Turismo, senza una governance forte non si cresce
Il ritorno all’industria
per crescere
Turismo, senza una governance forte non si cresce
di Daniel John Winteler, Presidente Federturismo
Per ridare all’Italia una posizione di leadership internazionale è indispensabile un approccio unitario e coordinato
Daniel John Winteler
Negli ultimi anni il mercato turistico è cambiato profondamente e la domanda di turismo è divenuta più complessa ed articolata. L’offerta di nuove aree e di servizi turistici impone a istituzioni ed operatori di difendere la competitività dell’Italia e confermare l’importanza del comparto turistico per la nostra economia. La globalizzazione, i cambiamenti demografici e l’evoluzione dei trasporti sono fattori decisivi nella rapida crescita dell’industria del turismo. Le tecnologie e l’innovazione hanno accorciato le distanze, si diffondono nuovi turismi eppure il nostro Paese fatica ad intercettare i flussi internazionali.
La recessione continua ad incidere sul mercato turistico in Italia anche nel 2009. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio italiano Cambi, a gennaio 2009, rispetto allo stesso mese del 2008, si è avuta una diminuzione delle spese dei viaggiatori stranieri in Italia del 6,2%.
Anche il segmento business ha risentito della crisi: un manager su due ha dichiarato di aver ridotto le spese per trasferte, convention e congressi a causa delle minori risorse economiche. Sulla base di queste previsioni si può supporre che nel 2009 in Italia, sia gli arrivi sia le presenze registreranno dei decrementi che potrebbero oscillare tra l’1,5% e il 2,5% rispetto ai dati del 2008.
La stagione estiva non promette risultati positivi. Secondo l’indagine condotta da Ciset e Federturismo Confindustria, si prevede per quest’estate una diminuzione degli arrivi dei turisti stranieri e delle presenze rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli italiani non rinunceranno alla vacanza, ma si orienteranno verso soggiorni più brevi, preferendo mete più vicine, in primis l’Italia e il bacino del Mediterraneo privilegiando le proposte che massimizzano il rapporto prezzo-qualità.
Il tema centrale rimane comunque la scarsa priorità ed attenzione riconosciuta al nostro settore.
Il turismo dà lavoro a due milioni e mezzo di persone e contribuisce per il 10% al prodotto interno lordo. Al pari di altri comparti industriali è un settore produttivo che va gestito secondo logiche d’impresa e necessita di programmi e obiettivi di medio lungo termine: è necessaria una reale concertazione tra le istituzioni e le associazioni di categoria affinché lavorino insieme in questa direzione.
Ci sono tutti i presupposti perché anche in Italia l’industria del turismo continui a dare una spinta determinante allo sviluppo, ma per contrastare la concorrenza di altri paesi, che spesso hanno molto meno da offrire, le imprese del turismo devono essere messe in condizione di poter competere, innanzitutto in termini di qualità e innovazione.
Ragioni legate alla struttura del settore pesano sulla nostra capacità di attrazione. L’industria turistica soffre di una governance debole e frammentata e la sede istituzionale delle politiche turistiche manca di poteri e competenze per controbilanciare le iniziative autonome, spesso dispersive, delle Regioni.
Abbiamo bisogno di un coordinamento forte delle attività di promozione, per ottimizzare gli investimenti ed evitare gli sprechi. Il problema non è la quantità di risorse complessivamente destinate al turismo. Le Regioni spendono in media più di 300 milioni di euro all’anno per la promozione turistica, l’ENIT negli ultimi tre anni ne ha spesi circa 24 di milioni all’anno.
Si pone piuttosto, e in maniera urgente, il problema dell'utilizzo efficiente dei fondi, obiettivo difficile da raggiungere finché si sovrapporranno attività promozionali disperse in una miriade di centri decisionali. L’ENIT deve essere sempre di più un'efficace agenzia di promozione, con un’impostazione snella e manageriale che dia adeguata attenzione a tutte le rappresentanze delle imprese.
Urgono politiche promozionali e di marketing coordinate ed efficaci, standard di qualità credibili ed omogenei che consentano di valorizzare giustamente le strutture e costituiscano le basi per una concorrenza leale tra operatori.
É indispensabile intervenire con misure economiche e non solo promozionali per contrastare la stagionalità che scoraggia gli investimenti in innovazione e qualità. Questo risultato può essere raggiunto sostenendo la domanda di servizi turistici sia per gli italiani (utilizzando i “buoni vacanza”), sia verso gli stranieri con politiche di marketing mirate.
L’offerta, nei periodi di bassa stagione può essere sostenuta con la defiscalizzazione e decontribuzione del costo del lavoro.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una svolta importante, con la nomina del Ministro senza portafoglio per il turismo. Si è trattato di un segno dell’interesse del governo per una maggiore visibilità istituzionale all’industria turistica. Perché questa riforma non si esaurisca in un puro fatto nominalistico, però, è necessario che alla nomina del Ministro corrisponda l’attribuzione di effettivi poteri di coordinamento e di risorse. Soprattutto al nuovo assetto istituzionale deve seguire una vera integrazione delle politiche per il turismo con le altre politiche rilevanti, dai trasporti, alle infrastrutture, ai beni culturali, alla sicurezza, all’ambiente.
La recente approvazione del provvedimento sulla rivalutazione degli immobili d’impresa è un successo della collaborazione tra pubblico e privato ma rimane ancora urgente il livellamento dell’IVA a quello dei nostri concorrenti.
L’accordo “Italia & turismo” sottoscritto da banche, governo ed associazioni di categoria, con una dote di 1,6 miliardi, è un modo per facilitare l’accesso alle risorse creditizie. É importante però che di esso benefici tutta la filiera del turismo.
L’industria turistica è un settore produttivo complesso e forte e come tale deve essere visto nelle politiche per lo sviluppo.
Per ridare all’Italia una posizione di leadership internazionale nel turismo e per riaffermare il prestigio del marchio Italia è indispensabile un approccio unitario e coordinato. |