ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n?10
GENNAIO/FEBBRAIO 2012
confindustria - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo



MACCAURO: «Lavoreremo a un MODELLO Salerno»

Una scuola piÙ MODERNA È possibile

GEMME: «Subito un grande piano per le INFRASTRUTTURE»


Una scuola piÙ MODERNA È possibile

Il mondo della formazione al completo deve credere e lavorare al cambiamento; non basteranno le riforme imposte dall'alto

«La sfida della modernità nell'intero sistema dell'education passa attraverso il riconoscimento delle qualità e del merito»

«Se si riuscisse a intensificare il rapporto scuola-impresa senz'altro i vantaggi sarebbero notevoli per ambedue le parti, specie per i giovani che si troverebbero a beneficiare di una scuola al passo con i tempi»


di Raffaella Venerando

Alberto Barcella
Presidente Commissione Scuola e Formazione Confindustria

Gli investimenti in educazione, ricerca e innovazione, rappresentano tre elementi cruciali per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese, eppure sono pochi i fondi da distribuire in modo concretamente competitivo e ancora manca un efficiente sistema di valutazione indipendente. Perché nel nostro Paese è così complicato vincere la sfida per una scuola più moderna?
I fatti degli ultimi giorni dimostrano come nel nostro Paese sia difficile, talvolta pare addirittura impossibile, vincere sfide di modernità in qualunque settore.
Se poi si fa specifico riferimento alle sfide di modernità nella scuola, inevitabilmente bisogna fare i conti con una certa ideologia conservatrice e con alcune resistenze culturali che rendono più difficile il cambiamento.
Il problema del sistema formativo non è rappresentato dalle risorse messe a disposizione, che se commisurate al numero degli alunni e di studenti non risultano essere poi così esigue, quanto dalla qualità degli investimenti: spesso i soldi non sono spesi in maniera ottimale perchè non si tiene nel dovuto conto l'efficienza del sistema.
Inoltre, a pesare in modo grave è la mancanza di un sistema premiale che incentivi a migliorare la qualità sia delle scuole, sia dei singoli insegnanti, che fa il paio in negativo con l'assenza di un sistema di valutazione che permetta di avere di rimando un modo per vedere riconosciuto con esattezza il merito.
La sfida della modernità nell'intero sistema dell'education, infatti, passa attraverso il riconoscimento delle qualità e del merito. Se non introduciamo e diffondiamo il valore del merito anche nella scuola, difficilmente potremo garantire un sistema formativo adeguato alle sfide che oggi impone la globalizzazione, restando indietro nella corsa alla modernità. A pagare questa arretratezza saranno le nuove generazioni che vivranno una condizione di marginalizzazione del livello di preparazione culturale, specie quella tecnico‑scientifica. È un rischio reale cui andiamo incontro, reale e molto grave.

Esistono già progetti in fieri con il nuovo Governo?
La fase al momento è, per ovvie ragioni, di studio.
Per adesso ci sono state dichiarazioni di intenti molto promettenti da parte del Ministro competente che è persona capace e profondo conoscitore delle dinamiche scolastiche, in particolare di quelle accademiche. Potremmo dire che ci sono i presupposti per fare un buon lavoro, anche se come detto prima cambiare davvero la scuola è un'impresa titanica. Il mondo della formazione al completo deve credere e lavorare al cambiamento; non basteranno le riforme imposte dall'alto. Tutti dovrebbero contribuire ciascuno per la propria competenza.

Burocrazia e corporativismo: due mali ancora troppo resistenti nella scuola italiana. Quali misure non ancora attuate consentirebbero invece di fronteggiarli efficacemente?
Lei ha menzionato due mali che ingessano il nostro sistema e che impediscono di fatto la modernizzazione.
La burocrazia del resto è un male endemico a molti aspetti della nostra società che, nella scuola, assume un peso maggiore a causa anche dell'esistere di un sindacalismo molto diffuso che tende a difendere l'esistente. Anche per debellare questi mali sarebbe necessario investire e valorizzare la qualità delle persone, delle procedure, dell'intero sistema scolastico.

Qualche anno fa Pierluigi Celli della Università Luiss Guido Carli raccomandava al proprio figlio di scegliere l'estero per il proprio futuro lavorativo, una volta terminati gli studi. Per i giovani è davvero questa l'unica strada da seguire per ottenere il giusto riconoscimento dei meriti e dei risultati?
Un'esperienza all'estero è senza dubbio arricchente e ciascun giovane dovrebbe farla almeno una volta nella vita. Dobbiamo, oggi più che mai, prendere coscienza che la realtà globale è di grande dinamismo e non possiamo esimerci dal considerarla o, peggio, fare come se non ci riguardasse. La scuola italiana deve uscire dalla sua dimensione di autoreferenzialità che induce a sottovalutare il confronto con il resto della società Le imprese sono indotte ad aggiornarsi continuamente da una competizione agguerrita, cosa che non avviene nella scuola. Se si riuscisse a intensificare il rapporto scuola‑impresa senz'altro i vantaggi sarebbero notevoli per ambedue le parti, specie per i giovani che si troverebbero a beneficiare di una scuola al passo con i tempi.

Ma secondo lei oggi qual è il peso reale che ha l'istruzione per la crescita dell'economia italiana e quindi per le imprese?
La voce istruzione ha una valenza importantissima, anche se negli ultimi anni si è assistito a una sorta di distorsione che ha interessato le scelte di numerosi studenti ricaduta su scuole di tipo liceale. Nulla contro la nobile tradizione liceale del nostro Paese, ma questo intensificarsi di flussi di studenti verso tali corsi, ha comportato una riduzione eccessiva delle iscrizioni a istituti tecnici. Questo orientamento è un male perché il Paese si sta impoverendo di competenze tecnico‑scientifiche, un vero assurdo se si pensa che quella che stiamo vivendo è una delle società più tecnologiche mai esistite. È una rischiosa contraddizione che impedisce alle imprese di reperire con difficoltà sul mercato interno dell'offerta formativa figure professionali con preparazione adeguata alla loro domanda.
A suffragare ulteriormente quanto dico c'è un'Indagine Excelsior secondo cui sono circa 120mila i profili professionali ricercati e non trovati dalle aziende.
È un fenomeno preoccupante, che si continua a registrare nonostante l'elevato tasso di disoccupazione giovanile che ha raggiunto, nel nostro Paese, livelli davvero inaccettabili. Il nostro è un Paese vecchio ed è, di rimando, ancora più grave non investire sui nostri giovani che invece dovrebbero essere considerati una delle risorse più preziose.
Dovremmo tutti riflettere su questo paradosso, riorientando diversamente gli studi dei nostri giovani offrendo loro maggiori opportunità e indirizzandoli verso il filone tecnologico.

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Gennaio - 3.120 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it