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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2011
 
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L'ALTRA AFRICA


Al di sotto del 20° Parallelo, Paesi come l'Etiopia e il Senegal sono pronti a crescere insieme agli investitori stranieri. In particolare, a quelli italiani

A cura di Alessandra Ponti, Assafrica & Mediterraneo - Confindustria



Missione in Senegal


Si scrive Africa ma si legge in mille modi differenti. É questo il primo passo da compiere per affacciarsi al Continente Nero. Perché quando si parla di Nord Africa è sbagliato accomunarla all'Africa subsahariana. La Tunisia non è il Senegal. L'Egitto non è l'Etiopia. Realtà differenti che però qualcosa in comune hanno: le possibilità da offrire. Materie prime e volontà di aprirsi agli investimenti esteri. Desiderio di crescere e bisogno di qualsiasi cosa. E così accade che, se in Africa del Nord oggi si avverte il bisogno di provare ad equilibrare il progresso economico con quello sociale, basta scendere di qualche parallelo per trovare Paesi come il Senegal e l'Etiopia pronti a costruire e investire, insieme a partner stranieri. Paesi pronti ad essere gli hub naturali e strategici per accedere a tutta l'Africa subsahariana sia orientale (Etiopia) che occidentale (Senegal). Lo hanno capito aziende come l'Alpina Industriale, la Pert Engineering e la Rovatti Pompe, aziende associate ad Assafrica & Mediterraneo che, nel mese di marzo, con un Nord Africa in fermento, hanno provato a guardare oltre. Con il Direttore Commerciale dell'Alpina Industriale, Khalid Ennaciri volato a Dakar insieme all'Export Manager della Rovatti Pompe, Riccardo Marastoni, per prendere parte alla Missione imprenditoriale organizzata da Assafrica & Mediterraneo. E ancora con la Commercial and Financial Manager della Pert Engineering, Flavia Ballico diretta ad Addis Abeba.

Come nasce la scelta di puntare sull'Africa Subsahariana?
Ballico: Lo sviluppo economico di quest'area sta iniziando solo ora ma questi sono Paesi che avranno un peso importante sull'economia del domani. Paesi con tanti potenziali consumatori che hanno bisogno di tutto. L'Etiopia, in modo particolare, ci è piaciuta perché ti offre la possibilità di prendere contatti anche con i Paesi limitrofi. Ennaciri: La nostra azienda Alpina Industriale, oltre ad esportare in tutto il mondo, ha una presenza consolidata da anni nel Nord Africa, e un ufficio commerciale in Tunisia. Restando nel Continente, il passo successivo più naturale è stato quello di esplorare l'Africa subsahariana che, attraverso Unioni economiche e monetarie come l'UEMOA o il CEMAC,
rappresenta un vasto mercato comune con fortissime potenzialità di crescita per i prossimi anni. Marastoni: La scelta nasce dal fatto che avendo già una realtà commerciale ben consolidata nei paesi del Nord Africa stiamo ora decentrando la nostra attenzione sull'Africa subsahariana credendo che essa rappresenti il futuro poiché è un'area in prossimità di uno sviluppo repentino.

Quali sono le opportunità per le imprese italiane in questi Paesi?
Ballico: Come dicevo prima loro hanno bisogno di tutto. Noi, come italiani, abbiamo la nostra fantasia, la nostra tecnologia da offrire. Certo, ci sono i cinesi e non è facile competere con loro, visto che queste sono realtà con budget limitati e i cinesi offrono prodotti a basso costo. É per questo forse che dovremmo dare vita ad un Sistema Italia più coeso. Un sistema in cui tutte le nostre Istituzioni diano un supporto concreto alle imprese italiane che vogliono investire lì. Ennaciri: In molti di questi Paesi i tassi di crescita sono ancora superiori al 4‑5% e le opportunità di sviluppo decisamente ampie, in termini sia di scambi commerciali che di delocalizzazione della propria produzione, parziale o totale, e di trasferimento di knowhow, e creazione di joint‑venture con aziende locali. Marastoni: Per quanto riguarda il mio settore, penso che le opportunità siano varie, partendo dall'agricoltura, che rimane principale fonte di reddito, ai progetti governativi nel settore acque e approvvigionamento idrico.

E i rischi e le difficoltà maggiori per gli imprenditori?
Ballico: Prevalentemente c'è un problema di valuta perché l'Etiopia e l'Angola non hanno molti euro e quindi puntano sulle esportazioni per avere valuta. Ma per avere un certo volume di esportazioni devi avere anche certi standard di produzioni che ottieni avendo un certo tipo di macchinari, che spesso non hanno. Insomma, è un po' un cane che si morde la coda.
Poi ci sono i rischi comuni, come quelli politici. Ma questo non toglie alle possibilità che hanno da offrire alle aziende straniere. Ennaciri: Difficile fare un discorso generale, considerati i differenti contesti istituzionali. Ma per un imprenditore, quando si tratta di export, i rischi sono sempre gli stessi: il rischio Paese, il rischio commerciale e il rischio banca. Per fortuna, esistono organismi e società il cui ruolo è quello di assistere e sostenere le aziende italiane che investono o esportano all'estero.
Marastoni: Penso che il rischio maggiore che si possa incontrare sia la troppa "faciloneria" da parte del potenziale cliente/interlocutore che, per modo di fare, tende a dare per scontato moltiaspetti al giorno d'oggi importanti dal punto di vista organizzativo e burocratico per l'export in questi Paesi.

Esistono già competitors forti in quest'area?

Ballico: Senza dubbio i cinesi, ma occhio anche ai turchi che offrono tecnologia obsoleta ma comunque a prezzi più bassi. Ennaciri: Ci troviamo in una prima fase di monitoraggio ed analisi della concorrenza in questi Paesi, ma riteniamo di essere in vantaggio rispetto ad alcuni nostri competitors diretti.
Marastoni: Per quanto ci riguarda, sono presenti alcuni nostri competitors, ma rimane un buon margine di successo e di penetrazione se si sfrutteranno i canali di introduzione giusti.

Crede che, ragionando nel lungo periodo, questi Paesi possano offrire le stesse opportunità dell'Africa del Nord?
Ballico: Sì, sono convinta che potrebbero. Ennaciri: Difficile accostare due aree geografiche che, seppur appartenenti allo stesso Continente, presentano peculiarità tanto diverse. Da una parte il Maghreb, trasformato negli anni da "Nord Africa" a "riva sud del Mediterraneo", ed integrato in un processo di relazioni di buon vicinato e di euromediterranizzazione. Dall'altra, l'Africa subsahariana, un insieme di regioni e sotto regioni che vedono nel Maghreb un possibile modello di sviluppo da seguire, quasi fosse un trait d'union tra Africa nera ed Europa. Marastoni: Penso proprio di sì, o per lo meno me lo auguro di cuore, in quanto personalmente credo fortemente in questi mercati.

Quando si pensa a questa parte dell'Africa, sono in molti quelli che continuano ad associarla a fame, povertà e sottosviluppo. Lei che ha avuto modo di visitarla personalmente, che idea si è fatto?
Ballico: Indubbiamente c'è molta povertà, ma anche in questo caso c'è povertà e povertà. E comunque sono realtà che hanno voglia di crescere pur non avendo ingenti capitali a disposizione o l'esperienza adeguata. Di sicuro noi italiani potremmo offrire loro la nostra esperienza. Per questo vorrei che Confindustria si facesse promotrice con banche, governo, ICE e le varie istituzioni di supporto all'internazionalizzazione per iniziare a fare piccole cose ma concrete. Ennaciri: Quando si parla di Africa, si parla di un Continente.
É bene distinguere tra Paesi africani molto ricchi e paesi molto poveri. Tra Paesi che dispongono di materie prime, petrolio, gas, e paesi il cui PIL procapite è al di sotto della soglia dei 200 dollari annui. Marastoni: Stiamo parlando di una zona del mondo in fase di forte cambiamento, con un enorme potenziale, nella quale però vi sono marcati problemi di povertà e di differenza tra le classi sociali. Penso che sempre di più questa differenza tenderà a diminuire, e devo dire che essendo stato in prima persona in questa realtà ho notato la voglia di restare al passo con i tempi. E ciò mi lascia ben sperare.


Riccardo Marastoni della Rovatti Pompe

Flavia Ballico della Pert Engineering


Khalid Ennaciri della Alpina Industriale






B to B a Dakar


Inaugurazione fiera Addis Abeba

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