BON TON
Fare affari in Corea
di Nicola
SANTINI
Nicola Santini è autore del libro Business+Etiquette.
Esperto di etichetta e bon ton per l'Italia e i Paesi del mondo, da anni tiene corsi in varie sedi di Confindustria e si occupa di consulenza per aziende ed enti. Per informazioni sui corsi di business etiquette: www.eredialtrono.com
Rispetto, sottomissione incondizionata agli anziani, massimo impegno per il benessere della comunità, sono i tre principi fondamentali da tenere presente quando si vuole comprendere questo Paese, con il suo grande successo economico e le norme di comportamento inviolabili.
La gente è solita classificare chi gli sta di fronte per poter modificare il proprio comportamento a seconda dell'importanza attribuita o del prestigio rivestito dall'interlocutore. Perdere la reputazione è una sorta di male incurabile, specie nel lavoro.
La presentazione, e il modo in cui essa viene organizzata, è dunque un momento delicatissimo: curriculum, rassegna stampa, prestigio sociale vanno ostentati fin dal primo istante: niente understatement quando si presenta un'azienda.
Ogni gesto è accompagnato da una grande dose di cerimoniosità. Critiche, dinieghi e paragoni negativi devono rimanere in Italia insieme alle domande sulla vita privata.
Nella conversazione, diversamente da noi, è raccomandato chiedere l'età. Serve a capire se si è più giovani e più anziani, e di conseguenza stabilire la quantità di rispetto da dare o avere.
Un guardaroba particolarmente curato indica rispetto nei confronti delle relazioni professionali. Il completo formale europeo con cravatta è l'abito più indicato per gli uomini d'affari, mentre la giacca coreana non è sempre indicata per il business. Le businesswoman ammettono la minigonna, ma mai le braccia scoperte.
L'inchino è la forma più diffusa di saluto, la stretta di mano abbastanza diffusa, l'ibrido - ovvero un leggero inchino con una stretta di mano dove la mano sinistra stringe il polso destro - la soluzione ideale.
La persona più giovane è quella che si presenta e si inchina per prima. Le donne non si stringono la mano tra loro e non la porgono agli uomini.
Il biglietto da visita, che deve sempre essere tradotto in coreano su un lato, si porge con due mani con le scritte a favore di chi le deve leggere, subito appena presentati: questa azione veloce consente di assegnarci una posizione nel suo database mentale.
Lo status sociale e l'età sono altri fattori da puntualizzare subito.
Il nome coreano è trisillabo: la prima sillaba indica il cognome, che è quello con il quale ci si rivolge formalmente, le altre due compongono il nome proprio, ad uso e consumo di amici intimi e parenti.
La presentazione fatta da qualcuno che gode della stima dell'interlocutore coreano è un requisito di base senza il quale è quasi impossibile fare affari: una lettera di presentazione, raccomandazione, garanzia è il passepartout per qualsiasi relazione professionale. In mancanza di questa, difficilmente si otterrà un appuntamento.
Una relazione con i futuri interlocutori è un requisito indispensabile: una buona corrispondenza anche via e-mail, telefonate frequenti e alcuni incontri preliminari volti a conoscersi reciprocamente, sono i rudimenti di un futuro rapporto di affari.
Mai esprimere pubblicamente disappunto e mai alzare la voce, nemmeno nei momenti di estrema tensione: la calma e il self control sono segno di capacità di leadership, dote indispensabile per un uomo d'affari.
Prevista e praticata è invece una forte contrattazione: mai rifiutare un'offerta al primo round. Meglio se si controbatte e se ne formula una fin quando non si arriva ad un accordo. A fine trattativa è sempre bene far seguire un riassunto scritto degli ultimi accordi onde evitare qualsiasi rimestamento di carte last minute. Ogni negoziazione formale si apre con uno scambio di regali che vanno donati e ricevuti con ambo le mani in segno di rispetto: il rifiuto iniziale del regalo per poi accettarlo subito dopo, è la regola e tale atteggiamento è considerato segno di educazione e raffinatezza.
Arrivati a tavola gli uomini si preparino ad una serie interminabile di brindisi con la bibita nazionale, una sorta di acquavite a base di riso. Le donne non devono mai, soprattutto in pubblico.
L'apparecchiatura è fatta con sottili bacchette in metallo e un cucchiaio, per la minestra e per mescolare i cibi solidi prima di afferrarli con le bacchette. Riso e minestra arrivano in scodelle individuali; il resto si prende direttamente dal piatto di portata. Nelle pause tra una portata e l'altra e durante la conversazione, le mani stanno poggiate sulle ginocchia, all'inglese, con le bacchette parallele sulla tavola al lato destro.
Inoltre, non ci si serve mai due volte dallo stesso piatto, nemmeno se il padrone di casa insiste molto. |