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Sistema Bancario,
credit crunch
e mondo delle imprese
Sistema Bancario,
credit crunch
e mondo delle imprese
Un ruolo determinante per la ripresa economica ed il rilancio del Mezzogiorno
potrebbe essere svolto dalla costituenda Banca del Sud
di Antonio Lombardi, Presidente Ance Salerno
Un’intesa operativa, concreta e condivisa, tra il sistema bancario e il mondo delle imprese per rilanciare l’economia ed arginare gli effetti della crisi. Il recente convegno svoltosi in Confindustria Salerno ha riproposto la necessità, per fronteggiare questa difficile fase congiunturale, di una azione sinergica tra banche e imprese che purtroppo è mancata proprio nel momento di massima criticità.
Il rapporto fiduciario - complice anche la crisi economica - si è fortemente incrinato e non a caso da un’indagine di Confindustria Salerno emerge in maniera evidente che più di sei imprese su dieci in provincia (soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni) hanno registrato negli ultimi mesi peggioramenti nei rapporti con gli istituti di credito, attraverso la richiesta di maggiori garanzie sui nuovi prestiti ma anche su quelli già concessi, improvvise quanto non sempre motivate e comprensibili richieste di rientro dai fidi, rifiuto di nuovi finanziamenti.
Si tratta ovviamente di situazioni che hanno finito per incidere marcatamente sull’attività dell’impresa, che proprio nel periodo di massima difficoltà non ha potuto contare sul supporto finanziario del mondo bancario ed ha visto quindi venir meno uno dei suoi principali interlocutori operativi. Simili problematiche si sono aggiunte - con gli effetti facilmente immaginabili - alle difficoltà introdotte da Basilea 2 ed al nuovo sistema di rating, che in una realtà produttiva come la nostra hanno determinato notevoli problematiche d’accesso al credito da parte delle piccole imprese.
È tempo ora di invertire nuovamente la tendenza per rimettere al centro il rapporto fiduciario che deve esistere tra il sistema produttivo ed il mondo del credito, superando - nei modi e nelle forme che andranno individuati - le rigidità e gli schematismi del rating e di Basilea 2, per tornare ad investire sulle idee e sui progetti, e non solo sui bilanci consolidati, sui crediti o, peggio, sulle garanzie immobiliari e personali dell’imprenditore. Anche le banche devono insomma tornare a condividere i rischi dell’intrapresa, potenziando gli interventi di sostegno e passando ad una visione progettuale - e non meramente ragionieristico-contabile - degli investimenti.
Il credit crunch degli ultimi mesi ha purtroppo rappresentato, in questa fase congiunturale di particolare difficoltà, un ulteriore fattore congestionante della crisi: senza liquidità e senza supporti finanziari, tante imprese medio-piccole si sono trovate in balia del momento difficile e non hanno potuto o saputo intravedere possibili vie di uscita.
Oggi al credito spetta anche il compito di porsi come strumento di concreto supporto per la ripresa e la fuoriuscita dalla crisi.
Il protocollo d’intesa con il Banco di Napoli, presentato da Confindustria Salerno, si muove sicuramente - in maniera efficace e concreta - in questa direzione, giacché interviene sulla capitalizzazione delle imprese e sulla loro liquidità, anche attraverso la gestione agevolata degli insoluti. Non solo e non tanto, quindi, il mero rinvio di un anno delle rate dei mutui e dei leasing in essere, moratoria che di per sé non risolve le problematiche in campo: ma nuovi finanziamenti, apertura di linee di credito aggiuntive agli affidamenti in essere, sostegno a programmi di ricapitalizzazione che possono peraltro tradursi anche in un meno problematico rapporto con i criteri di valutazione imposti da Basilea 2.
Interventi significativi, quindi, quelli concordati da Confindustria e Banco di Napoli peraltro supportati, stando alle parole dei vertici dell’istituto di credito intervenuti a Salerno, da notevoli risorse finanziarie: sette miliardi di euro da dividere per le quattro regioni del Sud in cui opera il Banco di Napoli, che sicuramente garantiranno alle aziende la possibilità di riprendere quanto prima la via dello sviluppo su basi più solide.
Un ruolo determinante per la ripresa economica ed il rilancio del Mezzogiorno può essere svolto anche dalla costituenda Banca del Sud, finalizzata a raccogliere fondi attraverso strumenti innovativi e particolari agevolazioni fiscali, da investire nel Mezzogiorno in interventi infrastrutturali. È importante però accelerare la tempistica per garantire una piena operatività del nuovo istituto in tempi ragionevolmente brevi: da un lato infatti è importante che il nuovo istituto di credito non venga ad operare quando (si auspica nel 2010) gli effetti della crisi sono ormai alle spalle, ma soprattutto che la Banca del Sud svolga un ruolo incisivo e determinante nel 2013 quando finiranno gli interventi europei. Bisognerà, prima di quella data, individuare percorsi efficaci ed efficienti per una gestione ottimale delle risorse interne.
È necessario tuttavia - e su questo non possiamo non muovere un appunto critico alla strategia fin qui seguita del Governo - che in un disegno finalizzato alla riattivazione degli investimenti ed al rilancio del territorio, quest’ultimo trovi una piena e concreta rappresentatività. È necessario e opportuno cioè che nel capitale sociale del neonato istituto entrino di diritto anche le associazioni di categoria, come l’Ance, che sono in grado di rappresentare in maniera diretta ed immediata, le istanze del mondo imprenditoriale e del contesto in cui la Banca si accinge ad operare con i propri interventi.
Ineluttabile inoltre l’auspicio che la Banca del Sud - anche per le sue finalità statutarie - possa muoversi con la massima speditezza: che si ponga cioè come un istituto agile e snello, con lo sguardo rivolto segnatamente alle imprese di più ridotte dimensioni che rappresentano l’ossatura economica del Mezzogiorno. Politiche accentratorie ed eccessi di burocratismo possono difatti vanificare in tutto o in parte gli interventi dell’istituto e tradursi in ulteriori difficoltà parallele che andrebbero ad assommarsi a quelle - già spesso intollerabili - affrontate dalle imprese nelle loro quotidiane incombenze. La Banca del Sud deve essere in grado di valutare celermente la validità e l’efficacia degli investimenti, e di attivare i relativi canali di finanziamento in periodi temporali altrettanto brevi: altrimenti la sua mission è destinata a fallire già in partenza.
Quanto alle strategie, i percorsi individuati sulla carta ci sembrano di enorme interesse e di grandi potenzialità strategiche: dirottare sul Mezzogiorno i fondi privati raccolti attraverso l’emissione di bond specifici, di titoli garantiti dallo Stato o comunque fiscalmente agevolati per la realizzazione di grandi opere ed interventi infrastrutturali strategici. Proprio questa specifica finalità operativa impone il coinvolgimento immediato e diretto delle associazioni impegnate sul territorio per evitare, come purtroppo spessissimo è accaduto in passato, che l’onnipresenza e l’invadenza della politica - o peggio visioni personalistiche e campanilistiche del potere e degli investimenti da realizzare - si traducano (o possano tradursi) in interventi faraonici, clientelari o comunque slegati dal contesto in cui essi vengono realizzati.
La Banca del Sud deve essere quindi posta in grado di individuare con obiettività e serenità le infrastrutture assolutamente necessarie per il territorio e soprattutto strategiche ai fini della crescita economica, sociale e produttiva. |