Ricerca, innovazione, formazione:
occorre una sana, corretta e redditiva allocazione delle risorse
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Ricerca, innovazione, formazione:
occorre una sana, corretta
e redditiva allocazione delle risorse
Originalità, qualità, novità, affidabilità dei beni prodotti, sono le carte vincenti
con le quali poter affrontare la sfida sui mercati
di Cosimo Rummo, Presidente Confindustria Benevento
Pubblichiamo, di seguito, l’intervento del presidente di Confindustria Benevento, Cosimo Rummo, alle Assise di Confindustria Campania dello scorso 9 luglio.
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Ricerca, Innovazione, Formazione rappresentano gli asset strategici per tutti noi che facciamo impresa.
Come imprenditore, come presidente della più piccola territoriale della Campania, anche se brevissimamente, ritengo che vada fatto, in modo critico e autocritico come sistema, il resoconto di quanto non è stato fatto nel precedente POR 2000-2006.
Sono state bruciate e/o non utilizzate risorse notevoli con pochi benefici per le imprese e con una ricaduta sul sistema regionale difficilmente misurabile né per fatturato, né per posti di lavoro, né per ricadute concrete in termini di brevetti.
L’assessore alla Formazione, poi, candidamente, affermò che la formazione in Campania era virtuale e i fondi servivano a mantenere in vita i centri di formazione; cioè, erano utilizzati per garantire lo stipendio alla pletora di formatori che avrebbero dovuto formare innanzitutto loro stessi prima di avventurarsi a farlo con gli altri.
Rispetto a questa situazione noi, tutti noi, abbiamo avuto un atteggiamento colpevole e quasi di correità, con il nostro silenzio e la poca convinzione e forza con le quali abbiamo fatto sentire la nostra voce di dissenso.
Non abbiamo avuto il coraggio, coinvolgendo anche Confindustria centrale - che noi azionisti dobbiamo sempre avere accanto - e stimolarla a difendere e tutelare i nostri legittimi interessi, di ricorrere alla stessa Unione Europea e denunciare chi programmava e soprattutto sperperava i nostri soldi.
Spesso, infatti, ci sfugge finanche che i soldi sono i nostri grazie alla miriade di gabelle che versiamo perché visti solo e soltanto come mucche da mungere.
Ancor di più in Campania dove abbiamo tasse, benzina, energia tra le più alte d’Italia.
Oggi, soprattutto noi campani, non possiamo lamentarci per la mancanza di risorse destinate e disponibili per questi interventi ma dobbiamo iniziare a dettare noi le regole per il loro impiego, per non replicare quell’esperienza.
Per la Ricerca e Sviluppo abbiamo una disponibilità di 250 milioni di euro da parte dell’Unione Europea ai quali si sommano 445 milioni di euro provenienti da Fondi PON, a seguito della recente intesa MIUR-Regioni del Sud.
Considerevole è anche il plafond da utilizzare per la Formazione.
Complessivamente, sono davvero tanti soldi, soldi veri come ha richiesto recentemente la nostra presidente, se, però, effettivamente impiegati e, soprattutto, se bene investiti, stando attenti a controllare la reale ricaduta sul sistema produttivo campano.
Le mie riflessioni hanno avuto conferma, in un recente incontro sulla ricerca all’ASPEN Institute, dal professor Fabrizio Onida che ha dichiarato che «non si possono più finanziare, con i fondi della ricerca, pubblicazioni universitarie che non producono né brevetti, né fatturato, né posti di lavoro».
Dovremo anche sollecitare un correttivo al vincolo del Patto di Stabilità che pone freni al concreto utilizzo ed impiego delle risorse comunitarie.
Da qui, come sistema Confindustria, il nostro primo impegno.
Pretendere che siano finanziati progetti veri, che ci si attivi affinché si attui un monitoraggio continuo su che cosa viene finanziato e, soprattutto, un controllo costante sulla realizzazione, al di là di un serio controllo a consuntivo sui risultati raggiunti.
Dobbiamo, come sistema, chiedere un’inversione di tendenza; cambiare la filosofia degli interventi; pretendere che si finanzi ciò che è utile e necessario; verificare che tutto sia finalizzato a un processo e progetto di consolidamento, rilancio e crescita.
In definitiva, una sana, corretta e redditiva allocazione delle risorse.
Infine, dovremo sollecitare il Governo, con la collaborazione di Confindustria, dopo avere perso parte dei FAS, a sbloccare le risorse PON destinate alle azioni connesse a Industria 2015.
L’altro impegno che dovremo assumere oggi è quello di pungolare quotidianamente la Regione affinché, dialogando più frequentemente e tempestivamente con il nostro mondo, le progettualità presentate dal sistema delle imprese siano immediatamente cantierate.
Dovremo pretendere dalla Regione lo snellimento delle procedure deliberative ed autorizzative per mettere in condizione le imprese di realizzare i loro progetti.
Quindi, tempi codificati, trasparenza negli iter, certezza di diritto, rigidi controlli a monte e a valle perché è strategico per le imprese campane potere realizzare progetti di ricerca e sviluppo e progetti di formazione.
La ricerca consente a tutti noi di vincere la sfida della competitività puntando sempre sulla originalità, qualità, novità, affidabilità dei beni prodotti.
Sono le carte vincenti con le quali potere affrontare la sfida sui mercati.
Le imprese campane sono in grado, hanno tutte le caratteristiche per essere vincenti se accompagnate, concretamente, nei loro processi.
Come Confindustria Campania nella Ricerca e Sviluppo abbiamo già conseguito i primi risultati proponendo all’Assessorato regionale, che ha sposato la nostra proposta, una metodologia diversa ed innovativa rispetto al passato.
Dando vita ai tavoli sui grandi progetti ai quali hanno partecipato le Università, i Centri di Competenza, le imprese, non si sono frantumati gli interventi, si è data strategicità agli interventi stessi, si è creato un sistema con coesione programmatica, si è riusciti a mettere assieme, in filiera, anche le piccole imprese che altrimenti avrebbero avuto un difficile accesso alla ricerca.
Tutto è migliorabile e a noi il compito di migliorare questo assetto creando ulteriori occasioni anche per le piccole e medie imprese che rappresentano quasi il 98% del tessuto produttivo campano.
É chiaro che la Ricerca e Sviluppo non può produrre effetti positivi al sistema se non è accompagnata da un progetto di grande respiro sulla Formazione.
É attraverso la formazione che forgiamo i talenti; è attraverso la formazione che attiriamo talenti.
Come sistema campano, nonostante le considerevoli risorse fin qui spese, siamo ancora carenti su questa strategicità.
Abbiamo ancora troppo sommessamente chiesto e ribadito, come sistema, che la formazione deve essere delle imprese e per le imprese.
Non possiamo più tollerare che si finanzino progetti che si caratterizzano solo per alimentare il business della formazione. Anche qui, come sistema, qualche risultato lo abbiamo raggiunto ma dobbiamo essere in grado di proporre progetti di qualità e di filiera.
Abbiamo bisogno di competenze innovative e flessibili che possono e devono essere formate, forgiate, nelle nostre imprese.
Risorse umane adeguate e rispondenti alle esigenze delle aziende sono indispensabili per organizzare ed attuare i nostri processi di crescita.
Oggi si parla tanto di eccellenze; ebbene, la nostra prima eccellenza deve essere il patrimonio umano e professionale delle imprese.
Grazie a queste eccellenze, grazie ai talenti che riusciremo a valorizzare e ad attrarre, consolideremo la nostra presenza su tutti i mercati del mondo delle nostre eccellenze produttive.
La settimana scorsa, negli Stati Uniti, ho avuto il riscontro diretto di quale attenzione, interesse, successo ha tutto ciò che è made in Italy.
Nonostante, quindi, le correnti di pensiero catastrofiche, penso che il momento sia strategico per riaffermare e rafforzare il sistema delle nostre imprese.
É nei momenti di crisi, quando il gioco si fa duro, che emerge il vero DNA dell’imprenditore, la caratteristica che ci contraddistingue.
Abbiamo, come campani, la disponibilità di tutti gli strumenti per realizzare un grande progetto di rilancio e di crescita; dipende da noi e solo da noi vincere questa sfida di grande innovazione.
La pre-condizione è crederci, fortemente crederci.
É il sistema che ce lo chiede, è il territorio che lo attende, è il Paese che ne ha bisogno.
É su questa scommessa che verifichiamo anche la percezione concreta del ruolo sociale di impresa di ognuno di noi. |