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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2011
 
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Le fonti RINNOVABILI nel panorama energetico del Sud

Per le caratteristiche morfologiche, orografiche e climatiche, le rinnovabili potrebbero rappresentare davvero un'arma vincente per lo sviluppo dei territori meridionali


Massimo Deandreis
Direttore SRM

SRM (Soci: Intesa Sanpaolo, Banco di Napoli, Banca Infrastrutture
Innovazione e Sviluppo, IMI Investimenti, Istituto Banco di Napoli Fondazione, Banca di Credito Sardo) ha in corso una ricerca sul "caldissimo" comparto delle energie rinnovabili.
La sostenibilità energetica e le fonti rinnovabili di energia costituiscono due dei principali temi di sviluppo e di discussione legati al sistema energetico nello scenario politico ed economico del nostro Paese. In particolare, l'espansione delle energie rinnovabili è una sfida da sostenere per fare fronte al crescente fabbisogno d'energia e nel tentativo di ridurre l'esposizione dell'economia agli effetti della disponibilità di prodotti energetici sui mercati internazionali e alla volatilità dei prezzi; a ciò si aggiunga anche l'enfasi posta sugli effetti dei gas serra e, conseguentemente, sulla tutela del clima. Una fonte energetica si definisce rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con quello necessario per la sua rigenerazione.
Vengono definite rinnovabili (art. 2 del D.lgs. 387/03): «le fonti energetiche non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, mareomotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas)».
La capacità di produzione da fonti rinnovabili viene fortemente influenzata dai fenomeni atmosferici; nonostante ciò il loro contributo alla produzione di elettricità è significativo e ha raggiunto, nel 2009, un livello pari a circa il 21% del fabbisogno nazionale (Fonte: GSE, Bilancio Elettrico Italiano anno 2009). Gli obiettivi del Governo per il futuro in tema di fonti pulite mirano a promuoverle, guardando ad una sostanziale modifica dell'attuale mix di generazione elettrica, caratterizzato dalla preponderanza delle fonti fossili e che, invece, entro il 2020 dovrebbe essere costituito solo per il 50% da fonti convenzionali, per il 25% dal nucleare e per il restante 25% da rinnovabili; con una percentuale di energia primaria prodotta da tali fonti pari al 17% dei consumi totali interni (intesi come somma di elettricità più energia termica più trasporti).
Questi obiettivi sono stati stabiliti come conseguenza delle misure comunitarie su energia e clima, definitivamente approvate nel dicembre 2008 dal Parlamento Europeo ("Pacchetto Clima Energia al 2020") nella convinzione che la tutela dell'ambiente sia una priorità per la sopravvivenza del nostro pianeta, ma anche perché la cosiddetta "green economy" può costituire uno dei business del futuro su cui puntare per la ripresa dell'economia a livello globale
. Raggiungere gli obiettivi assunti a livello internazionale potrebbe comportare per il nostro Paese un enorme risparmio in termini economici, derivante in primis dalla minore dipendenza dall'utilizzo di combustibili fossili. L'obiettivo nazionale individuato in sede europea e vincolante per i singoli Stati Membri (il loro mancato rispetto comporta l'erogazione di sanzioni) deve essere ripartito tra i tre settori di applicazione delle nuove disposizioni: la generazione elettrica, la climatizzazione ed i trasporti.
Ogni Paese ha definito un proprio Piano d'azione per lo sviluppo delle rinnovabili, in cui sono indicati gli obiettivi intermedi e gli strumenti previsti per il loro conseguimento e stimati i consumi totali per ogni fonte (sia rinnovabile che convenzionale) fino al 2020, integrando tali stime con le previsioni sul risparmio energetico.
La definizione di un piano d'azione e la connessa necessità di perfezionare il quadro normativo del settore possono costituire una rilevante opportunità di intervenire su quelle criticità che non permettono un pieno sviluppo delle rinnovabili.
L'obiettivo nazionale di incremento di tali fonti è, dunque, un impegno importante, per il perseguimento del quale è richiesta la collaborazione di tutte le Regioni, e attraverso di esse di Province e Comuni, in uno sforzo comune e condiviso.


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La suddivisione degli obiettivi nazionali su scala regionale il cosiddetto "burden sharing" costituisce di fatto un criterio in base al quale valutare l'impegno e l'operato delle Regioni. A tale proposito è manifesto che queste hanno redatto i loro piani su energia e ambiente con modalità e tempistiche d'intervento assai differenti, assumendo spesso decisioni non perfettamente coerenti con gli indirizzi a livello comunitario, complice anche la mancanza di linee guida nazionali cui fare riferimento.
É dunque importante agire in modo incisivo per riuscire a sfruttare le potenzialità di questo settore, con una politica chiara e stabile di promozione delle rinnovabili, affidabile nel tempo, migliorando la disciplina degli incentivi e in generale con una normativa di riferimento per autorizzazioni ed allacciamento alla rete chiara, semplice e trasparente, attraverso una maggiore concertazione degli obiettivi da perseguire tra Governo, Regioni e Amministrazioni locali, con lo scopo di favorire la crescita di una filiera italiana delle fonti rinnovabili che abbia un impatto positivo sulla competitività globale dell'industria del nostro Paese.
In particolare, è il nostro Mezzogiorno a presentarsi come un interlocutore privilegiato per il settore energetico grazie anche alla posizione strategica nel Mediterraneo e alla sua vicinanza alla regione balcanica dove la Commissione Europea è in procinto di creare un mercato unico dell'energia.
Il Sud è un'area in fermento con forti processi di cambiamento, che può prepararsi ad affrontare la sfida di un rapido sviluppo per il raggiungimento di modelli virtuosi di competizione e di efficienza.
A tale scopo, uno dei terreni su cui può essere fruttuoso investire per accelerare lo sviluppo è proprio l'energia. Rilevanti per tale finalità sono le fonti rinnovabili, che per le caratteristiche morfologiche, orografiche e climatiche del territorio meridionale, rappresentano un'arma vincente per lo sviluppo di questa parte del nostro Paese. Analizzando i soli impianti alimentati da fonti rinnovabili, alla fine del 2009, la potenza installata in Italia è pari a 26.519 MW, dell'11% più elevata rispetto all'anno precedente. 8.808 MW pari ad un terzo del totale (il 33,2% circa) è la potenza installata nelle regioni del Sud. La produzione lorda di energia elettrica da fonte rinnovabile nel 2009 è stata pari a 69.330 GWh, il 19% più elevata rispetto all'anno precedente.
In questo caso 15.429 GWh (pari ad oltre il 22% del complessivo Italia) sono stati prodotti nel Mezzogiorno. La diffusione di tali fonti vede già oggi il Sud in testa rispetto alle altre Aree del Paese, con punte in Campania, Puglia e Sicilia. Le ricerche di SRM sull'argomento sono sul sito www.srmezzogiorno.it.

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