Nel futuro
c’È il salus-mercato
Un ipermercato dalla struttura ecocompatibile, pensato per educare i consumatori ad uno stile
di vita attivo
A cura dell’Associazione Italiana Dietetica e Nutrizione Clinica-ONLUS
Nel numero precedente è stata presentata l'ipotesi-proposta di ipermercati sostenibili e cioè di ripensare la “mission” e la “vision” di alcuni luoghi che abitualmente la comunità frequenta. É essenziale che non solo gli esperti del settore ma anche progettisti, enti locali, portatori di interessi e Grande Distribuzione Organizzata (GDO) - si facciano carico di un'importante responsabilità condivisa che è quella di combattere il sovrappeso e l'obesità. É intuibile la necessità di passare dal supermercato al salus-mercato. Questo nuovo modello di ipermercato, proposto da Giuseppe Fatati, Presidente nazionale dell'ADI, prevede all'esterno:
- una struttura ecocompatibile, progettata in accordo con i principi della bioedilizia (utilizzo di materiali naturali e non allergenici, ecc.) e i criteri innovativi di risparmio energetico (installazione di pannelli solari, bassi livelli di emissioni, sistemi di ricambio automatico dell'aria, ecc.);
- un percorso di avvicinamento pedonale tra parcheggio e punto vendita, differenziato tra abili e disabili. Il percorso, al coperto, dovrebbe garantire sia un minimo di attività fisica sia “un avvicinamento consapevole” ai banchi vendita. Quest'ultimo obiettivo potrebbe essere raggiunto attraverso cartelli informativi che illustrino i perché del percorso e la necessità di stili di vita attivi. In parallelo dovrebbero correre un “tapis roulant” e percorsi facilitati per tutti coloro che non devono incontrare barriere architettoniche o che possono avere difficoltà anche momentanee nella deambulazione, come ad esempio donne incinte, anziani con il bastone, persone con il gesso, ecc.;
- luoghi e depositi per il riciclo dei materiali, accompagnati da pannelli esplicativi all'interno;
- banchi e prezzi differenziati per prodotti in linea con i principi di una corretta alimentazione che andrebbero favoriti anche dal punto di vista fiscale;
- adeguata pubblicizzazione di prodotti nutrizionalmente adeguati;
- corridoi di vendita dedicati ai prodotti biologici e locali con informative che illustrino le modalità di agricoltura e allevamento eco-sostenibili e a basso impatto ambientale;
- etichette e informative educative ben visibili sulle scatole;
- particolare attenzione per le fasce di età più sensibili, quali prima infanzia e adolescenza;
- punti ristoro, se presenti, in cui non vengono forniti “junk food” ma prodotti nutrizionalmente bilanciati, quali yogurt, succhi di frutta senza zuccheri aggiunti, frutta e verdura fresca;
- ristoranti interni, se presenti, gestiti da personale con qualifica specifica o che abbia seguito corsi di ristorazione attenti alla salute collettiva (molte scuole alberghiere hanno corsi dedicati allo “chef nutrizionista”);
- riduzione della rumorosità di fondo;
- maggiore attenzione in genere per le categorie più deboli ad esempio i non udenti e i non vedenti che negli ipermercati, come in tutti i grandi centri commerciali, sono disorientati. L'obiettivo potrebbe essere raggiunto attraverso video che utilizzano il linguaggio dei gesti oppure percorsi e tabelle in braille;
- shoppers al mais, quindi non inquinanti, che abbiano stampigliati consigli per un'alimentazione bilanciata e un corretto stile di vita.
Certamente tale progetto non è facilmente applicabile alle strutture esistenti ma, se recepito, potrebbe rappresentare una valida traccia per i nuovi ipermercati.
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