Estate 2009,
ancora nubi sul turismo
In calo gli arrivi stranieri e italiani per la stagione estiva a causa del perdurare della crisi economica
di Raffaella Venerando
La crisi economica non ha risparmiato nessuno e nessun settore. Anche il turismo in Italia ha subito pesanti ripercussioni e si stima uscirà dalle secche soltanto nel 2011.
Per il momento soffre anche il turismo estivo, tradizionalmente pressoché indenne alle oscillazioni dei mercati.
Secondo le stime dell’ultima indagine congiunturale del Ciset - effettuata tramite la società di ricerche di mercato SWG-PublicaRes e svolta in collaborazione con Federturismo Confindustria - per il semestre maggio-ottobre 2009.
Il campione di imprese intervistate è rappresentato per il 38% da alberghi, per il 29% da intermediari, per il 13% da strutture congressuali e alberghi con annesso centro convegni, per il 9,7% da terme e alberghi termali, per il 4,3% da stabilimenti balneari, per il 3,2% da impianti di risalita e per il 3,2% da parchi a tema. Stando ai numeri dell’indagine, si è registrato e si registrerà un calo del 4,3% degli arrivi stranieri e del 3,7% delle presenze provenienti dall’estero rispetto allo stesso periodo del 2008. Per quanto riguarda invece i turisti italiani, gli arrivi dovrebbero subire una flessione all’incirca del 2,4% e le presenze (ovvero le notti) del 2,2% se paragonate all’estate 2008.
Gli operatori turistici afferenti al sistema confindustriale che hanno contribuito alla realizzazione dell’indagine ipotizzano una dinamica ancor più negativa in particolar modo per gli arrivi stranieri che dovrebbero diminuire del 8,3% e del 6,2% delle presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno 2008. Gli arrivi italiani invece dovrebbero calare del 3,5%, mentre nello stesso lasso temporale nel 2008 si attestavano sul 3,9% (vedi tabella 1).
La colpa di una frenata così brusca per il comparto turistico è da attribuirsi in larga misura al perdurare della crisi che non ha fatto altro che accentuare le difficoltà che già si erano manifestate sul finire dell’estate 2008.
Come riportato in tabella 2, secondo il 10% circa degli intervistati questa estate un aumento dei flussi e/o delle notti dall’estero sarà da attribuirsi alla capacità di attrazione dell’Italia, sia per la bellezza del paesaggio e del clima (25%), alla presenza di città d’arte e di risorse culturali di pregio (18,8%), alla qualità dell’offerta e delle infrastrutture (18,8%). Tutte note positive, cui si aggiunge l’efficacia delle campagne pubblicitarie fatte all’estero (12,5%), la sicurezza legata ai soggiorni nel nostro Paese (per il 6,2% degli intervistati l’Italia è una destinazione sicura) e la speranza che la ripresa economica arrivi presto, spazzando via con sé le nubi, per il 6,2% degli intervistati.
Oltre al perdurare della crisi economica europea e mondiale - riconosciuta come la causa principale della frenata del comparto turistico nel nostro Paese dal 70,4% degli intervistati - funziona invece da deterrente nella scelta del nostro Paese come destinazione turistica la scarsa competitività italiana in termini di rapporto qualità/prezzo (per 16,7% degli intervistati). Contribuiscono poi ancora la crescente concorrenza degli altri Paesi (per il 9,3% degli intervistati) e il deprezzamento del dollaro e della sterlina (3,7%), che influisce sulle scelte di vacanza soprattutto dei clienti dell’Italia (USA e Gran Bretagna), ma anche di tutti i paesi che ruotano nell’area del dollaro (Canada, Australia, ecc.).
Per quanto attiene invece al turismo domestico, gli associati a Federturismo che si dicono ottimisti rispetto all’aumento dei flussi e/o delle notti italiane nell’estate 2009 (14% circa degli intervistati totali), lo sono per ragioni tra loro apparentemente contrastanti. A causa della crisi infatti gli italiani si concederanno vacanze più brevi, prediligendo quindi il Bel Paese per periodi di più corta durata (risponde così il 36,8%) a scapito dell’estero (per un altro 36,8%), perché nel nostro Paese i prezzi risultano essere più contenuti rispetto altrove (15,8%) ma solo per uno scarso 5,3% per un miglioramento della promozione legata alle offerte degli operatori turistici.
Per quanto riguarda, invece, gli associati che si attendono una diminuzione dei turisti italiani nell’estate 2009, per il 92,5% degli intervistati - vale a dire quindi la quasi totalità - la causa è ascrivibile alla crisi economica, ma sorprende come tra le motivazioni scoraggianti si ritrovi anche la non economicità della vacanza in Italia per un contenuto seppur significativo 10% che ritiene il nostro Paese poco al passo con altri concorrenti in termini di rapporto rapporto qualità-prezzo.
Questo è il quadro generale del comparto ma ci si chiede se la crisi abbia inciso anche sul cambiamento nelle abitudini di consumo dei turisti, specie per quanto concerne il turismo domestico.
La contrazione c’è, interessa tutti i segmenti di domanda ed è di diversa intensità ma in relazione alle principali tipologie di turismo, primi nelle preferenze degli italiani saranno - stando alle cifre dell’analisi congiunturale di Federturismo-Confindustria - le crociere e l’agriturismo, cui seguiranno vacanze orientate al fitness e al benessere (Fig. 2).
Pur non rinunciando del tutto alle vacanze estive, gli italiani senz’altro si orienteranno verso tipologie di viaggio e soggiorno meno costose, preferendo ad esempio destinazioni più vicine oppure puntando ad offerte last minute. A rimarcare come quest’anno le vacanze in agriturismo incasseranno buoni risultati anche gli ultimi check di Agriturist (Confagricoltura), senza però che si registri - come afferma la presidente di Agriturist Vittoria Brancaccio - il tutto esaurito. Niente exploit, dunque, anche se per il mese di luglio dei 198mila posti letto disponibili nei 16.500 agriturismi italiani che offrono alloggio (+5% rispetto al 2008), saranno ospiti, sempre secondo Agriturist, poco più di 500mila persone con un’occupazione media dei posti letto arriverà al 34% (41% nel 2008). In agosto invece saranno 800.000 gli ospiti delle 16.500 aziende agrituristiche che offrono alloggio, un terzo dei quali stranieri, per complessivi 3,5 milioni di pernottamenti.
Il fatturato mensile del settore, tenuto anche conto della ristorazione e di altri servizi per visitatori non alloggiati, si dovrebbe attestare intorno ai 280 milioni di euro, con una contrazione, rispetto allo scorso anno, del 6%, dovuta soprattutto alla riduzione della durata dei periodi di soggiorno.
La domanda quindi tiene grazie alla ricchezza dell’offerta legata alla natura, alla cultura, all’enogastronomia. Come per altre aziende del settore, anche le imprese agrituristiche soffrono a causa della crisi e sono state costrette a congelare i prezzi, proponendo spesso offerte last minute, a fronte invece di costi di gestione che, nell’ultimo triennio, sono lievitati almeno del 10% per fare fronte alla crescente richiesta di comfort e servizi complementari da parte degli ospiti, e alla necessità di più incisive strategie di promozione. Sempre secondo Agriturist per l’estate 2009 i turisti sono orientati maggiormente verso offerte di agriturismo che comprendano in ordine decrescente 1) bassi costi; 2) passeggiate a cavallo; 3) la presenza di impianti di piscina; 4) possibilità di fare campeggio; 5) attrezzature per disabili e ristoranti per celiaci.
Tornando al rapporto Ciset-Federturismo si riscontra in leggera crescita la dinamica relativa delle vacanze al mare, al lago e in montagna, mentre pressoché stabile il turismo termale tradizionale. Fa registrare una dimunizione, invece, sempre secondo le risposte degli intervistati, il turismo d’affari e congressuale non soltanto a causa della stagionalità che interessa in modo particolare questa fetta di turismo, ma soprattutto in ragione della crisi.
Un’ultima voce completa il quadro delineato dall’indagine Ciset-Federturismo, quella relativa alla competitività del nostro Paese sullo scenario internazionale.
Secondo gli operatori turistici intervistati la capacità competitiva dell’Italia è in netta flessione relativamente alle aspettative dell’estate 2009 e poco riusciranno a incidere in positivo l’abbassamento dei prezzi che pur si riscontra.
E gli effetti della crisi economica uniti al fattore prezzo influiscono sulla capacità di spesa dei turisti, che si ipotizza in calo rispetto al semestre Maggio-Ottobre 2008.
Rispetto all’incoming europeo, l’Italia riesce comunque a mantenere la propria posizione fra le destinazioni scelte dai turisti tedeschi e austriaci segnando +3% circa. Per quanto concerne i mercati d’oltreoceano, invece, gli operatori segnalano flessioni dall’8 al 12% dagli Usa, per un perdurare di un rapporto di cambio sfavorevole. Stesso trend negativo per i turisti provenienti dal Giappone, con flessioni dal 10 al 20% circa. Gli operatori del settore, però, non mollano e credono ancora e fortemente nella rinascita del Paese una volta superata la fase di recessione che ha causato la caduta della domanda mondiale, colpendo non solo l’Italia ma anche i suoi più diretti competitors, come Spagna, Croazia e Grecia.
Lo stesso Matteo Marzotto, Presidente dell’Enit-Agenzia, esorta gli addetti ai lavori a non lasciarsi cadere in atteggiamenti di scoramento: «Dimentichiamo il pessimismo. Consideriamo pure che, per molte delle realtà turistiche italiane, la crisi non è di competitività ma è collegata alla caduta della domanda mondiale. L’Italia può essere ancora il paese più famoso nel mondo, ma va tenuto alto il livello di qualità dei servizi offerti contenendo, nel contempo, i prezzi degli stessi».
Nonostante le nubi, insomma, sull’industria dell’accoglienza turistica potrebbe tornare il sereno soprattutto se si comincia a lavorare ad azioni forti finalizzate a rivedere e promuovere meglio la destinazione Italia, sollecitando un intervento della politica per attuare le misure necessarie per il rilancio del settore.
Partendo dalla consapevolezza che la domanda del cliente negli anni è notevolmente cambiata, la ripresa potrebbe esserci offrendo un sistema di servizi diversi, diffusi e integrati tra di loro.
Bisognerebbe lavorare in conclusione a un nuovo modello di turismo, fatto di servizi integrati che rappresentano il vero tessuto connettivo del paese.
Solo così l’Italia potrebbe tornare ad essere il paese del sole.
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