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  Dicembre 2012

Articoli n° 08
OTTObre 2007
 


UNIONE DI caserta - Home Page
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FORUM DELLA PICCOLA INDUSTRIA:
PROGETTI E TEMPI, IL FUTURO È NEL FARE

Il ministro Nicolais agli imprenditori:
«Innovazione fa rima con sviluppo»

il mercato cinese È una grande opportunitÀ

FORUM DELLA PICCOLA INDUSTRIA:
PROGETTI E TEMPI, IL FUTURO È NEL FARE


Appuntamento al Crowne Plaza, il 26 e 27 prossimi, per il nono convegno della PI di Confindustria.
È la prima volta che l’evento lascia la storica sede di Prato per tenersi in una città del Sud


La globalizzazione estesa impone alle imprese di crescere, pena la riduzione dei margini di profitto e l’aumento della fragilità delle posizioni di mercato

Meno imposte ma da far pagare a tutti per stimolare investimenti che consolidino il vantaggio competitivo delle piccole imprese

di Antonio Arricale

L'incertezza dei mercati finanziari è tornata alla ribalta tra l'estate e l'autunno di quest'anno, e con essa i rischi per la crescita e la solidità del quadro economico. Puntualmente, ma anche un po' tristemente, il nostro Paese si riscopre ogni volta fragile e impreparato di fronte al peggioramento delle aspettative e - forse - della congiuntura, come se questi non fossero fisiologici del capitalismo.
La nostra vera fragilità, tuttavia, risiede nella scarsa attitudine a far tesoro dei cicli favorevoli, per risolvere i nostri guai strutturali, così che quando compaiono le inevitabili nuvole ci si ritrova sempre a rimpiangere le occasioni perdute: è accaduto nel 2000-2001, rischia di ripetersi anche stavolta. Una vocazione per la cicala, parrebbe, piuttosto che per la formica: con l'aggravante che ad ogni replica le occasioni perdute sembrano più grandi, e il rimpianto più forte.
Prendiamo il caso della ristrutturazione industriale del 2001-2005: per anni si è discettato del declino, delle quote di export che scemavano, del modello di specializzazione “sbagliato”. Alla fine del 2005 sono giunti i primi timidi segnali di una ripresa dell'industria italiana, ancora molto frammentari, a “macchia di leopardo” sia per i settori sia per i territori.
Sei mesi dopo, le cifre delle entrate fiscali hanno sorpreso tutti, Centri Studi e opinionisti in testa, e allora si è compreso quale fosse stata la capacità di reazione delle imprese industriali, e quali le potenzialità della meccanica strumentale, dell'abbigliamento, dell'alimentare, ecc.. Rischiamo ora di farci cogliere impreparati in modo simmetrico: anche se, come tutti ci auguriamo, le Cassandre della recessione Usa saranno smentite, rimane la possibilità forte di chiedersi - tra qualche mese - perché le chances offerte dalla ripresa non si siano tradotte in progressi strutturali.
Si tende a trascurare - ad esempio - un dato: che la progressiva ripresa dei volumi di produzione si è accompagnata a una riduzione dei margini di utile per le piccole imprese, che dal 2003 sono rimasti sistematicamente al di sotto di quelli delle imprese medio-grandi.
Questo non accadeva in precedenza, ed è uno dei nuovi segnali di struttura che a noi paiono di rilievo.

La globalizzazione estesa impone alle imprese di crescere, per attrezzarsi ai costi dei mercati lontani, pena la riduzione dei margini e l'aumento della fragilità delle posizioni di mercato. Tutto vero, ma nell'euforia della ripresina 2006-2007, chi si è preoccupato di favorire e consolidare la crescita dimensionale, o di ovviare alla riduzione dei margini per le piccole imprese con compensazioni fiscali o burocratiche?
Il tessuto industriale italiano è tuttora fondato sulle dimensioni piccole e medie, e se alcuni riescono a far bene sui mercati esteri, o si favorisce la crescita degli altri o si predispongono strumenti per non farli soccombere.
Altro esempio: il recente boom dell'export made in Italy ha anch'esso sorpreso e rallegrato tutti, in particolare chi in questi anni ha pensato, realizzato e condotto decine di missioni all'estero, spesso accompagnando le piccole imprese nei loro primi contatti con mondi lontani.
Anche qui, tuttavia, occorre leggere sotto la superficie: i tre quarti circa dell'export industriale sono ancora realizzati su mercati nei quali il fatturato medio per impresa non supera il milione di euro. Molto poco per rassicurare di fronte a mutamenti della domanda, pochissimo per non essere preda dei giganti della distribuzione globale; soprattutto, assai meno dei concorrenti europei. Anche qui, occorre più attenzione a consolidare i risultati raggiunti, pena nuove delusioni di fronte ai prossimi shock internazionali.
Intendiamoci, non si tratta di richiami generici al senso di responsabilità per la crescita economica del Paese, correlato di quella civile; ma di una indicazione puntuale di elementi di fatto, per costruire un menù coerente e condiviso di progetti e di tempi.
È questo il messaggio del Forum 2007 della Piccola Industria a Caserta, non semplicemente uno tra gli appuntamenti della convegnistica autunnale, ma il luogo della condivisione degli scenari con le piccole imprese italiane - anche con lo strumento del televoto - e dell'indicazione di percorsi realistici e forse anche obbligati per la competitività nazionale.
Gli studi che presenteremo descrivono una congiuntura internazionale al bivio tra rallentamento Usa e tenuta dei “motori” asiatico ed europeo, ma dove l'illusione di espandere assieme volumi e margini di vendita si dissolve rapidamente, richiamando con forza le condizioni necessarie per la competitività delle nostre piccole e medie imprese.
Fisco e burocrazia al primo posto. Con l'Italia che oscilla tra il primo e il secondo posto nelle classifiche Ocse della pressione fiscale sull'impresa, occorre invertire il meccanismo che nel 2006-2007 ha risollevato le finanze pubbliche: servono meno imposte, più semplici da gestire, e da far pagare a tutti senza vessazioni, per stimolare investimenti che consolidino il vantaggio competitivo delle piccole imprese.
Grande attenzione a de-fiscalizzare le spese di rappresentanza, che rappresentano per l'export quello che le spese per la ricerca rappresentano per l'innovazione. Ribadire, anche con nuovi strumenti dopo quelli già messi in campo dal Governo, l'orientamento fiscale favorevole alle aggregazioni e fusioni industriali.
Cancellare quegli sconfinamenti ad hoc della base imponibile su cespiti (automobili, terreni) che garantiscono un gettito sicuro, ma che gravano in modo iniquo sulle imprese. Soprattutto, dare stabilità e certezza al quadro fiscale italiano, in una prospettiva credibile di progressivo ridimensionamento della spesa e delle entrate.
In un libro dei sogni, alla burocrazia nostrana non si richiederebbe la stabilità, bensì una rivoluzione radicale: chiedersi, come si fa negli Stati Uniti (vedi Small Business Administration) e nel Regno Unito (Small Business Service) come devono essere scritti leggi e regolamenti per aiutarne la comprensione e l'uso da parte delle piccole imprese, e non scrivere leggi senza chiedersi quante risorse le imprese debbano mobilitare per ottemperarvi. In questa chiave, ad esempio, discuteremo a Caserta dei provvedimenti per le reti d'impresa: uno strumento utile, se faciliterà i rapporti con la burocrazia e le banche, se aiuterà i consorzi di pmi nelle gare per gli appalti pubblici, se aiuterà le piccole imprese a contrastare il potere di mercato della grande distribuzione. Uno strumento irrilevante, o dannoso, se moltiplicherà gli sportelli e le pratiche d'ufficio.
Gli esperti di congiuntura internazionale ci diranno se l'autunno rischia di essere freddo per la “gelata” Usa; politici, sindacalisti, e imprenditori se sarà invece caldo per le tensioni sulla spesa pubblica e il fisco.
Ma i progetti e i tempi al centro del Forum devono fissarsi nelle agende di tutti i protagonisti per non rimpiangere - ancora una volta - le occasioni perdute.

Il programma dei lavori

 Appuntamento a Caserta, i prossimi 26 e 27 ottobre, nella cornice del Crowne Plaza (nella foto), per il IX Forum della Piccola Industria di Confindustria: “Il futuro nel fare. Per una politica dei progetti e dei tempi”.
Una due giorni dal consueto taglio operativo: il pomeriggio del venerdì, dopo i saluti di apertura e l'intervento di Giuseppe Morandini, presidente della Piccola Industria, l'attenzione sarà per la tavola rotonda, condotta dal professor Manzocchi, direttore del Luiss Lab of European Economics e curatore scientifico del Forum, nella quale si formuleranno previsioni congiunturali - tendenze dei mercati, andamento dei costi delle materie prime, dell'energia, del costo del lavoro, della logistica - e di contesto utili agli imprenditori per definire le proprie strategie aziendali.
Gli interventi della tavola rotonda - Giorgia Giovannetti (Direttore Area Studi Ice), Giuseppe Corasaniti (Studio Uckmar) e Andrea Vecchia (Direttore Generale IPI) - saranno inframmezzati dal tradizionale televoto, che, con una serie di domande specifiche, consentirà in tempo reale di sondare le opinioni degli imprenditori sui temi che saranno affrontati nei diversi panel.
Sempre venerdì sono in programma gli interventi di Lucrezia Reichlin, Direttore Generale Ricerche della Banca Centrale Europea e di Nadio Delai, Direttore di Ermeneia.
In chiusura, il Direttore Generale di Confindustria, Maurizio Beretta, intervisterà il Ministro per lo sviluppo economico Pierluigi Bersani e il Ministro per il Commercio Internazionale e le Politiche Europee, Emma Bonino.
Più politica la giornata del sabato che si caratterizza per la tavola rotonda impresa-sindacato tutta al femminile, come tributo della Piccola Industria all'Anno Europeo delle Pari Opportunità.
A seguire, un confronto - coordinato dal giornalista Sebastiano Barisoni, di Radio24 - sulla politica e l'economia per le piccole e medie imprese e l'intervista del Direttore Generale di Confindustria al Vice Ministro e Sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, Vincenzo Visco.
Chiuderà i lavori l'intervento del Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo.


Brancaccio: «Nell'anno europeo delle Pari OpportunitÀ donne in primo piano»

 IX Forum internazionale della Piccola Industria di Confindustria: riflettori puntati su Caserta.
Per Stefania Brancaccio, presidente del Gruppo Piccola Industria dell'associazione datoriale di Terra di Lavoro, l'evento è motivo di orgoglio: «È la prima volta - sottolinea - che il convegno lascia la storica sede di Prato per inaugurare la formula dell'alternanza e spostarsi al Sud».
Il taglio resta però lo stesso: «Operativo e diretto - aggiunge - per fornire agli imprenditori indicazioni congiunturali e di contesto (tendenze dei mercati, previsioni sull'andamento dei costi delle materie prime, dell'energia, del costo del lavoro, della logistica) che siano utili per formulare le proprie strategie aziendali e trasformare un'occasione di incontro in uno strumento di lavoro a servizio delle nostre imprese».
Insomma, il Forum diventa itinerante ma senza per questo cambiare l'impostazione di fondo.
Vale a dire, coinvolgendo le imprese in maniera attiva e non come semplici spettatrici.
In questo senso, per esempio, resta confermato anche il televoto che sin dalla prima edizione si è dimostrato uno strumento utilissimo per percepire gli umori della platea e capire come si muovono le imprese in un momento peraltro delicatissimo quale quello in cui si discute della legge Finanziaria.
Così, come di consueto, nel corso della giornata del venerdì, i vari interventi tecnici saranno inframmezzati da una serie di domande che consentiranno in tempo reale di sondare le opinioni degli imprenditori sui vari temi che saranno affrontati nei diversi panel.
Tra i temi all'ordine del giorno del convegno, ovviamente, non mancherà il fisco (è previsto, fra l'altro, un raffronto analitico e molto concreto per verificare cosa accadrebbe applicando ai bilanci veri delle aziende italiane i criteri fiscali degli altri paesi concorrenti), né un confronto sereno e pacato sulle relazioni tra mondo delle imprese e sindacato, né - al solito - un confronto ai massimi livelli con la politica.
E, tuttavia, un altro elemento di novità del dibattito - sottolinea ancora il presidente della Piccola Industria di Confindustria Caserta - sarà il tema delle donne.
«Nell'anno europeo delle Pari Opportunità - dice Stefania Brancaccio - non si poteva non dare il giusto rilevo anche ai contributi delle tante, brave, donne italiane che rivestono importanti ruoli istituzionali e nelle aziende».

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