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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTObre 2007
 


UNIONE Industriali DI napoli - Home Page
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Nella sua visita a Napoli il Presidente della Repubblica
celebra il novantesimo anniversario dell’Unione Industriali

In aumento i contatti per Unimpiego Napoli

Napoli Orientale: primi segnali di sviluppo

Bruno Scuotto: «raccoglieremo quanto abbiamo seminato»

Nasce la Consulta permanente delle associazioni

Napoli Orientale:
primi segnali di sviluppo

Interessanti indicazioni da uno Studio condotto sulla zona occupata dagli impianti petrolchimici

di Bruno BISOGNI

Uno Studio Preliminare per la zona più interna e di maggiore complessità di Napoli Orientale. L'elaborato è stato realizzato da Napoli Orientale scarl, alla quale partecipano Unione Industriali, Acen e Camera di Commercio partenopea, nonché Comune e Autorità Portuale di Napoli. L'area oggetto dello studio è quella dove sono ubicate imprese petrolifere come Q8, Esso, Eni-Agip ed Iciom, gasiere, manifatturiere come Ansaldo, Whirlpool-Genesis ex Icmi, Ergom, oltre a imprese operanti nell'ambito della logistica e commerciali. L'iniziativa è stata prodotta in costante raccordo con l'Unione Industriali. L'Associazione aveva già approfondito la materia con un apposito Quaderno del Centro Studi del maggio 2006, coordinato da Diego Guida e realizzato da Alessandro Cugini, Paolo Dell'Anno e Fabrizio Mangoni. La nuova indagine si incentra su tre tematiche nodali: ambiente, convenienza economica e iter amministrativo per il rilancio della zona.
Sul ritardo nei tempi della bonifica, rilevato anche dallo Studio, il Vice Presidente all'Ambiente ed Energia dell'Unione Industriali, Vittorio Brun, afferma: «Se la caratterizzazione, ovvero la determinazione dell'eventuale livello di inquinamento, è stata avviata da parte della maggior parte dei proprietari, nessuno ha invece iniziato la bonifica vera e propria dei suoli. Non vi sono progetti definitivi approvati, perché il Ministero dell'Ambiente non applica ancora la recente normativa per la modifica del codice ambientale, che fa gravare l'obbligo di bonifica non più sul proprietario ma su chi inquini o abbia inquinato. Inoltre, seguire un approccio tabellare, basato sul rispetto della concentrazione limite di tutte le sostanze inquinanti, renderebbe la bonifica un'operazione dai costi elevatissimi e dalla durata ultradecennale».
La convenienza economica e finanziaria per un investimento attualmente non sussiste. Due sono le soluzioni indicate dall'indagine per superare l'ostacolo. La prima implica l'approvazione di un Pua (Piano urbanistico attuativo) che preveda il raddoppio dell'indice urbanistico territoriale per le zone destinate ad attività imprenditoriali e commerciali preesistenti o nuove, o in alternativa il riconoscimento, per le stesse zone, di una premialità aggiuntiva rispetto all'incremento del 20% degli attuali volumi, già riconosciuto dal piano regolatore vigente. L'altra strada prevede di agire dal lato dei costi, riducendo gli oneri fiscali, di urbanizzazione, nonché di bonifica, e riconoscendo altre misure agevolative.
«Lo Studio Preliminare - sottolinea Brun - può costituire una base ottimale per supportare le istituzioni affinché adottino decisioni congrue superando i vincoli che finora hanno impedito il rilancio dell'area». L'approvazione della normativa sulla riconversione industriale dei siti di bonifica, in discussione al Parlamento, potrebbe rendere concretizzabili questi primi segnali di sviluppo.

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