Questo mese vi suggeriamo l'acquisto o il noleggio di uno splendido film da poco tempo disponibile in dvd. Parliamo di Black Book del regista olandese Paul Verhoeven, un thriller saturo di azione ambientato durante la Seconda Guerra mondiale e che si ispira ad una serie di vicende realmente accadute. Il libro mai ritrovato del titolo, che conteneva i nomi di traditori e collaborazionisti, fu conservato fino al 1946 da una giovane donna, l'avvocato De Boer, uccisa da ignoti. Ciò che viene raccontato in Black Book è la storia di alcuni resistenti olandesi all'occupazione tedesca. Siamo nel settembre 1944 e la bellissima ed esuberante cantante ebrea Rachel Steinn (Carice Van Houten) fugge dalla Germania nazista per rifugiarsi in Olanda.
Grazie all'aiuto di esponenti della resistenza capeggiati da Kuipers (Derek De Lint), di cui diverrà alleata, Rachel riesce tra mille peripezie a sfuggire a un eccidio che coinvolge la sua stessa famiglia, massacrata sotto i suoi occhi dai soldati nazisti del comandante Franken (Waldemar Kobus). Per vendicarsi di chi, tradendo, ha favorito la carneficina, Rachel assume una nuova identità che le consente di infiltrarsi tra gli alti ufficiali tedeschi nei panni di una seducentissima e impudente spia capace di superare tutti i check point. Nel corso di una operazione di piazzamento di microspie, il figlio di Kuipers viene catturato e Rachel, ora ribattezzata Ellis De Vries, sarà incaricata di sedurre l'ufficiale Müntze (Sebastian Koch) per tentare di liberarlo.
Ma il malvagio Franken, scoperta la sua vera identità, riuscirà con un tranello a persuadere Kuipers e i partigiani della responsabilità di Ellis nel fallimento del piano di fuga dei prigionieri e della loro morte. Ellis, incarcerata, viene liberata dal suo devoto spasimante Müntze che la segue nella fuga verso la salvezza. Malgrado sia braccata sia dai tedeschi che dalla resistenza, Rachel / Ellis non rinuncerà a perseguire i propri disegni di vendetta.
Una storia, insomma, che pone interrogativi sull'ambiguità della natura umana e sulla sua vocazione alla sopraffazione e che in tono provocatorio lascia il dubbio che i deboli sono buoni finché restano deboli...
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