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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2011
 
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STOP ai pagamenti a rilento: una risposta alla crisi a favore delle aziende europee

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STOP ai pagamenti a rilento: una risposta alla crisi a favore delle aziende europee

La direttiva europea comporterà una liquidità addizionale di circa 180 miliardi di euro che verrà iniettata nella tesoreria delle piccole e medie imprese

Solo nell'ultimo anno la perdita di crediti in Europa è cresciuta dell'8% raggiungendo, nel complesso, una perdita pari a 300 miliardi di euro


Antonio Tajani
Vicepresidente della Commissione europea - responsabile per l'industria e le imprese

Dallo scorso 23 febbraio con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea è partito ufficialmente il conto alla rovescia per la Pubblica amministazione per mettersi al passo con le nuove norme in termini di ritardo di pagamenti nelle transazioni commerciali e che riguardano anche i rapporti tra privati.
Le nuove regole, molto attese dal mondo economico, consentiranno alle imprese di recuperare risorse necessarie per innovarsi e crescere. Nel 2008 è apparso con evidenza che, nonostante l'esistenza di legislazione comunitaria in materia (Direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio), i ritardi di pagamento risultano essere molto frequenti nelle operazioni commerciali nel Mercato Interno dell'UE. Una situazione che col progredire della crisi è diventata insostenibile per molte imprese europee, soprattutto per quelle medio‑piccole.
Le cifre parlano da sole: soltanto nell'ultimo anno la perdita di crediti in Europa è cresciuta dell'8% raggiungendo, nel complesso, una perdita pari a 300 miliardi di euro. I ritardi di pagamento causano effetti nefasti alla competitività delle imprese europee, in particolare in un periodo di crisi economica, in cui l'accesso al credito non è facile. In particolare per le PMI, che contribuiscono per il 56% al prodotto interno lordo europeo.
Una prassi questa che ne complica la gestione finanziaria, pregiudicando la redditività delle imprese. In linea con l'impegno preso nell'ambito dello "Small Business Act", la Commissione ha voluto rimediare questa inaccettabile situazione, attraverso l'adozione della direttiva 2011/7/EU che intende migliorare il flusso di cassa delle imprese europee e tutelare meglio gli interessi dei creditori, pur nel pieno rispetto dell'autonomia contrattuale. La nuova normativa presenta regole differenziate, per quanto riguarda i termini di pagamento, a seconda se le transazioni commerciali sono effettuate tra pubbliche amministrazioni e imprese o tra imprese.
Per quanto riguarda le transazioni commerciali tra le pubbliche amministrazioni e le imprese, la nuova direttiva armonizza il termine dei pagamenti. Gli enti pubblici dunque dovranno pagare i loro debiti entro 30 giorni. Solo in circostanze eccezionali, cioè quando è espressamente convenuto tra le parti contraenti e quando questo è giustificato, le autorità pubbliche potranno estendere il periodo di pagamento a un periodo massimo di 60 giorni. Nel settore della sanità, gli ospedali pubblici, in quanto pubbliche amministrazioni, dovranno pagare le fatture entro 30 giorni.
Tuttavia ogni Stato membro ha la possibilità di concedere un termine di pagamento diverso e cioè fino ad un massimo di 60 giorni.
Di conseguenza spetterà ad ogni Stato membro decidere se, prendendo in considerazione la realtà locale ed il sistema previdenziale, è opportuno stabilire un termine di pagamento più lungo, che non può comunque superare i 60 giorni. In tal caso, lo Stato membro che ha stabilito un termine di pagamento più lungo è tenuto a giustificare la sua decisione alla Commissione.
Nelle transazioni commerciali tra imprese e in rapporto alla loro autonomia contrattuale, la direttiva stabilisce che esse dovranno saldare le fatture entro 60 giorni a meno che non abbiano espressamente concordato altrimenti e che ciò non costituisca una condizione manifestamente iniqua nei confronti del creditore. Un altro elemento dell'accordo riguarda il tasso legale applicabile agli interessi di mora.
Esso è stato anche modificato dalle nuove disposizioni e dovrà essere maggiorato e portato ad almeno 8 punti percentuali al disopra di quello di riferimento della Banca Centrale Europea (BCE). Inoltre non è più consentito agli enti pubblici fissare tassi inferiori al tasso d'interesse stabilito, e cioè all'8%.
Infine, le nuove disposizioni conferiscono alle imprese più diritti e maggiori opportunità di contestare gli abusi manifesti e le clausole gravemente inique nei contratti e nelle procedure.
Ad esempio una clausola contrattuale che esclude espressamente gli interessi per i ritardi di pagamento sarà considerata un abuso manifesto. In questo contesto al creditore è conferito il diritto automatico di esigere il pagamento degli interessi di mora e di ottenere altresì un importo fisso di euro 40 a titolo d'indennizzo dei costi di recupero del credito. Inoltre le imprese creditrici potranno esigere anche il rimborso di tutti i costi ragionevoli incorsi a tal fine.
Speciale attenzione durante il negoziato ha avuto l'importanza di assicurare maggiore trasparenza e un'accresciuta sensibilizzazione del pubblico. A tale fine sono state introdotte nuove disposizioni che dispongono che gli Stati membri sono tenuti a pubblicare i tassi applicabili agli interessi di mora cosicché da essere più visibili alle imprese.
É d'uopo sottolineare come gli Stati membri rimangono comunque liberi di mantenere o adottare disposizioni più favorevoli al creditore di quelle necessarie per conformarsi alla direttiva. Di conseguenza nulla impedisce a che gli Stati membri adottano termini di pagamento più brevi o sanzioni più severe.
La direttiva 2011/7/UE corrisponde pertanto ad una necessità reale di trovare soluzioni in favore della competitività e della solidità delle nostre imprese. Questo è un provvedimento che contribuirà significativamente alla crescita dell'occupazione e della competitività: basti solo pensare all'armonizzazione dei termini di pagamento per gli enti pubblici. Una tale misura comporterà una liquidità addizionale di circa 180 miliardi di euro che verrà iniettata nella tesoreria delle imprese europee. Inoltre, le nuove regole avranno un notevole impatto sulle pubbliche amministrazioni. Gli enti pubblici che hanno ritardi di pagamento saranno fortemente motivati ad aggiornare i loro metodi di gestione. In effetti, è comune prassi che, quando un ente pubblico acquista dei beni o servizi, esso ha gia riportato in bilancio gli stanziamenti per quella spesa. Pertanto non dovrebbe essere difficile pagare puntualmente i creditori. Ma non solo. Queste nuove regole, ed in particolare i termini di pagamento più brevi, comporteranno risparmi per la pubblica amministrazione.
La nuova direttiva manifesta ancora una volta la determinazione dell'Unione Europea nel dare un impulso decisivo ed una risposta concreta alle imprese europee e soprattutto alle PMI affinché superino la crisi economica. La prossima tappa consisterà nel controllare il buon recepimento di questa direttiva dagli Stati membri. Essi hanno massimo 2 anni dalla sua entrata in vigore, ovvero fino al 16 Marzo 2013, per recepire nel loro ordinamento giuridico il provvedimento europeo.
A tal fine la Commissione europea prevede di lanciare una campagna di sensibilizzazione per informare gli Stati membri, così come alle piccole e medie imprese europee, sui nuovi diritti conferiti dalla nuova Direttiva. La Commissione europea esaminerà attentamente le modalità con cui la direttiva sarà attuata.

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