Gli imprenditori del Sud
e la formazione
Lo sviluppo delle filiere
produttive meridionali
Lo sviluppo delle filiere
produttive meridionali
Francesco
Saverio COPPOLA*
La struttura delle imprese meridionali sta evolvendo gradualmente,
disegnando un Sud composito e innovativo
L'analisi di SRM ha permesso di stabilire quali
sono i driver di competitività, come usarli al meglio e da
quali attori economici vengono animati
Per rispondere all'esigenza di individuare i "Poli Produttivi del
Mezzogiorno", oltre a quelli sino ad oggi riconosciuti, l'Associazione
SRM, ha realizzato un'approfondita ricerca dal titolo “Le filiere
produttive meridionali: localizzazione geografica e sentieri di sviluppo”.
L'analisi mira ad individuare le realtà industriali in grado di
confrontarsi sui mercati, definire la partecipazione di aziende leader
di settore, verificare la presenza di strutture logistiche di supporto,
nonché l'apporto di finanziamenti pubblici a livello regionale.
Il processo innovativo all'interno dei processi produttivi c'è sempre
stato, ma ha assunto una nuova dimensione con lo sviluppo delle tecnologie
informatiche supportate dalla microelettronica. Si è ormai abbandonata
l'idea di considerare i processi dell'evoluzione tecnologica come "spontanei",
che in qualche modo è necessario subire; "saper realizzare
i prodotti si traduce oggi nella gestione dell'innovazione tecnologica
ossia nella capacità di gestire i processi cambiamento".
La capacità organizzativa del saper definire gli obiettivi (caratteristiche
di prodotti e riduzione di costi di produzione) e avere gli strumenti
per raggiungerli rende innovativa l'impresa. In definitiva, fare innovazione
tecnologica per l'impresa vuol dire gestire tecnologia non tanto e non
solo riveniente dall'esterno, ma come variabile da gestire internamente
per il raggiungimento di obiettivi aziendali. Dall'analisi svolta, la
motivazione che sta alla base dello scarso impiego di tecnologie innovative
nelle imprese meridionali risiede nella contenuta dimensione delle imprese.
Mentre, infatti, le imprese di maggior dimensione impiegano tecnologie
più avanzate e organizzazione di impresa più strutturata
ed efficiente, le imprese di dimensioni più contenute evidenziano
un minor livello di sviluppo tecnologico. Tale fenomeno riflette la struttura
dell'economia più che la maturità dei settori in cui operano.
I processi di innovazione tecnologica sono complessi e, inoltre, i risultati
sono difficilmente valutabili soprattutto per le piccole imprese il cui
know-how è più limitato. La costruzione di un modello statistico
ha, però, permesso ai ricercatori dell'Associazione Srm di individuare
i driver di competitività e i diversi livelli di efficienza delle
filiere meridionali. L'idea di fondo è stata quella di costruire
una mappa dell'attività produttiva del Mezzogiorno, selezionando
i comuni industrialmente interessanti, ossia quelle realtà territoriali
che per valore di fatturato, numerosità di imprese e concentrazione
di addetti risultano attrattive. La ricerca ha, quindi, enucleato i centri
di "business" esistenti sul territorio meridionale, senza "blindare" il
concetto di polo produttivo in una definizione troppo astratta, ma rifacendosi
a logiche concrete di continuità territoriale e di filiera produttiva.
Per quanto concerne la mappatura delle agglomerazioni industriali italiane
la ricerca prende come base di riferimento il lavoro di Giovanni Iuzzolino
(Banca d'Italia) il quale propone una individuazione di cluster utilizzando
criteri diversi dall'usuale individuazione dei distretti industriali
Sforzi-Istat.
La ricerca ha interessato l'intero Mezzogiorno concentrando l'analisi
su 40 poli produttivi identificabili per filiera (la tabella a lato riporta
a titolo di esempio i 13 poli della Campania). L'analisi prospettica
delle dinamiche di crescita delle filiere produttive meridionali ha permesso
di stabilire quali sono i driver di competitività come possono
essere usati al meglio e da quali attori economici vengono animati.
L'intensificarsi del processo di globalizzazione, infatti, comportando
una maggiore integrazione dei mercati, accresce il grado di varietà e
variabilità con cui gli attori economici devono confrontarsi ed
enfatizza l'importanza della capacità di imprese e sistemi territoriali
di stare sul mercato. Calata nell'ambito del contesto internazionale,
l'analisi muove, quindi, dalle problematiche di crescita economica e
dall'individuazione delle variabili chiave che la influenzano evidenziando
che la struttura imprenditoriale meridionale sta evolvendo gradualmente
disegnando un Mezzogiorno composito e anche innovativo. I fattori di
competitività dei poli che hanno permesso di confrontare i risultati
di aggregazione sono stati in sintesi:
- innovazione e dimensione: tale fattore risulta caratterizzato dall'indice
dei brevetti e dalla dimensione media delle società di capitale;
- specializzazione produttiva e investimento: indica la capacità di
attrazione di investimenti dei poli produttivi e dalla specializzazione
produttiva;
- indice di dimensione e tenore di vita: risulta caratterizzato dal livello
del tenore di vita presente nell'area che è un indice di sviluppo
della zona;
- Internazionalizzazione rappresentato dall'indice di Apertura Internazionale
che esprime l'apporto del commercio estero al valore aggiunto industria.
I fattori indagati, non sono certo concettualmente nuovi ma quando a
un concetto astratto si fornisce un supporto concreto, le parole diventano
cifre e le cifre disegnano un fenomeno tangibile.
Direttore Associazione SRM - segreteria@srmezzogiorno.it
|