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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2008
 


Inserto

PROGETTO CSR
Marketing sociale e filantropia strategica per le imprese

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“PiÙ autonomia, piÙ responsabilitÀ,
piÙ valutazione”

“Abbattere per Ricostruire”

di Rossella Rodelli Giavarini, Presidente Confindustria Finco
Federazione Industrie e Prodotti, Impianti e Servizi per le Costruzioni


“Abbattere per Ricostruire”

Contenuti e dettagli del progetto che mira a riqualificare la città
e a definire una nuova e più efficace politica abitativa

Con il progetto “Abbattere per Ricostruire” Confindustria-Finco, Federazione Industrie Prodotti Impianti e Servizi per le Costruzioni, propone una risposta efficace a tre gravose questioni le cui soluzioni sono ormai improcrastinabili: la riqualificazione urbana delle nostre città, con particolare riferimento alle periferie degradate dei grandi centri, e uno start-up a positivo impatto ambientale che abbia una finalità di forte riduzione degli sprechi energetici nonchè la creazione di piccoli alloggi a basso costo.
La Finco infatti è da sempre impegnata a promuovere una cultura industriale e urbanistica diretta alla tutela e al rispetto dell’ambiente, non solo attraverso interventi una tantum, ma in base ad un vero e proprio “piano strategico” di riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano; in tale contesto un’adeguata educazione alla “demolizione e ricostruzione” diviene lo strumento principale atto a fornire fattive risposte per un decisivo miglioramento, qualitativo ed estetico, dei nostri contesti urbani.
Un percorso ad ampio raggio che verterebbe su una sinergia tra edilizia pubblica e privata, responsabilizzate da una “regia pubblica” di coordinamento. Il progetto “Abbattere per Ricostruire” è dunque la risposta alle pressanti esigenze economiche, politiche, sociali e ambientali evidenziatesi negli ultimi anni nei nostri contesti urbani. Sono gli stessi obiettivi di Kyoto a spingere il settore verso questa direzione: l’adesione al suddetto Protocollo implica infatti per il nostro Paese un abbattimento delle emissioni a un livello medio, nel periodo 2008-2012, del 6,5% inferiore rispetto al 1990. Risultato improbabile senza una decisa revisione dei criteri di efficienza del patrimonio immobiliare, a meno che non si voglia penalizzare in modo fatale il solo settore industriale. Riqualificare la città significa innanzitutto portare a compimento interventi di trasformazione, a volte anche radicali di sostituzione, come la demolizione e la ricostruzione di edifici obsoleti, privi di valore architettonico ed inquinanti, dislocati soprattutto nelle periferie delle grandi città, ed in secondo luogo definire una nuova politica abitativa, anche finalizzata ad attrarre nelle città capitale umano qualificato, oltre che giovani coppie e fasce di popolazione che necessitano di alloggi economici.
 Per l’applicazione del sistema sono poi naturalmente necessari dei fondi, che possono essere reperiti tramite strumenti di partnership pubblico-privato (Project Financing), attraverso la valorizzazione del patrimonio immobiliare del Demanio e con normative di favore riguardanti i cosiddetti “crediti edilizi”.
Non va poi sottovalutata l’ipotesi di destinare una parte dell’eventuale extragettito previsto per i prossimi anni allo start-up di un progetto come “Abbattere per Ricostruire”, certamente volano di sviluppo ad alto e positivo impatto sociale. Finco è determinata a contribuire alle operazioni di individuazione e sostegno di tutte le iniziative che, oltre ad essere di ausilio agli strati più deboli, siano capaci di generare crescita.
Nel dettaglio, la proposta “Abbattere per Ricostruire” ha due obiettivi:
- servire a operare nei contesti più difficili, caratterizzati dalla polverizzazione della proprietà, dal progressivo deterioramento degli immobili e dal disagio socio-economico dei cittadini;
- definire procedure più efficaci per un miglior utilizzo dei fondi nazionali ed europei, oltre che sensibilizzare maggiormente le Amministrazioni nell’applicare criteri di qualità ambientale e del costruito.
Tali obiettivi si dovranno perseguire in sei diversi ambiti d’intervento:
- Tessuti urbani degradati caratterizzati da elevato disagio sociale.
- Quartieri e complessi di edilizia residenziale pubblica.
- Quartieri di edilizia residenziale privata con elevata obsolescenza.
- Tessuti abusivi non consolidati, con disordine urbanistico e carenza grave di servizi.
- Tessuti urbani funzionalmente dimessi.
- Aree esposte a rischi idrogeologici.
Gli strumenti da utilizzare per la realizzazione del progetto sono sostanzialmente tre:
- Demolizione del patrimonio irrecuperabile, cioè di tutte quelle aree di abusivismo edilizio non condonabile, oltre ai complessi situati in zone idrogeologiche, vulcaniche e sismiche ad alto rischio, con particolare attenzione nel reperire le risorse pubbliche per il recupero ambientale del territorio.
- Riqualificazione architettonica del patrimonio urbanistico in forte degrado, mirante alla diffusione della qualità edilizia tramite strumenti flessibili e incentivanti, evitando forme di coercizione ai danni dei proprietari.
- Ripensamento degli standard urbanistici per la riqualificazione delle città, coinvolgendo tutti gli attori del processo costruttivo al fine d’individuare i criteri più idonei per migliorare gli standard urbanistici.
Un progetto ambizioso come “Abbattere per Ricostruire” non può esulare da una solida regia in grado di assicurarne l’organizzazione e l’effettiva esecuzione; per tali motivi Finco è orientata a suggerire un coordinamento pubblico del progetto da articolarsi su una serie di proposte da avanzare agli enti pubblici nazionali e locali. Allo Stato infatti toccherebbe la predisposizione degli idonei strumenti legislativi in grado di eliminare gli attuali ostacoli alla realizzazione della proposta. Questi vincoli sono soprattutto di natura urbanistica e fiscale. Nel primo caso lo Stato dovrebbe farsi carico di una riforma della Legge Quadro Nazionale in materia, di una revisione di tutta la normativa applicabile al settore, e della rimodulazione del DM 1444/1968 che impone l’obbligo di ricostruire con le stesse cubature dei vecchi edifici demoliti e con la medesima destinazione d’uso. In materia fiscale è necessario incentivare il progetto tramite l’introduzione di bonus urbanistico-ambientali/crediti edilizi, e la stabilizzazione della riduzione Irpef del 36% per il recupero del patrimonio edilizio estesa al 55% nel caso di opere comprovanti il risparmio energetico, con tetti più consistenti degli attuali. Oltre a tali iniziative, occorrerebbe prevedere adeguati fondi da stanziare nelle prossime Leggi Finanziarie per l’attivazione e l’operatività di “Abbattere per Ricostruire”.
Alle Regioni competerebbe il recepimento nella propria legislazione degli obiettivi di incremento dell’efficienza energetica ed il coordinamento degli stessi nella pianificazione territoriale, con ulteriori finanziamenti per singoli programmi di riqualificazione urbana locale.
Ai Comuni invece dovrebbe spettare l’incentivazione diretta alla dotazione di verde privato, alla messa in sicurezza degli edifici e al raggiungimento di alte prestazioni ambientali, l’allestimento di concorsi di progettazione per stimolare nuove soluzioni urbanistico-architettoniche e, tra le altre cose, il finanziamento di forme di comunicazione per sensibilizzare e informare i cittadini.
Ad integrare la proposta, vi sarebbe la possibilità che i protagonisti del progetto elaborino uno studio di fattibilità, in grado di approfondire le opportunità e le difficoltà dell’avvio di effettive politiche di sostituzione edilizia allargata.

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