ECONOMIA REGIONALE: le richieste degli imprenditori per lo sviluppo del territorio
Per garantire una prospettiva di ripresa c'è bisogno di fare quadrato attorno al mondo delle imprese, sostenendo la ricerca e l'innovazione e tagliando i tempi delle decisioni politiche e la spesa pubblica improduttiva
È di pochi giorni fa - il 25 novembre scorso - la notizia che la Regione Campania ha finalmente dato il via libera alla programmazione del Credito d'imposta per nuovi investimenti produttivi. Sessanta milioni di euro: questa l'entità degli
aiuti previsti per le imprese campane. Un primo passo importante per ridare ossigeno all'economia locale e sostenere il nostro sistema produttivo che - come si legge di seguito nelle dichiarazioni dei presidenti delle cinque Territoriali campane di Confindustria - alla politica chiede innanzitutto di investire in ricerca, sviluppo e innovazione, leve essenziali per recuperare la competitività del territorio.
Sarno: «Rafforzare il manifatturiero. Gli strumenti ci sono giÀ»
Silvio Sarno
Presidente Confindustria Avellino
Presidente, come si tutela il manifatturiero nella nostra regione?
In Campania esiste un tessuto industriale forte e robusto che vede come motore trainante la grande impresa. Anche in questo periodo, nonostante le oggettive difficoltà, il manifatturiero campano si caratterizzano per la presenza di numerose eccellenze che alimentano un indotto di piccole e medie imprese, vera ossatura del sistema produttivo avellinese. I settori dell'automotive, dell'agroalimentare, dell'aeronautico e dell'ICT devono essere posti al centro della politica regionale di sviluppo, nel medio e nel lungo periodo. Ma è sul breve periodo che le azioni di sostegno devono concentrare le proprie attenzioni; gli strumenti ci sono e siamo certi che non mancherà la volontà politica di supportare questi settori e il loro indotto, mediante il PASER e i Progetti Integrati di Filiera. Non vorremmo che proprio la Regione, in questo delicato momento, dimentichi di avere gli strumenti idonei per rafforzare il manifatturiero regionale concentrando risorse già stanziate allo scopo per coprire inefficienze di bilancio.
Quale deve essere l'approccio per tentare di recuperare il terreno perso?
Alla base di tanti interventi ancora in stand by è necessario avviare una ripresa della normalità. Una programmazione economica degna di questo nome, richiede un presupposto: la fine dell'era della emergenza e l'avvio di una gestione ordinaria.
Un primo segnale c'è stato; il decreto regionale del 9 novembre scorso che revoca la sospensione di tutti gli impegni da assumere e i pagamenti da effettuare a carico del bilancio regionale nell'anno finanziario in corso. Altri segnali sono attesi da tutti gli operatori. Le prospettive non sono delle migliori ed è per tale motivo che la ripresa deve ripartire da concrete azioni endogene, dalle stesse azioni che molti Tavoli Istituzionali hanno elaborato e condiviso. In tal senso, ancora più incisiva deve essere l'azione che i Tavoli per lo Sviluppo possono esprimere, per rafforzarne l'opinione circa le politiche di governance da attuare ed evitare che gli stessi diventino un palliativo per assecondare, intorno ad un tavolo, solo formalmente le istanze degli imprenditori. È richiesto un ulteriore, grande e incisivo sforzo, personale e istituzionale a carico della classe dirigente locale per evitare che la gravità della situazione economica arrechi ulteriori pregiudizi allo sviluppo sociale ed economico.
(F.L.)
D'Avino: «Ricerca e innovazione per recuperare competitività»
Giuseppe D'Avino
Presidente Confindustria Benevento
Presidente, da Benevento quali sono le principali richieste alla politica nazionale e regionale?
Come già espresso chiaramente nel documento che Confindustria e Ance Benevento hanno sottoposto all'attenzione dei rappresentanti del Governo nel corso della manifestazione "Governincontra" tenutasi lo scorso 22 novembre al Teatro Comunale, siamo convinti che sia necessario avere un Governo che governi, che dimostri, soprattutto, il coraggio di assumere decisioni e scelte anche impopolari. Così come auspichiamo, avendo fatto una scelta bipolare, che chi sta all'opposizione eserciti fino in fondo un'azione di controllo sul Governo ma, soprattutto, sia soggetto attivo sul piano della proposizione. Sollecitiamo la nostra rappresentanza politica a Strasburgo ad una maggiore attenzione e ad un ruolo più attivo nelle scelte strategiche, anche in termini di rivisitazione di alcune scelte del passato non più rispondenti all'andamento dell'economia mondiale. Ringraziamo il Governo per avere dato vita, assieme a Confindustria e ad altri soggetti, al Fondo Italiano d'Investimento. Tuttavia occorrono altri provvedimenti. Quali? Ci riferiamo ad una concreta sollecitazione rivolta alla PA, all'ABI, al sistema creditizio, di rilasciare ed accettare le certificazioni dei crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione. Noi vogliamo onorare ed onoriamo i nostri debiti, ma non possiamo accettare che la P.A. non onori i propri. Siamo in Campania, in un'area ad economia debole dove più del 95% è costituito da piccole imprese, e il problema è ancora più sentito, per le note vicende. Ringraziamo il Governatore Caldoro per avere già accolto alcune nostre sollecitazioni e per l'impegno che dedica a questa difficile gestione, ma dobbiamo continuare a sollecitarlo ad un'azione più celere ed incisiva, essendo per noi proprio la Regione il primo problema. Secondo lei quali saranno i driver economici che permetteranno la ripresa? Il nostro futuro, come imprese, è nella ricerca ed innovazione, soprattutto per le piccole imprese. Solo innovandoci possiamo reggere la sfida della competitività. Ed allora chiediamo di destinare maggiori risorse ma, soprattutto, di garantire tempi certi per la realizzazione dei progetti. Inoltre, ci auguriamo che l'innovation voucher, una misura ideata dal Ministro Tremonti e inserita nel maxiemendamento al D.d.L. stabilità, possa essere immediatamente ed automaticamente fruibile dalle piccole imprese. È in gioco il nostro futuro. Evidenziamo, inoltre, che l'eccellenza di un territorio parte dall'eccellenza dell'education e, quindi, come territorio puntiamo su una scuola e su una università che si contraddistinguano per l'eccellenza formativa dei giovani. Il Paese e il settore delle costruzioni - importante e trainante per la nostra economia - non possono più attendere. E qui si richiama il caso emblematico del piano delle piccole opere al Sud: 250 interventi immediatamente cantierabili.
Cosa occorre fare subito?
I fondi vanno sbloccati perché darebbero ossigeno all'intero circuito economico, oltre a migliorare gli standard quantitativi e qualitativi del nostro sistema infrastrutturale. Benevento è una provincia virtuosa, ricca di eccellenze produttive. L'elenco sarebbe lungo e si rischierebbe di fare torto a qualcuno ma spaziamo dal comparto agroalimentare (esporta in tutto il mondo e alcune aziende hanno anche costituito delle company nei vari Paesi) a quello dell'ICT, al metalmeccanico (di antica tradizione, formato da piccole imprese anche artigiane e di medie imprese fornitrici dagli elicotteri per la Casa Bianca alle barriere di sicurezza, ai termocamini). Certamente, anche noi abbiamo situazioni di crisi, di deindustrializzazione e al riguardo abbiamo elaborato il Documento dalla crisi allo Sviluppo, il Piano Industriale per il rilancio dell'economia provinciale, è stata costituita dalla Provincia una cabina di regia per affrontare la reindustrializzazione del polo tessile di Airola, rivitalizzando il vecchio Contratto di Programma. Noi continueremo a mettercela tutta; chiediamo una sola cosa: metterci in condizione di fare impresa; darci le stesse condizioni operative di altre parti del Paese. Senza alcune precondizioni le diseconomie esterne condizionano fortemente ogni nostra programmazione e progettualità.
(S.V.)
Della Gatta: «PiÙ sicurezza e meno burocrazia»
Antonio Della Gatta
Presidente Confindustria Caserta
«Legalità, PA, energia, infrastrutture, ambiente, formazione, credito…l'elenco potrebbe continuare ancora per molto. La parola emergenza, nella nostra regione, connota, ormai, anche le cose ordinarie, sicché tutto è diventato prioritario. Anche gli interventi più semplici». Il presidente di Confindustria Caserta Della Gatta fa poco o nulla per ostentare ottimismo. Del resto, i segnali che in questi giorni si susseguono, dalla crisi dei rifiuti alle scelte del Cipe, non aiutano a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Già, il Cipe, Comitato interministeriale per la programmazione economica…
Si parla tanto di Mezzogiorno, di piani straordinari per il Sud, ma sono solo parole. Il dato concreto alla fine è che, come è accaduto nella riunione del 19 novembre scorso del Cipe, sono stati sbloccati ben 21 miliardi per il Nord e solo 200 milioni per il Sud. Non c'è logica, non c'è proporzione. E bene ha fatto il presidente della Regione Caldoro a protestare. Non è così che si risolvono i problemi, che si colma il divario.
E qual è la ricetta che lei si sente di suggerire, allora?
A me pare indispensabile che si promuova da subito una chiara politica di sostegno degli investimenti per le imprese del Mezzogiorno. E, in questo senso, condivido al cento per cento la proposta di reintrodurre il credito d'imposta per sostenere il sistema produttivo e creare nuova e buona occupazione. Così come condivido l'idea di semplificare il sistema di incentivazione esistente, creando un Fondo unico e meccanismi automatici per gli incentivi. Semplificare: sembra un ritornello, ormai. Che cosa impedisce di farlo? Intanto, occorre la volontà politica, che quando c'è dà sempre risultati. Penso alla vicenda delle autorizzazioni antisismiche rilasciate dal Genio civile, i cui ritardi hanno ulteriormente aggravato in questi mesi la crisi che non ha certamente risparmiato il settore. Ebbene, va dato atto alla Regione di aver risposto con un provvedimento legislativo ad hoc. E lo stesso discorso vale anche per il decreto numero 3 del 9 novembre scorso che revoca il precedente provvedimento "blocca-pagamenti". Insomma, qualcosa si muove. La verità è che, in materia di pubblica amministrazione, dal punto di vista delle imprese, la questione vera non è tanto velocizzare le procedure, quanto renderle automatiche. Questa sì che sarebbe un'autentica rivoluzione. Uno slogan per concludere. Più sicurezza, meno burocrazia. Ma per attrarre investimenti e promuovere sviluppo e occupazione occorre anche una dotazione infrastrutturale competitiva. E qui l'elenco delle opere incompiute e prioritarie torna ad allungarsi. Come le dicevo, appunto.
(A.A.)
Lettieri: «Torniamo ad essere credibili»
Giovanni Lettieri
Presidente Unione Industriali di Napoli
Presidente Lettieri, cosa pensa dei Tavoli per lo sviluppo ipotizzati dal Presidente Caldoro?
Mi sembra un approccio corretto ai problemi delle imprese. Si torna ad affrontare le istanze dei vari settori. L'importante è farlo senza perdere di vista il quadro d'insieme, gli ostacoli che si oppongono alla crescita dell'economia regionale.
Uno per tutti: il tormentato rapporto con la burocrazia.
Ma quale deve essere l'obiettivo prioritario per la Regione Campania?
Dobbiamo recuperare credibilità, autorevolezza. Dobbiamo svolgere un ruolo guida per l'intero Mezzogiorno. Partiamo da posizioni opposte. Anche l'ultima rilevazione della sede regionale della Banca d'Italia, relativa al terzo trimestre 2010, evidenzia che la regione marcia agli ultimi posti tra quelle Obiettivo 1, con un tasso di disoccupazione superiore al 14% e che tra l'altro non considera gli inattivi, i giovani e soprattutto le donne che rinunciano a presentarsi sul mercato del lavoro. Dei 574mila posti di lavoro persi in Italia nell'ultimo biennio, 1 su 5 riguarda la Campania. Bisogna assolutamente cambiare marcia.
In che modo?
Occorre il coraggio di decidere, per recuperare efficienza nelle pubbliche amministrazioni, per sgombrare il campo dall'intermediazione politica impropria e dannosa. Il costo della politica in Campania si traduce in sovrattasse regionali e comunali tra le più alte d'Italia. Altro che fiscalità di vantaggio, qui cittadini e imprese pagano di più! Chi subisce il danno maggiore di una spesa pubblica inefficace è proprio l'impresa, il soggetto che per definizione fa da traino allo sviluppo. Dobbiamo cambiare registro, abbandonando comportamenti autolesionistici per l'intera collettività.
Da dove è opportuno cominciare?
Bisogna sì risanare, a partire dalla sanità e dal ridimensionamento di tante società pubbliche che operano in settori propri dell'iniziativa privata, ma occorre anche innestare meccanismi di sviluppo. Provvedimenti come il piano per il lavoro, che coinvolge il sistema impresa locale, vanno nella direzione giusta. Serve però anche attuare i contratti di programma, che su 820 milioni di euro prevedono investimenti privati per ben 600 milioni. Occorre rendere operativa la misura del credito d'imposta regionale. Bisogna avviare la riforma delle Asi e inaugurare la stagione dei contratti di rete.
(B.B.)
Gallozzi: «Il Paese ha bisogno di un'iniezione di fiducia»
Agostino Gallozzi
Presidente Confindustria Salerno
Presidente, secondo lei qual è il problema numero uno con cui il Paese deve fare i conti?
Il nostro Paese ha un difetto di crescita ormai inconfutabile, tant'è che sono in molti a sostenere che è come se l'Italia avesse gettato al vento l'ultimo decennio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale infatti su 180 Stati del mondo l'Italia è al 179° posto, con una crescita, in dieci anni, di appena il 2,43%. Dieci anni irrimediabilmente perduti a causa, soprattutto, di un clima politico fondato sul conflitto e che altro non ha prodotto che la paralisi di ogni capacità di decisione. Oggi il nostro è un Paese fermo, che non sa più crescere, incapace di tenere a sé sia capitali, sia forze sane come quelle rappresentate dai giovani. Un Paese ingessato dalla troppa burocrazia, dalla sovrabbondante produzione normativa, inadeguato infrastrutturalmente e, di rimando, poco attrattivo e competitivo.
Per riavviare i motori della crescita cosa è necessario fare?
Innanzitutto la politica dovrebbe recuperare la sua autorevolezza, tornando ad occuparsi delle riforme, della buona amministrazione, ma anche della ricostruzione di un tessuto civile dove a prevalere sia il senso di responsabilità di tutti. Non è più tempo di piccoli aggiustamenti o di lievi di ritocchi. Occorrono mutamenti radicali che puntino a risolvere in profondità le cause strutturali dei nostri problemi. Necessario sarebbe ridurre e migliorare la qualità della spesa pubblica, consentendo così di abbattere i carichi fiscali sulle imprese e sul lavoro e di semplificare in modo significativo il sistema dei tributi. Proprio sul tema della spesa pubblica, a livello regionale, accogliamo con favore la revoca del 9 novembre scorso da parte del Governatore Caldoro del decreto blocca-pagamenti, grazie alla quale riprenderanno gli impegni e i pagamenti relativi all'esercizio finanziario 2010 che consentiranno all'economia regionale di poter beneficiare nuovamente di tutte le risorse disponibili, comprese quelle comunitarie, e di tornare ad espandersi. Occorrono riforme che vadano ad incidere sulle sacche di inefficienza e di privilegio che ancora resistono nel nostro Paese. E occorrono iniezioni di dinamismo in una società ormai ferma su se stessa che non riesce a fare dell'innovazione la sua nuova bandiera.
E in che modo le imprese possono tornare ad essere forti sui mercati globali?
Per recuperare competitività le imprese hanno urgenza di investire e crescere. Ricerca e innovazione devono essere la priorità, il primo degli investimenti per il futuro dell'Italia. Per tornare a crescere le imprese hanno bisogno di vedere rimossi quei vincoli che impediscono loro di fare il salto verso quella media dimensione - come invece accade in Francia, in Germania e in Inghilterra - e che garantirebbe più redditi da lavoro, più profitti d'impresa e maggiori entrate fiscali. Gli imprenditori poi devono imparare in modo sistematico a dare vita a parteneriati economici tesi a creare un sistema di alleanze più forte tra imprese, anche perché la propensione "a fare sistema" già è radicata nella cultura dell'imprenditore e dell'impresa. Un aumento della produttività per le nostre imprese sarà possibile solo rimettendo al centro dei nostri sforzi il comparto manifatturiero, riorientando la politica industriale proprio sull'Innovazione e la Ricerca perché solo introducendo nuovi prodotti, nuovi processi e nuove tecnologie, le imprese italiane possono migliorare la loro efficienza, affrontare la concorrenza e conquistare nuovi mercati. Più di tutto però è fondamentale mettere il sistema imprenditoriale nelle condizioni di tornare ad avere fiducia. Tutti gli attori politici ed economici, sia a livello nazionale che locale, devono pertanto cooperare alla ricerca di concrete soluzioni che permettano all'economia reale di riprendere il cammino della crescita e dello sviluppo. Oltre a ricerca, innovazione e reti di impresa metterei enfasi ancora su due temi importantissimi: internazionalizzazione ed occupazione delle nuove generazioni. Internazionalizzare significa portare le nostre aziende a sentirsi parte di uno scenario molto più grande, con mercati che si allargano e la possibilità di collocare i propri prodotti nel mondo. Occupare le nuove generazioni significa dare quella spinta di entusiasmo, dinamismo, innovazione vera e quella capacità ad osar di più che spesso manca alla nostra società. Voglio essere controcorrente: pur di aprire in modo significativo il mondo delle aziende alle nuove generazioni, per favorire un vero ricambio, che assicurerebbe una ventata di forte competitività, a mio avviso varrebbe la pena di riconsiderare, per un certo periodo, l'innalzamento della età pensionabile.
(R.V.)
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