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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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Gli imprenditori del Sud
e la formazione

Lo sviluppo delle filiere
produttive meridionali

Lo sviluppo delle filiere
produttive meridionali


Francesco Saverio COPPOLA*

La struttura delle imprese meridionali sta evolvendo gradualmente, disegnando un Sud composito e innovativo

L'analisi di SRM ha permesso di stabilire quali sono i driver di competitività, come usarli al meglio e da quali attori economici vengono animati

Per rispondere all'esigenza di individuare i "Poli Produttivi del Mezzogiorno", oltre a quelli sino ad oggi riconosciuti, l'Associazione SRM, ha realizzato un'approfondita ricerca dal titolo “Le filiere produttive meridionali: localizzazione geografica e sentieri di sviluppo”. L'analisi mira ad individuare le realtà industriali in grado di confrontarsi sui mercati, definire la partecipazione di aziende leader di settore, verificare la presenza di strutture logistiche di supporto, nonché l'apporto di finanziamenti pubblici a livello regionale. Il processo innovativo all'interno dei processi produttivi c'è sempre stato, ma ha assunto una nuova dimensione con lo sviluppo delle tecnologie informatiche supportate dalla microelettronica. Si è ormai abbandonata l'idea di considerare i processi dell'evoluzione tecnologica come "spontanei", che in qualche modo è necessario subire; "saper realizzare i prodotti si traduce oggi nella gestione dell'innovazione tecnologica ossia nella capacità di gestire i processi cambiamento". La capacità organizzativa del saper definire gli obiettivi (caratteristiche di prodotti e riduzione di costi di produzione) e avere gli strumenti per raggiungerli rende innovativa l'impresa. In definitiva, fare innovazione tecnologica per l'impresa vuol dire gestire tecnologia non tanto e non solo riveniente dall'esterno, ma come variabile da gestire internamente per il raggiungimento di obiettivi aziendali. Dall'analisi svolta, la motivazione che sta alla base dello scarso impiego di tecnologie innovative nelle imprese meridionali risiede nella contenuta dimensione delle imprese. Mentre, infatti, le imprese di maggior dimensione impiegano tecnologie più avanzate e organizzazione di impresa più strutturata ed efficiente, le imprese di dimensioni più contenute evidenziano un minor livello di sviluppo tecnologico. Tale fenomeno riflette la struttura dell'economia più che la maturità dei settori in cui operano. I processi di innovazione tecnologica sono complessi e, inoltre, i risultati sono difficilmente valutabili soprattutto per le piccole imprese il cui know-how è più limitato. La costruzione di un modello statistico ha, però, permesso ai ricercatori dell'Associazione Srm di individuare i driver di competitività e i diversi livelli di efficienza delle filiere meridionali. L'idea di fondo è stata quella di costruire una mappa dell'attività produttiva del Mezzogiorno, selezionando i comuni industrialmente interessanti, ossia quelle realtà territoriali che per valore di fatturato, numerosità di imprese e concentrazione di addetti risultano attrattive. La ricerca ha, quindi, enucleato i centri di "business" esistenti sul territorio meridionale, senza "blindare" il concetto di polo produttivo in una definizione troppo astratta, ma rifacendosi a logiche concrete di continuità territoriale e di filiera produttiva. Per quanto concerne la mappatura delle agglomerazioni industriali italiane la ricerca prende come base di riferimento il lavoro di Giovanni Iuzzolino (Banca d'Italia) il quale propone una individuazione di cluster utilizzando criteri diversi dall'usuale individuazione dei distretti industriali Sforzi-Istat.
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La ricerca ha interessato l'intero Mezzogiorno concentrando l'analisi su 40 poli produttivi identificabili per filiera (la tabella a lato riporta a titolo di esempio i 13 poli della Campania). L'analisi prospettica delle dinamiche di crescita delle filiere produttive meridionali ha permesso di stabilire quali sono i driver di competitività come possono essere usati al meglio e da quali attori economici vengono animati.
L'intensificarsi del processo di globalizzazione, infatti, comportando una maggiore integrazione dei mercati, accresce il grado di varietà e variabilità con cui gli attori economici devono confrontarsi ed enfatizza l'importanza della capacità di imprese e sistemi territoriali di stare sul mercato. Calata nell'ambito del contesto internazionale, l'analisi muove, quindi, dalle problematiche di crescita economica e dall'individuazione delle variabili chiave che la influenzano evidenziando che la struttura imprenditoriale meridionale sta evolvendo gradualmente disegnando un Mezzogiorno composito e anche innovativo. I fattori di competitività dei poli che hanno permesso di confrontare i risultati di aggregazione sono stati in sintesi:
- innovazione e dimensione: tale fattore risulta caratterizzato dall'indice dei brevetti e dalla dimensione media delle società di capitale;
- specializzazione produttiva e investimento: indica la capacità di attrazione di investimenti dei poli produttivi e dalla specializzazione produttiva;
- indice di dimensione e tenore di vita: risulta caratterizzato dal livello del tenore di vita presente nell'area che è un indice di sviluppo della zona;
- Internazionalizzazione rappresentato dall'indice di Apertura Internazionale che esprime l'apporto del commercio estero al valore aggiunto industria.
I fattori indagati, non sono certo concettualmente nuovi ma quando a un concetto astratto si fornisce un supporto concreto, le parole diventano cifre e le cifre disegnano un fenomeno tangibile.

Direttore Associazione SRM - segreteria@srmezzogiorno.it

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