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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
Giugno 2009
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Basket - 1° Torneo Paolino Mercaldo

Sport e Made in Italy:
il connubio È vincente


Sport e Made in Italy:
il connubio È vincente


Quattro chiacchiere con…Giuseppe Amato jr

 A cura di Alessia Passatordi
Ideatrice e fondatrice di www.settevizi.it
Responsabile Comunicazione Medialine group


Che le società sportive, di tutti i livelli e dimensioni, siano sempre a caccia di sponsor è risaputo, ma cos’è che spinge le imprese a finanziare eventi, squadre, manifestazioni o singoli atleti? Sicuramente vi sono delle convenienze di carattere fiscale; nel nostro Paese, infatti, è in vigore la normativa grazie alla quale, attraverso una certificazione di avvenuta sponsorizzazione, si ottiene la completa esenzione dell’IVA, a fronte di una sicura visibilità di prodotti e marchio. Ma le motivazioni economico-fiscali da sole non sono sufficienti a spiegare la competizione serrata per sponsorizzare eventi sportivi. Alla base di tutto c’è la volontà di veicolare, attraverso un evento o un personaggio sportivo, determinati valori, che altrimenti sarebbe difficile trasmettere all’esterno, ai propri clienti e ai prospect.
Fondamentale è dunque la volontà di associare ciò che lo sport rappresenta nell’immaginario collettivo, ai prodotti, ai marchi, alle imprese. Proprio la scelta dell’evento o del testimonial giusto gioca allora un ruolo chiave, nel bene e nel male, perché è proprio il successo di questo o quello sportivo, di questa o quella manifestazione a decretare, in parte, il ritorno per lo sponsor. Che si tratti di sport di squadra, indoor o outdoor o di un singolo atleta non fa differenza, per le imprese quello che conta è scegliere il “cavallo giusto”, quello in grado di avvicinare il marchio al consumatore. Dando uno sguardo al panorama degli sport italiani e ai prodotti tipicamente Made in Italy, nel bel paese questo connubio è oramai inscindibile. Capofila in Italia è il calcio. Solo la nazionale, campione del mondo in carica, (tralasciando campionati e coppe varie) vanta 23 sponsorizzazioni e, di queste, ben 18 sono imprese italiane appartenenti a diversi settori merceologici e, guardando bene la storia di queste partnership, salta subito all’occhio quanto il legame fra gli azzurri e i loro sponsor sia saldo; da anni, infatti, marchi quali Antonio Amato, Nutella e Uliveto, solo per citarne alcuni, sostengono la nostra nazionale, anche in tempi non sospetti, quando i successi sportivi mancavano da un ventennio. Un altro esempio, in uno sport altrettanto importante, anche se meno seguito come il ciclismo, è la partnership pluriennale con il Giro d’Italia (la più importante manifestazione ciclistica italiana e la terza in Europa dopo il Tour de France e la Vuelta di Spagna) da parte del consorzio del Parmigiano-Reggiano. Senza dimenticare gli sport motoristici che negli ultimi anni sono in crescita costante con il Dottor Rossi simbolo della velocità per eccellenza, testimonial azzeccatissimo di Fastweb. Non solo la rappresentazione di modelli di successo dunque ma esempi di stili di vita sani, di sacrificio, impegno ed abnegazione, spirito di gruppo, socializzazione. Lo sport dunque è in grado di trasmettere valori fortissimi, è in grado di creare veri e propri modelli, campioni che emozionano e che diventano punto di riferimento per milioni di appassionati, pronti ad emulare i loro miti.
In un paese caratterizzato da una delle classi dirigenti più “vecchie”d’Europa abbiamo voluto riportare qui il punto di vista di Giuseppe Amato jr, giovane imprenditore a capo della Antonio Amato spa, noto e storico pastificio, sponsor ufficiale della nazionale italiana di calcio (l’intervista in versione integrale è pubblicata sulla community www.settevizi.it, in Superbia - Intervista a, dove è possibile lasciare la propria opinione nello spazio riservato ai commenti).

 Giuseppe Amato jr

Il suo gruppo sponsorizza la nazionale di calcio italiana. Perché la scelta di una squadra e non di un singolo evento o di un singolo atleta?

La sponsorizzazione della nazionale di calcio è solo la punta dell’iceberg delle nostre sponsorizzazioni. Ritengo che gli sport di squadra siano molto educativi. Il nostro obiettivo è quello di sposare il connubio tra sport e salute. Una sana alimentazione ed un sano stile di vita. Tornando alla domanda, anche noi siamo una squadra e pensiamo che dal lavoro di gruppo possano emergere valori superiori a quelli individuali.
È difficile lavorare con le federazioni?
Assolutamente no.
Spesso questi organismi sono rappresentati da personaggi molto noti, è difficile lavorare con certe “prime donne”?
Fortunatamente noi di prime donne non ne abbiamo trovate. Fino ad oggi abbiamo sempre avuto rapporti con persone serie pronte a dare la massima disponibilità per realizzare progetti.
Quando un personaggio che sponsorizzate si rende protagonista in negativo, come reagite sia nei suoi confronti sia verso i vostri clienti?
Guardi, alla vigilia dei mondiali di calcio del 2006 in Germania ci fu un grosso scandalo, in quel caso la nostra reazione è stata quella di avere una profonda fiducia nelle scelte che avevamo fatto. Quando qualcuno sbaglia è giusto concedere una seconda possibilità, se poi persevera nell’errore allora il rapporto si chiude. Nel caso dei mondiali di calcio abbiamo lasciato tutto com’era ed alla fine abbiamo avuto ragione, visto che abbiamo vinto i mondiali. Molto spesso gli errori fanno scattare quella molla che ti fa dare il 110%.
Quanto conta il circuito mediatico nella scelta delle sponsorizzazioni?
Molto, tanto più se la comunicazione è trasparente. Noi crediamo molto nell’infocomunicazione, come strumento per veicolare i valori.
Oltre ai protagonisti del calcio, quali sono secondo lei gli sportivi che meglio rappresentano l’italianità?
Nel passato i fratelli Abbagnale, Pietro Mennea, Sara Simeoni, espressione dei valori dello sport sano, del sacrificio e dell’abnegazione. Al giorno d’oggi direi Juri Chechi, Valentino Rossi e Federica Pellegrini.
Se potesse scegliere un evento, una squadra o un atleta da sponsorizzare chi sceglierebbe?
L’America’s Cup o la Louis Vuitton Cup e, se ne avessi la possibilità, tutti quegli sport che permettono ai ragazzi di stare lontani dalla strada.

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