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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2010
 
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Il SISTEMA FERROVIARIO canale di sviluppo

Da un punto di vista qualitativo, solo il 25% delle linee regionali dell'Italia del Sud è elettrificato, a fronte di un dato medio nazionale del 37% e di un valore del 59% per le regioni dell'Italia centrale e del 52% per quelle dell'Italia settentrionale


Francesco Saverio Coppola
Consigliere SRM

Per CostoZero vorrei approfondire un altro passaggio della nostra ricerca sul sistema ferroviario che entra più in profondità di ciò che accade nelle nostre regioni. SRM ritiene che lo sviluppo delle reti su ferro sia una priorità per il nostro Paese. Il lavoro, accanto ad un'analisi di scenario del comparto, della normativa di riferimento, della situazione in essere da un punto di vista infrastrutturale e delle politiche di sviluppo a favore delle reti su ferro, si sofferma sul servizio di trasporto a carattere regionale con particolare riferimento all'area meridionale.
Nell'ambito delle linee ferroviarie, infatti, è possibile distinguere tre categorie: quelle fondamentali (che costituiscono l'ossatura portante del trasporto ferroviario), quelle complementari (che hanno una minore intensità di traffico e connettono tra loro le direttrici principali) e quelle regionali.
In Italia, tale ultima tipologia ha un'estensione complessiva di oltre 3.650 km e se si osservano i dati per singola regione si può notare il rilevante ruolo svolto dal Mezzogiorno.
In particolare, dagli ultimi dati disponibili del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, emerge che nelle regioni dell'Italia meridionale ed insulare sono presenti 2.238 km di rete regionale, rappresentanti circa il 61% dell'estensione complessiva del tracciato nazionale; mentre, a livello di macroarea, il 63% della rete presente è attribuibile a Puglia, Basilicata e Sardegna. Da un punto di vista qualitativo, per contro, soltanto il 25% delle linee regionali dell'Italia del Sud è elettrificato, a fronte di un dato medio nazionale del 37% e di un vvalore del 59% per le regioni dell'Italia centrale e del 52% per quelle dell'Italia settentrionale.



Ulteriore dato significativo è quello relativo ai flussi di passeggeri e merce afferenti le linee ferroviarie considerate. Sotto il primo aspetto, il dato nazionale al 2008 riporta un valore pari ad oltre 211,6 milioni di unità; sotto il secondo, invece, sono 1.939mila le tonnellate di merce trasportata sul territorio nazionale dalle imprese regionali. Si consideri, inoltre, che il peso del traffico merci (in termini di tonnellate/km) ascrivibile al comparto ferroviario ammonta ad oltre l'11% del totale del traffico e, di tale quota, alle società regionali è attribuibile la quota minima dello 0,4%, contro oltre l'84% delle Ferrovie dello Stato. Vista la loro natura, le ferrovie regionali si caratterizzano, infine, per una vocazione per il corto raggio con una percorrenza media di 44 km a fronte dei 408 di FS. La gestione delle reti in esame è affidata ad operatori (in molti casi ex ferrovie regionali in concessione) che, a seguito del processo di liberalizzazione avvenuto e previo l'ottenimento dell'apposita licenza, hanno potuto affiancare Trenitalia nello svolgimento della sua attività di trasporto.

La situazione attuale vede, di conseguenza, la presenza di nuovi gestori in ben 16 regioni d'Italia; in particolare, escludendo Trenitalia, si contano 22 imprese delle quali 11 nelle regioni del Mezzogiorno per oltre 2.200 km di rete. Come già anticipato, un'estensione particolarmente ampia della stessa si trova in Puglia e Sardegna sui cui territori insistono complessivamente oltre 1.400 km. Delle 11 imprese localizzate al Sud Italia molte hanno avuto origine ben oltre un secolo fa e nel tempo hanno subito una serie di cambiamenti relativi all'assetto organizzativo e gestionale dovuti alle diverse vicissitudini incontrate.
Nella maggior parte dei casi, si tratta di imprese a capitale pubblico e, in particolare, di proprietà regionale; le uniche due eccezioni sono la Ferrotramviaria e la Ferrovia del Gargano, localizzate entrambe in Puglia. Tutte, inoltre, offrono un servizio di trasporto su ferro extraurbano; servizio che, in alcuni casi, viene affiancato per da quello urbano e/o da altre tipologie di trasporto quale, ad esempio, quello automobilistico. Le diverse reti si distinguono tra loro per una serie di caratteristiche, tanto tecniche quanto funzionali.
Sotto il primo aspetto, un primo elemento che le differenzia è lo scartamento dei binari, ossia la distanza fra le rotaie: 5 delle imprese prese in esame hanno linee a scartamento ridotto (ossia con una distanza pari a 950 mm) rispetto a quello ordinario (pari a 1.430 mm). Ulteriori distinzioni possono essere fatte in base alla trazione della rete (che è, alternativamente, elettrica o diesel) o, ancora, in base alla presenza o meno di interconnessioni con l'infrastruttura nazionale. In relazione a quest'ultimo punto, in particolare, 5 delle reti in esame sono collegate a quella RFI - anche se, va precisato, che in alcuni casi tale interoperabilità non è ascrivibile a tutte le tratte gestite dalla Società di riferimento - mentre 6 risultano isolate. Da un punto di vista funzionale, invece, le imprese si contraddistinguono per la presenza o meno dei titoli necessari per l'esercizio dell'attività ferroviaria; si tratta, in particolar modo della "licenza" e del "certificato di sicurezza".
La prima, rilasciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, fa si che alla società venga riconosciuta la qualità di Impresa Ferroviaria e, di conseguenza, la possibilità di offrire, sull'intero territorio comunitario, servizi internazionali di trasporto passeggeri e merci.
Il secondo, invece, consente l'accesso all'infrastruttura ferroviaria; è, cioè, il documento che attesta la conformità dell'impresa agli standard in materia di sicurezza della circolazione. Tutte le società presenti nel Mezzogiorno, infine, possono lavorare tanto nel segmento del trasporto passeggeri quanto in quello merci. Nell'ambito del primo, e con riferimento all'intera rete ferroviaria, particolare importanza è attribuibile al pendolarismo, legato per lo più a motivi di studio e lavoro. L'importanza di tale fenomeno si evince dai dati: in alcune delle aree prese in esame, esso raggiunge percentuali prossime alla metà del dato complessivo. Se, infatti, si raffronta, il numero dei viaggiatori giornalieri con quello degli abbonamenti emessi si nota, ad esempio, come in Basilicata tale rapporto raggiunge una quota di ben il 52,2%, mentre in Abruzzo e Sardegna si arriva, rispettivamente, al 46,3% e al 40,3%.
Per maggiori informazioni su SRM è possibile consultare il sito www.srmezzogiorno.it



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