempi delle città, tempi adeguati ai bisogni dei cittadini che sono anche lavoratori e dei lavoratori che sono anche cittadini. Realizzare la conciliazione dei tempi è un compito impegnativo affidato alle Regioni. Ad esse compete definire le norme per il coordinamento da parte dei comuni degli orari degli esercizi commerciali e dei servizi pubblici. Poche città si sono dotate di un piano territoriale per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Poche città hanno organizzato un sistema di trasporto veramente efficace e intermodale. In poche città l’offerta dei servizi di cura e assistenza e di asili e strutture per l’infanzia riesce a soddisfare adeguatamente la domanda delle famiglie. In questo contesto molto si può fare, adeguando l’offerta di servizi nel territorio e coordinando i tempi delle città e soprattutto sostenendo le imprese. Serve una nuova e più forte alleanza tra imprese e Istituzioni pubbliche per una strategia efficace e vincente di pari opportunità.

Nonostante nel nostro Paese esistano ancora delle differenze di genere nel mondo del lavoro, alcune aziende rappresentano esempi virtuosi che hanno raccolto e vinto la sfida delle pari opportunità. Vuole fornirci qualche esempio emblematico? Tali best practices possono essere replicate in altri contesti lavorativi?

L’indagine che abbiamo realizzato nell’ambito del progetto BIC ha evidenziato numerose best practices, basti pensare alle 10 aziende oggetto dei casi di studio trattati nella ricerca. Si tratta per la stragrande maggioranza di PMI che hanno saputo supportare le proprie lavoratrici per far fronte a quelle carenze strutturali e di servizi che non permettono alle donne di assolvere alle crescenti responsabilità lavorative, conciliandole con quelle familiari.
In un contesto di carenze strutturali nel territorio e di politiche legislative non adeguate a sostenere le imprese, grandi e piccole aziende hanno cercato da sole di dare risposte alle esigenze di conciliazione. Il carattere semplice, flessibile e poco costoso delle differenti pratiche di conciliazione attivate, ne rende teoricamente possibile la diffusione e l’implementazione in molte piccole e medie imprese. Il problema maggiore è e rimane la necessità di un impegno vivo e costante su questo tema da parte delle Istituzioni pubbliche nazionali e soprattutto locali. L’impresa può supportare, ma non può sopperire da sola alle carenze del sistema di welfare pubblico.

Laura Frati Gucci, Presidente Pirene
e Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda


L’Italia - nel mondo del lavoro come della politica - è ancora divisa dalle differenze di genere. Quali le priorità secondo lei per recuperare questo gap?

Anche leggendo il giornale questa mattina (giovedì 24 settembre, ndr) si apprende con stupore che nel nostro Paese oggi si assiste a nomine di intere Giunte politiche senza donne. Non c’entrano le quote rosa, c’entra il riconoscimento delle competenze e delle professionalità di molte donne che spesso non sono “chiamate” perché meno disponibili a non ragionare con equilibrio e rispettose del rigore degli incarichi che si ricoprono.
Priorità quindi è pretendere che il 53% delle cittadine e delle elettrici possano essere considerate per il merito e la professionalità.
Da imprenditrice di successo quali misure, politiche e non, ritiene sarebbero indispensabili per assecondare la crescita e l’affermazione professionale delle donne nel mondo del lavoro?
Accogliere e valutare i curricula delle tante donne che meritano incarichi, anziché far finta che non ve ne siano.

È favorevole all’innalzamento dell’età pensionabile delle donne?
La vita delle donne si allunga e in un’ottica di nuovo riconoscimento delle attività svolte a favore delle famiglie si può immaginare un ridisegnamento delle pensioni molto allargato, ma non focalizzato esclusivamente sulle donne.

Luoghi comuni, stereotipi e retaggi culturali non favoriscono l’universo femminile ma se dovesse dire la sua, le donne vincono perché…?
Le donne vincono perché riescono a dare il meglio sempre con attenzione ai cambiamenti di scenari. Negli ultimi anni la flessibilità delle donne è risultata una caratteristica vincente.

Se dovesse scegliere una o più figure femminili centrali nella storia italiana, il suo nome sarebbe…e perchè?
Credo che molte siano le donne che meritano di essere ricordate per l’impegno. Lei ha mai fatto una domanda del genere ad un uomo? Come dividere i sessi in preferenze? Se non avessimo avuto nella mia città Caterina de’ Medici, forse Firenze non sarebbe una delle città più “desiderate” del mondo. E cosa dire di Rita Levi Montalcini che al G8 delle donne pochi giorni fa ha parlato a braccio commuovendo il Presidente della Repubblica Napolitano e tutte le presenti, come me, per l’appropriatezza e lo spessore del suo discorso da ultracentenaria?
Ma il mio pensiero ed il mio ricordo va anche a tutte le donne che come madri, figlie, mogli e sorelle hanno contributo, ciascuna nel proprio ruolo, alla crescita del nostro Pese, della scienza e della ricerca, dell’istruzione, della politica, delle imprese, ma anche soltanto alla “governance” delle loro famiglie…..e mi scusi se le pare poco!!

Progetto B.I.C. “Best in Class” - L’eccellenza dall’esperienza

Obiettivi e finalità
Il progetto, finanziato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale - Comitato Nazionale di Parità, nell'ambito del Programma obiettivo per la promozione dell'occupazione femminile, per il superamento delle disparità salariali e nei percorsi di carriera, per il consolidamento di imprese femminili, per la creazione di progetti integrati di rete, intende valorizzare e sistematizzare quanto prodotto dai numerosi lavori di ricerca-azione che, muovendosi dall'analisi delle motivazioni economico-sociali che sottendono il gap di genere esistente nel mercato del lavoro italiano, hanno documentato le buone prassi in materia di pari opportunità, contribuendo all'effettiva implementazione di modelli positivi e sostenibili dal tessuto imprenditoriale e politico italiano, quali: la progressione delle carriere al femminile; l'implementazione del diversity management; l'effettiva conciliazione dei tempi lavoro/famiglia.
L'intervento muove dalla consapevolezza che il problema maggiore non riguarda l'assenza di modelli positivi di genere quanto piuttosto la scarsa visibilità e diffusione degli stessi.
Il progetto intende quindi valorizzare la natura del partenariato nazionale e territoriale che partecipa all'iniziativa individuando opportune modalità di raccolta e sistematizzazione delle buone prassi già censite e comunque attive all'interno delle piccole e medie imprese, sensibilizzare il sistema istituzionale ed imprenditoriale sui temi della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne, delle possibili opportunità di sviluppo e di carriera, nonché della valorizzazione della diversa modalità di organizzare e gestire il lavoro al femminile.
La presenza nel partenariato, unitamente a Confindustria, del Comune di Roma e di AIDDA, consentirà inoltre di attivare i nodi organizzativi, le reti e gli stakeholders che a livello di un territorio metropolitano tipico, come quello romano, possono essere proficuamente coinvolti nelle attività di sensibilizzazione sul tema delle pari opportunità.
Un opportuno piano di comunicazione affiancherà le attività di indagine, con l'obiettivo di attirare l'attenzione sui risultati della stessa e tesaurizzare questi ultimi, non soltanto presso le strutture organizzative del partenariato, ma anche e soprattutto presso il Sistema territoriale e categoriale di rappresentanza degli industriali ed in tutti i contesti Istituzionali, sia locali che nazionali.

Soggetto attuatore
SFC - Sistemi Formativi Confindustria S.c.p.a.
Partners
AIDDA - Associazione Italiana Imprenditrici e Donne Dirigenti di Azienda; Comune di Roma; Confindustria.
Durata: 12 Mesi.

 



 

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