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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO-SETTEMBRE 2009
 


UNIONE Industriali DI napoli - Home Page
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Lettieri: ecco le condizioni per rilanciare il territorio

Da Napoli si chiede al governo di dare centralità alle politiche di crescita economica
nelle aree sottoutilizzate





Pubblichiamo in queste pagine la relazione del Presidente dell’Unione Industriali di Napoli, Giovanni Lettieri, svolta all’Assemblea Pubblica dell’Associazione, martedì 30 giugno 2009. Nel corso dell’Assemblea è stato consegnato un premio per esponenti di eccellenza del mondo dell’arte, dello sport, della danza, dell’imprenditoria e della comunicazione provenienti da Napoli e che hanno raggiunto i massimi vertici nel proprio campo all’estero.
***


Il luogo scelto, quest’anno, per celebrare la nostra Assemblea è simbolo di storia, di cultura, di ingegneria, di rinascita.
«Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita [...] Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea».
Cosi scriveva Stendhal, nel 1817.
Patrimonio Unesco, il Teatro San Carlo è segno di un primato della città.
Il grande fermento e gli splendori di epoche passate devono suscitare oggi impulso a fare, capacità creativa e forte ambizione per il futuro.
Questa voglia di spirito costruttivo è ben presente nella comunità cittadina.
É compressa, e resta ancora inespressa, per la troppa inconcludenza che, a volte, fiacca anche l'impegno più audace.
Il genius loci napoletano, invece, ha molto da dire nel mondo globalizzato.
La stessa riformulazione degli assetti economici mondiali pone in evidenza il pensiero maturato nei secoli in questa città.
L'illuminismo scozzese di Adam Smith, per esempio, ha avuto proprio in quello partenopeo un valido, autonomo e proficuo confronto.
L'abate Antonio Genovesi, illustre personaggio del '700, proprio qui a Napoli, seppe intravedere e propugnare la fiducia, l'etica, l'efficienza quali elementi caratterizzanti il mercato.
A Napoli è stata istituita la prima cattedra di economia in Europa, da cui partivano gli insegnamenti per un mercato fondato sull'etica del ben fare.
Allora, come in tante altre occasioni, Napoli è giunta prima.
Poi ha dissipato vantaggi posizionali e risorse in una mediocre gestione del quotidiano.

Napoli ha storicamente attratto talenti: protagonisti del pensiero scientifico, imprenditori, uomini di cultura, artisti, affascinati da una città accogliente, cosmopolita, economicamente dinamica.
Per questo proviamo una profonda indignazione quando la nostra città non svolge la funzione sua, propria, di grande metropoli internazionale.
Non siamo riusciti - dall'Unità d'Italia in poi - ad avere un periodo di crescita costante e duraturo, malgrado un territorio di eccezionale bellezza e dotato di un patrimonio storico, artistico e umano, unico al mondo.

Non abbiamo saputo consolidare i risultati, promuovere le invenzioni, le innovazioni.
Un altro grande patrimonio di questa città sono, oggi, i napoletani di successo nel mondo.
Noi non li abbiamo dimenticati. Tutt'altro. Li vogliamo vicini nella sfida di rilancio della città.
Sono ambasciatori dell'intelligenza e del cuore napoletano.
A loro è dedicata la vetrina della nostra Assemblea annuale.
Oggi sono presenti, tra noi, alcuni rappresentanti eccellenti del mondo imprenditoriale, della ricerca, della cultura, dell'arte, della diplomazia, delle istituzioni sovranazionali, dello sport.
Nella loro testimonianza sono evidenti i legami indissolubili con la città e soprattutto la loro voglia di partecipare alla rinascita di Napoli.
Abbiamo persone, dotazioni e forze, qui a Napoli e in Campania, per aprire un nuovo ciclo di progresso.
C'è una imprenditoria sana e pronta ad essere protagonista della trasformazione.
C'è l'impegno della Chiesa, che proprio quest'anno s'interroga, a vent'anni dal documento sul Mezzogiorno, sulla formazione della coscienza religiosa e civile nel Sud e rilancia, con l'esempio del Cardinale Sepe, la propria missione.
C'è un volontariato sempre più presente nelle situazioni di emarginazione.
Ci sono intelligenze dal pensiero profondo che indicano strade originali.
Ci sono, in sintesi, uomini e forze che spingono alle porte delle Istituzioni affinché un nuovo modo di sentire l'impegno pubblico si impossessi dei centri decisionali.
Dobbiamo però evitare macroscopici errori del passato.
A differenza di altre città che hanno saputo ripensare e attuare nuovi contesti produttivi, e, prima ancora, urbanistici e civili, a Napoli si è tentato di costruire un’artificiosa pace sociale.
Basata sulla spesa pubblica “a pioggia”, su improduttivi carrozzoni controllati dagli enti locali e privi di una mission aziendale, su un bacino di LSU che non ha eguali in Italia.

Oggi la città, la sua area metropolitana, vivono la fase di crisi e di impoverimento più acuta, al termine di una lunga parabola discendente iniziata con i processi di deindustrializzazione ad Est e Ovest.
Sono vent’anni che siamo inchiodati alla stessa agenda, agli stessi temi, agli stessi problemi, con obiettivi che diventano miraggi e mai realizzazioni.
Tutto ciò ha provocato l'asfissiante stasi sociale che oggi viviamo.
Dobbiamo combattere la degenerazione di un assurdo corporativismo nel quale Napoli è precipitata, che alimenta pigrizia, spinge tanti giovani ad andare via, comprime l'impegno di quelli che restano.
Chi nasce povero in questa città, troppo spesso resta povero per l'intera vita.
Vogliamo che si affermi una società aperta, libera, in movimento.

Ad un giovane avvocato, ad una giovane ricercatrice, ad un giovane economista o architetto di Napoli, deve essere offerta la possibilità di esprimersi professionalmente anche nella propria città.
Si sta rubando il futuro ai nostri giovani!
Rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo.
Abbiamo bisogno di pragmatismo: più fatti, più cose tangibili, apprezzate dalla gente, in grado di rigenerare fiducia.
Lo abbiamo detto più volte!
Il piano regolatore di Napoli, anche se di recente approvazione, è inadeguato, ingessa il patrimonio abitativo e riduce le convenienze a ristrutturarlo.
Anche per questo, oggi a Napoli, viene tolta a giovani coppie la possibilità di avere una dignitosa abitazione; i prezzi delle case assumono valori insostenibili.
Perdura il controllo pubblico della gestione dei servizi locali, non è stata realizzata la multiutility nei settori strategici dell’acqua e dell’energia, non ci sono state vere ed incisive riforme degli apparati amministrativi locali, manca la normalità del vivere quotidiano.

Il Premier Silvio Berlusconi

Presidente Berlusconi
, grazie per essere anche oggi con noi.
La Sua attenzione e il Suo impegno per Napoli hanno dato il senso della concretezza, hanno raggiunto in tempi stretti risultati fondamentali, hanno affrancato la città da una immagine negativa.
Lei sa bene, Presidente, che a una buona comunicazione deve seguire un buon prodotto, altrimenti risorse e tempo sono sprecati.
Dobbiamo lavorare sul “prodotto Napoli”.
Napoli, emblema del Mezzogiorno, deve recuperare una missione di ampio respiro internazionale, tra i grandi centri urbani, motori di sviluppo di più vasti territori macroregionali.
Napoli deve saper sprigionare tutta la sua energia, dentro un contesto che non può che vederla come una grande capitale europea nel Mediterraneo.
Presidente Berlusconi, con nuovi e diversi presupposti, con una nuova e diversa classe dirigente, noi chiederemo una Legge ad hoc per Napoli.
Come già avvenuto per Lecce, Siena, per Venezia e da ultimo per Roma, noi siamo convinti che Napoli, terza città d’Italia, Capitale del Mezzogiorno, incamminata su una nuova prospettiva, susciterebbe nel Sistema Paese, nel Governo, nel Parlamento impegni e sostegno.
Si identifichino, quindi, una missione e un profilo identitario per la città e per il suo tessuto produttivo.
Si individuino assi strategici su cui investire.
Si selezionino interventi strutturali, di natura urbanistica e funzionale.
Confluisca tutto in un provvedimento legislativo, con allegato il cronoprogramma attuativo, e il conseguente piano finanziario per la sua realizzazione, ma soprattutto si prevedano poteri speciali per una rapida realizzazione.
Non mancheranno apporti imprenditoriali e capitali privati anche internazionali.
Non è un problema di risorse finanziarie.

Ci sono fondi CIPE non spesi.
Le risorse europee dell’Obiettivo Convergenza e quelle del Fondo Sociale Europeo.
I fondi del FAS, che non devono più essere utilizzati per altri fini.
Si deve puntare sulla qualità della spesa pubblica, su progetti realistici, sulla capacità di realizzarli con un grande ritorno per l'intero Paese.
Ripeto, abbiamo voglia di guardare avanti.
Di elaborare un Progetto Napoli futura che contribuisca alla ricchezza nazionale più dell'attuale misero 3%.


Gruppo dei napoletani eccellenti premiati all’Assemblea

Gli interventi strutturali devono anche mirare a decongestionare il territorio urbano.
Delocalizzare l’aeroporto e, nell’area di Capodichino, estendere la città.
Che sia Grazzanise il nuovo aeroporto di Napoli.
Lo stadio San Paolo deve essere delocalizzato per ridare vivibilità all’area di Fuorigrotta.
Bisogna accelerare il processo di trasferimento della Nato da Bagnoli e utilizzare quelle aree, insieme ai quasi 5 milioni di mq. di proprietà del Comune nella zona occidentale, per allargare Napoli e alleggerire il Centro.
La riconversione di Napoli Est e Bagnoli va portata a termine con la realizzazione di progetti di effettivo valore economico.

 Giovanni Lettieri

Il Centro storico, uno dei più importanti d'Europa, per estensione e contenuto, oggi privo del Piano di gestione più volte sollecitato dall'Unesco, deve essere interessato a misure di riqualificazione del suo immenso patrimonio.
Il Water Front da Vigliena a Bagnoli deve essere riorganizzato e la città aperta al mare.
Il porto commerciale ripensato e ristrutturato.
La legge su Napoli darebbe una grande svolta per vincere l'inerzia iniziale.

Darebbe, inoltre, possibilità di formulare e di attuare l'indispensabile Piano Strategico, un Master Plan incentrato sulla configurazione dell'intera area metropolitana.
Dobbiamo spostare, con la realizzazione del Piano Strategico, le porte della città, ricomprendere le periferie, integrare le grandi realtà urbane che cintano Napoli.
Con un unico e organico disegno.
Apriamo le porte alla modernità !

Puntiamo sulle pari opportunità, per colmare il gap di circa 20 punti che separa il nostro tasso di occupazione femminile dalla media europea e conseguire così una crescita del PIL di 10 punti percentuali.
Attuiamo le riforme amministrative, nodo centrale di un nuovo orizzonte di progresso.
Costruiamo efficienti canali di trasferimento tecnologico, per realizzare la “filiera della conoscenza”.
Investiamo sulle reti di nuova generazione, per la diffusione della banda larga.
Riformiamo il mercato del lavoro, per valorizzare l'immenso capitale umano.
Ed ancora.
Napoli deve essere protagonista della nuova fase di Cooperazione Territoriale Europea e delle Politiche Europee di Vicinato.
Competitiva rispetto alla galassia di opportunità offerte dai Programmi a Sportello di Bruxelles.
Capace di ispirare la spesa delle risorse “Obiettivo Convergenza”, secondo le direttrici contenute nell’Agenda di Lisbona.
Dinamica nella capacità di intercettare le chances offerte dalla nascente Unione per il Mediterraneo con tutto il suo corredo di iniziative, programmi, azioni.
In prima fila per raggiungere gli obiettivi del nuovo Programma “Erasmus universale”.
Ecco, se si tracciasse una linea di sviluppo di questa portata, da porre al centro dell’agenda politica nazionale, tutte le forze vive della città e della regione - imprese, università, ordini professionali, forze sociali, centri di ricerca, mondo della cultura - si sentirebbero coinvolte e partecipi di un grande disegno di trasformazione.
Napoli, lungo la sua secolare storia, ha conosciuto momenti di entusiasmo che, immancabilmente, sono precipitati in periodi drammatici di grande depressione.
Per questo persiste una mentalità votata alla rassegnazione.
Dobbiamo debellare questo spirito fatalista.
Dare centralità agli aspetti educativi, ai bambini, alle famiglie.
Investire nella scuola.
Portare sul piano collettivo il valore dell'impegno, della legalità, della cultura.
Creare le condizioni per attrarre a Napoli giovani studenti stranieri, futura classe dirigente dei Paesi d'origine.

Se si afferma questa visione, se si attua questo programma, se si realizzano questi progetti, stabiliremo un circolo virtuoso tra ciò che desideriamo e ciò che riusciremo a realizzare.
In Campania le condizioni sono obiettivamente molto critiche.

Con il Governo regionale abbiamo avuto una interlocuzione costruttiva, tuttavia molte nostre sollecitazioni non hanno trovato riscontro.
I dati Banca d’Italia hanno indicato, per la nostra regione, il pil più basso del Paese.
L’Istat segnala per il primo trimestre 2009 una perdita di circa 33.000 posti di lavoro.
L’intera regione vive la fase di crisi più acuta dal 2000 ad oggi.
É prima per indice di povertà.
Le nuove opere come la rete metropolitana, ancorché apprezzata e di grande valenza, lasciano irrisolto il problema dell'economicità della gestione. Un problema che riguarda il trasporto pubblico in generale.
Alcune cose vanno fatte subito:
- completare, dopo l'entrata in funzione di Acerra, il programma per il ciclo integrale dei rifiuti;
- consolidare l’apparato manifatturiero;
- confermare il valore strategico degli stabilimenti produttivi della filiera dell'auto;
- rilanciare le importanti attività aerospaziali;
- assicurare ambienti favorevoli alle tante piccole imprese e agli artigiani;
- riprendere le strategie organiche per l'offerta e l'attrazione turistica.
Molto dipende da noi.
Tanto dipende dalle politiche del Governo.
Ma è inutile nasconderci che ogni richiesta al Governo centrale sconti nel Paese una convinzione sempre più radicata che i mali del Sud dipendano dal Sud e dalla sua classe dirigente.
Vera o esagerata che sia, con questa convinzione noi meridionali dobbiamo confrontarci e saperla smentire con i fatti.

Alle Regioni del Sud tocca riconquistare credibilità.
La Campania deve svolgere un ruolo guida.
É fondamentale, quindi, agire per dotarsi di interventi chiari e strutturali. Anche a livello di bilanci regionali.
Forte è la preoccupazione per la gestione della spesa pubblica corrente, a cominciare dalla sanità.
Restano alte le addizionali regionali sull'imposizione del reddito d'impresa e del lavoro.
Il costo dell’energia per le industrie è tra i più elevati d’Italia.
Lo stesso programma europeo 2007-2013, ancora sostanzialmente fermo, doveva assumere ben altro slancio, generare nuovo entusiasmo, ed emendare errori passati.
Noi vogliamo una Campania diversa.
Che sappia finalmente utilizzare al meglio le enormi potenzialità offerte dal territorio, favorisca l’attività di chi produce e crea sviluppo, funga da traino all’intero Mezzogiorno.
Io sono convinto quanto Lei, Presidente Berlusconi, che sarebbe più semplice fare la rivoluzione che le riforme!
Nella mediazione, sempre necessaria, dovremmo inventarci un'azione intermedia tra rivoluzioni e riforme.
Abbiamo bisogno di un vero e proprio turnaround regionale, dall'organizzazione dei servizi, alla macchina burocratica, fino alla razionalizzazione delle innumerevoli società controllate e partecipate.
É giunto il momento di dire basta a piccoli interventi graduali.
Ed è praticabile questa strada!
Anche nel pubblico ci sono bravi dirigenti, ottimi impiegati, troppo spesso scoraggiati e mortificati da percorsi di carriera nemmeno lontanamente basati su una necessaria e sacrosanta meritocrazia.
Se motivati, possono contribuire all'attuazione delle riforme e al cambiamento!
In Campania, al pari di Napoli, si sente l'esigenza di una nuova fase che rompa gli stanchi schemi sui quali vive la politica locale.
Dobbiamo avere un approccio attivo al federalismo fiscale, considerandolo un’opportunità e agendo di conseguenza.
La fiscalità di vantaggio possiamo realizzarla a livello regionale.
Dobbiamo completare le infrastrutture.
Dare vita, contestualmente, ad un ampio programma di risanamento ambientale.
É urgente bonificare aree mortificate dall'azione criminale, dall'incoscienza e dallo scarso controllo pubblico.
Con un territorio vivibile saremo in grado di attrarre quote consistenti del turismo internazionale i cui trend sono in continua crescita e raggiungeranno nei prossimi anni il miliardo di persone.
Possiamo soddisfare, qui in Campania, ogni esigenza turistica.
É evidente che i problemi di Napoli, della Campania e del Mezzogiorno sono ulteriormente acuiti da una più ampia crisi di portata internazionale.
Una parte delle risposte per fronteggiarla spetta ai vertici mondiali.
C'è molta attesa, quindi, per il summit G8 dell'Aquila.
Abbiamo bisogno di un sistema di poche, semplici, efficaci regole rispettate da tutti.
Nella relazione della Presidente Marcegaglia all'Assemblea di Confindustria e nei suoi successivi interventi ci sono tutte le aspettative del sistema imprenditoriale.
Confermiamo, in linea con la nostra Presidente, la valutazione positiva dei primi provvedimenti del Governo nazionale per fronteggiare la crisi, ma anche la necessità di procedere con coraggio e celermente sul piano delle riforme strutturali.
Bene le misure a sostegno del reddito e dell’occupazione.
Bene la detassazione degli utili reinvestiti.
Ma ora occorre attivare la leva fiscale nelle forme del credito d'imposta per gli investimenti, per la ricerca, per l'innovazione.
Per l'internazionalizzazione continuare la fase di rinnovamento avviata in Simest per conferirgli una più ampia ed efficace missione di supporto alle imprese.
Sono strumenti imprescindibili per una politica industriale da rafforzare e da ampliare.
Si tratta di veri e propri investimenti destinati ad avere un ritorno economico per lo Stato e la comunità.
Al Governo nazionale chiediamo di dare centralità alle politiche di crescita economica nelle aree sottoutilizzate.
Possiamo contare nel Sud su un tessuto economico importante che merita attenzione.
Non mancano centri di ricerca pubblici e privati di avanguardia.
Le Forze dell'Ordine e la Magistratura stanno conseguendo buoni risultati nella lotta contro la criminalità, che ci fanno ben sperare.
Centralità del Mezzogiorno significa offrire un quadro certo e stabile di sostegno.
Presentiamoci all'appuntamento con i 150 anni dall'Unità d'Italia con un Mezzogiorno riconsiderato quale opportunità di crescita per l’Italia intera.
Presidente Berlusconi, Napoli e il Mezzogiorno vogliono stabilire un patto col Paese.
Di questo patto, credo che Lei possa essere garante.
La svolta è possibile!
Noi ci crediamo.
Da imprenditori ci stiamo misurando con gli effetti della crisi, che si aggiunge a difficoltà strutturali, ma non abbiamo perso fiducia.
Continueremo questo nostro impegno.
Siamo convinti che, proprio laddove la crisi economica si combini con ritardi strutturali, ci sia l'occasione per operare con originalità ed efficacia.
Napoli, la Campania e il Mezzogiorno devono saper assicurare all'intero sistema nazionale maggiore efficienza e più alti livelli di sviluppo.
L'anno scorso nella nostra Assemblea abbiamo messo in evidenza alcune delle imprese eccellenti napoletane.
Il messaggio che abbiamo voluto lanciare è di un ottimismo che nasca da fatti concreti, da storie personali ed imprenditoriali, ben conosciute ed apprezzate in Italia e all'estero.
Come associazione industriale, prima nel Mezzogiorno, stiamo dando forte il senso di vicinanza alle imprese.
Abbiamo firmato un protocollo d’intesa con l’Abi.
Prevede per le aziende la postergazione delle rate dei mutui sui beni strumentali, per l’anno 2009 e 2010.
Sollecitiamo continuamente la Pubblica Amministrazione per i pagamenti dei debiti scaduti, specie nella sanità.
Chiediamo, inoltre, agli Enti locali e alle aziende pubbliche di aprire i cantieri di opere già programmate.
C’è una nuova consapevolezza negli imprenditori.
Alla presenza del Ministro Maroni, abbiamo firmato, con grande senso di responsabilità, un protocollo d’intesa con il Prefetto Pansa, il Questore, la Magistratura e le Forze dell’Ordine, atto a salvaguardare le attività produttive delle aziende i cui beni sono stati sequestrati alle organizzazioni criminali. Metteremo a disposizione manager per la continuità delle attività, per preservare innanzitutto occupazione e ricchezza del territorio.
L'Unione degli Industriali di Napoli ha chiamato a collaborare intelligenze e passioni civili.
Ha costituito un Comitato scientifico con eminenti personalità, che, consentitemi, ringrazio per la loro disponibilità.
Ha incaricato 20 giovani ricercatori di elaborare progetti tematici. Ha stabilito con le fondazioni e le associazioni meridionaliste più dirette collaborazioni. Oggi abbiamo ascoltato le testimonianze dei napoletani nel mondo.
Ci sono da insegnamento e da stimolo.
Affidiamo loro il messaggio che Napoli è viva e forte nelle sue aspirazioni e che soprattutto ha uomini e donne pronti ad impegnarsi per il suo pieno riscatto.
Il dovere civico della partecipazione, in tutti noi, è rafforzato dal vincolo indissolubile dell'impresa al territorio e alla città.
Se Napoli saprà riprendere la strada del progresso, l'iniziativa privata, economica e finanziaria, ne sosterrà la crescita.
Ne sono certo.
Personalmente condivido la passione per l'impegno diretto, e la fiducia per una svolta, con tanti Imprenditori dell'Unione di Napoli e con tante persone che in questa città hanno scelto di vivere.
Abbiamo proposto con continuità temi, necessità, obiettivi, programmi e interventi che, se realizzati, avrebbero potuto dare il senso della svolta, evitato mortificazioni.
Meritavamo, di sicuro, interlocutori istituzionali più attenti, disponibili al dialogo, proiettati al cambiamento.
Abbiamo posto l'accento sulle dotazioni e sulle potenzialità del nostro territorio, non trascurando drammi e problemi, che da limiti di questa città possono trasformarsi in grandi opportunità.
Abbiamo chiesto con forza un cambio di marcia nella conduzione dell'azione pubblica.
Abbiamo detto che Napoli, emblema del Mezzogiorno, può e deve esprimere una nuova leadership e una nuova classe dirigente.
Lo ripeto oggi con ancora maggiore convinzione.
Presidente Berlusconi, Cardinale Sepe, Autorità, Presidente Marcegaglia, Gentili Ospiti, Imprenditrici ed Imprenditori, la soddisfazione che ci può ripagare del nostro lavoro è che Napoli, la Campania, il Mezzogiorno possano presto esprimere la loro reale potenzialità, la loro carica vitale.
L’anno scorso abbiamo premiato le imprese eccellenti.
Quest’anno il riconoscimento è stato conferito ai napoletani eccellenti nel mondo.
C’è però un premio che, da parte nostra, va sempre idealmente riconosciuto agli imprenditori che continuano a investire sul territorio, ai professionisti, ai giovani, alle donne che hanno scelto di vivere e di impegnarsi in questa città.
Non si arrendono, hanno speranza, esprimono fiducia, hanno capacità.
Con coraggio sono pronti ad assumere sempre più ampie responsabilità.

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