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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2008
 


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Fondazioni d’impresa, community foundation
e attivitÀ di grantmaking


piÙ cresce la qualitÀ sociale,
piÙ il territorio diventa attrattivo



piÙ cresce la qualitÀ sociale,
piÙ il territorio diventa attrattivo


A colloquio con Giovanni Vietri, presidente della Fondazione Carisal-Cassa di Risparmio Salernitana


 Giovanni VIETRI
Presidente Fondazione Carisal Cassa di Risparmio Salernitana

Presidente Vietri, la consapevolezza sempre più diffusa del ruolo sociale dell’impresa sensibilizza e orienta verso scelte di management aziendale socialmente responsabili. In questa prospettiva quale ruolo ritiene possano assumere le fondazioni d’impresa?
L’impresa si dimostra un fenomeno che genera modelli, quindi anche la fondazione di impresa ha una sua valenza molto più importante per il modello che esprime, piuttosto che per il ruolo meramente finanziario. L’obiettivo è quello di fare qualcosa per la comunità, per un sistema e non soltanto per sé, sfruttando però la propria capacità di guardare più lontano, in una prospettiva di lungo periodo e per il beneficio dell’intera comunità. Il modello di fondazione apre in altre parole il confine dell’attività di impresa, realizzando iniziative per la comunità.

Perché secondo lei queste fondazioni possono meglio realizzare la mission aziendale e incidere al contempo sullo sviluppo sociale del territorio?
La fondazione d’impresa ha anche un altro scopo, quello di consentire una migliore accettazione dell’entità azienda sul piano generale, che non è esclusivamente strumentale. Un’azienda che, nei fatti, si misura anche con il sociale, sicuramente tende a far maturare una maggiore consapevolezza del ruolo dell’impresa. L’impresa non si pone dunque soltanto come macchina di profitto e non è soltanto “conto economico”, ma è anche un utile strumento di crescita collettiva. L’impresa è un coacervo di relazioni tra i soggetti che vi partecipano, pertanto essa diventa un microcosmo di interessi generali che creano un modello proiettato all’esterno anche attraverso la creazione di una fondazione, che non è strumentale al profitto e al proprio interesse economico, ma è esattamente la proiezione di quello che avviene all’interno del sistema.

Lei ha partecipato alla costituzione della Fondazione per il Sud. Quali opportunità di sviluppo si possono intravedere?
L’obiettivo principale della Fondazione per il Sud è certamente quello di creare e di sviluppare infrastrutture sociali per il Mezzogiorno. Ciò rappresenta in realtà l’altra faccia della stessa medaglia relativa al mondo del lavoro e dell’impresa; cioè la creazione di un’area ad alto tasso di infrastruttura sociale è un’area che è molto più propensa ad uno sviluppo economico. Un’area così infrastrutturata è molto più interessante sul piano economico e produttivo, perché è capace di creare un ambiente sostanzialmente più maturo per uno sviluppo economico più omogeneo. E questo è il parallelo che si può fare tra la fondazione che nasce esclusivamente sul fronte sociale e l’opportunità di sviluppo per le imprese e per il territorio. Certamente non c’è una relazione diretta perché la Fondazione per il Sud non ha lo scopo di creare opportunità per le imprese, ma occorre vedere il fine propedeutico che si realizza attraverso la creazione di un’area meno rischiosa a più alto tasso di capitale sociale, un’area più coesa, più responsabile, più matura; e tutto ciò è sicuramente una delle condizioni essenziali, uno dei prerequisiti per lo sviluppo.

La Fondazione per il Sud ha tra i suoi obiettivi primari il sostegno alla costituzione di fondazioni di comunità. La Fondazione Carisal da lei presieduta si è fatta promotrice della costituzione di una fondazione comunitaria salernitana (la prima al Centro-Sud). Quale interesse delle istituzioni, delle imprese e delle organizzazioni non-profit ha suscitato la sua proposta e quali sono gli obiettivi del progetto?
Siamo promotori della fondazione di comunità con il sostegno e il supporto della Fondazione Cariplo, che ha prodotto il modello in Italia. Le altre 20 fondazioni di comunità presenti in Italia sono tutte concentrate nel Nord, mentre sono assolutamente assenti nel resto del nostro Paese. In questo senso noi abbiamo prodotto il materiale operativo per la sua costituzione e per poterci mettere in relazione con gli altri soggetti che devono intervenire ci siamo fatti promotori attivi; abbiamo infatti costituito un comitato promotore lo scorso 19 gennaio 2008 cui partecipano tutte le istituzioni salernitane, compresa la Cariplo. In tal senso abbiamo avuto grande e generalizzata adesione ad un modello per buona parte sconosciuto come strumento operativo: non mancava a questo tavolo nessuna istituzione salernitana. L’idea era infatti quella di coinvolgere le istituzioni nel comitato promotore: hanno tutte aderito e il Prefetto ha accettato di esserne il presidente. Inoltre abbiamo ricevuto subito altre manifestazioni di interesse. Probabilmente siamo stati anche bravi nel coinvolgere le istituzioni e suscitare interesse verso questo strumento che consente di non confondere, come ho detto nel mio breve intervento in quella sede, il dono con l’elemosina, o l’assistenza con la solidarietà.

Le fondazioni delle comunità locali si pongono quale obiettivo ambizioso riuscire a divenire, nell’ottica della sussidiarietà, il laboratorio strategico dello sviluppo di un territorio nel quale pubblico e privato convergono per sostenere e realizzare progetti “culturali” e sociali. Quali sono le caratteristiche e le potenzialità di questo strumento?
La fondazione di comunità è un organismo che nasce dalla comunità, sostanzialmente è la stessa comunità del territorio che si ritrova nello strumento fondativo, che dona delle risorse allo stesso strumento cui la comunità partecipa e destina delle risorse affinché si attivino dei progetti, delle attività nelle linee che la stessa comunità decide. Si tratta di un meccanismo talmente fondato sulla relazione diretta tra chi lo fa e chi deve fare, da non avere mediazioni: l’istanza del dono mette in moto un circuito che si autoalimenta. Ovviamente tutto ciò si basa su due concetti di fondo: uno fiduciario, ed è per questo che il comitato promotore all’inizio è fatto dalle istituzioni cui poi si aggregano gli altri soggetti; l’altro concetto si riferisce alla partecipazione della stessa comunità allo strumento. Ciò fa sì che si possano incanalare, indirizzare gli sforzi della stessa comunità verso un determinato obiettivo per la stessa comunità. L’esperienza già maturata in altre realtà del Paese dimostra come l’uso di questo strumento consenta la raccolta di ingenti fondi. L’obiettivo è quello di far crescere la qualità sociale di un territorio, certamente più ampio della città. Lo stesso utilizzatore dello strumento si addestra, si abitua a contribuire alla propria comunità, non in una logica residuale, ma in una logica previdente. E l’unico strumento della filantropia organizzata è la fondazione di comunità, unico strumento efficace, perché non ha mediazioni e perché mette insieme i due termini dell’equazione. Non si hanno altre formule se si vuole realizzare una vera organizzazione dei corpi intermedi, delle aggregazioni sociali; lo strumento della fondazione di comunità diventa la cerniera tra i due termini del rapporto. È questo l’unico strumento se si vuole passare dalla questua al dono.

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