assemblea pubblica di confindustria salerno:
piÙ sviluppo e coesione sociale per il rilancio del sud
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e Comunitario
la questione dell’emergenza abitativa
nel capoluogo salernitano
di Raffaella Venerando
assemblea pubblica di confindustria salerno:
piÙ sviluppo e coesione sociale per il rilancio del sud
Per Cristiana Coppola, Vice Presidente di Confindustria,
ospite degli industriali salernitani, «serve un nuovo grande progetto per il Mezzogiorno»
Il successo più grande è condividere gli obiettivi. E allora il bilancio a consuntivo dell’Assemblea Pubblica di Confindustria Salerno - tenutasi lo scorso 14 luglio - non può che dirsi positivo. A cominciare dal Presidente degli industriali salernitani Agostino Gallozzi, dai presidenti di Provincia e Camera di Commercio Angelo Villani e Augusto Strianese, dalla Vice Presidente di Confindustria delegata per il Mezzogiorno Cristiana Coppola fino all’economista Massimo Lo Cicero, tutti sono stati concordi nel ritenere lo sviluppo - della provincia prima e del Mezzogiorno poi - l’unico grande obiettivo cui tendere. La prima delle priorità per istituzioni, politici e imprenditori, raggiungibile - come sottolineato dal titolo dato all’incontro - solo grazie ad una maggiore coesione sociale.
Il primo a prendere la parola e ad avviare la discussione è il Presidente Gallozzi. Anche se è lungo il suo cahier de doléance, Gallozzi non si limita solo ad elencare i problemi, ma propone anche qualche soluzione innovativa. «Da troppo tempo si conferma per il nostro Paese la crescita zero - ha esordito così Gallozzi nella sua relazione introduttiva - e in questa condizione di stagnazione le imprese sono chiamate a cavarsela da sole. Le imprese, infatti, vivono una paradossale condizione. Da un lato, esiste un nucleo molto significativo, soprattutto in termini di know how esperienziale, di aziende che possono considerarsi “player dello sviluppo”: veri e propri fattori trainanti che costituiscono l’ossatura di un progetto industriale intorno al quale si può costruire il rilancio delle aree produttive. Dall'altro lato, si ritrovano in misura crescente ad operare in un contesto sociale, organizzativo e istituzionale sostanzialmente bloccato, incapace di offrire risposte adeguate e in tempi celeri». «Confindustria Salerno - ha proseguito Gallozzi - sta lavorando alla creazione di un organismo che possa fungere da vera e propria Agenzia Locale per lo Sviluppo e l'Attrazione di Investimenti Produttivi finalizzata a strutturare, coordinare ed a qualificare l'offerta territoriale. È necessario abbandonare antichi criteri di mera gestione delle aree per gli insediamenti produttivi e dei servizi ad esse connessi e puntare sulla costruzione di percorsi - adeguatamente promossi e comunicati – di attrazione di nuovi investimenti, assecondando nello stesso tempo le potenzialità di crescita delle aziende attualmente presenti. È il momento di avere una “visione comune” ed una motivazione forte. Chiediamo a tutti gli attori dello sviluppo locale di far propria questa nostra “missione” puntando le proprie energie su un unico grande obiettivo: il rilancio economico e produttivo della nostra provincia».
Appello immediatamente accolto da Angelo Villani, Presidente della Provincia di Salerno, che anzi rimarca la necessità di sostenere l’industria, senza la quale non esiste sviluppo: «A Salerno si registra un dato in controtendenza con il resto del Paese; il manifatturiero qui raggiunge il 18% contro il 24% del Pil nazionale stando alle ultime rilevazioni della Camera di Commercio. Il manifatturiero è quindi in crisi, ma il comparto resta vitale perché è il solo capace realmente di produrre ricchezza, mentre gli altri settori possono solo distribuirla».
La prospettiva poi si allarga dal territorio della provincia di Salerno ad un’analisi a tutto tondo sulla situazione economica complessiva del Mezzogiorno, quando la parola passa a Cristiana Coppola. È la prima volta che il Vice Presidente di Confindustria è a Salerno nella sua nuova veste di delegata al Mezzogiorno.
«Quella che stiamo vivendo è una fase particolarmente critica per il nostro Paese. I mercati nazionali sono in subbuglio e, se l’Italia è in difficoltà, il Sud di rimando arranca. Serve un nuovo grande progetto per il Mezzogiorno perché è dal Sud che deve ripartire il processo di crescita dell’intero Paese, crescita che sarà possibile solo se si abbandoneranno gli schemi finora utilizzati e che non hanno funzionato. è necessario superare le criticità nella gestione dei fondi europei rilevate nella programmazione 2000-2006. Anzichè rafforzare la regia nazionale della programmazione 2007-2013, come sarebbe necessario, è stato finora deciso di confermare e allargare la quota di risorse gestite a livello regionale».
La direzione che ha in mente il Comitato Mezzogiorno di Confindustria è chiara: una ristrutturazione dei fondi strutturali 2007-2013 con l’obiettivo di contribuire a riorientare i POR verso pochi obiettivi strategici (infrastrutture, innovazione e sicurezza) e rafforzare la “regia” nazionale della programmazione e il coordinamento regionale.
Spetta, infine, all’economista Massimo Lo Cicero chiudere la giornata di riflessione. Senza mezze misure il professore afferma: «L’Italia si è indebolita. È scarsamente competitiva a causa di un’altrettanto bassa produttività. Le esportazioni sono calate, come pure i consumi; di rimando sono diminuiti notevolmente anche gli investimenti. La somma di questi fattori dà un unico risultato: stagnazione. Oggi che la svalutazione non è più possibile, trovare una soluzione unica e concretamente attuabile non è così facile, soprattutto se non ci si convince che se il Mezzogiorno non torna a crescere non è un problema esclusivamente del Sud, ma di tutto il Paese perché - per dirla in senso figurato - un treno cammina alla velocità dell’ultimo vagone, e se l’ultimo vagone è lento a risentirne sarà l’intero convoglio».
Come Cristiana Coppola, anche l’economista suggerisce alla politica di guardare al passato per programmare meglio il futuro e «capire e imparare dai propri errori».
Provocatorio Lo Cicero infatti si chiede: «Fatta eccezione per l’ottimo lavoro svolto dall’Assessore regionale ai Trasporti Ennio Cascetta, cosa ne è stato delle risorse messe a disposizione da Agenda 2000?».
«C’è poi un altro fattore da considerare - conclude Lo Cicero -. Il Mezzogiorno sembra il grande assente dai programmi politici. Non è dibattuto, non se ne discute, non è oggetto di proposte concrete. I politici meridionali non hanno saputo fare valere le ragioni del Sud sia con il Governo Prodi, sia ora con quello Berlusconi dove non c’è nessuno che rappresenti il Sud in modo legittimo (non esiste più la delega per il Sud che nel passato governo era ricoperta dal vice ministro allo sviluppo economico Sergio D’Antoni, ndr). Anche su questo il Sud deve recuperare e voltare pagina. Definitivamente».
L'INDAGINE
Economia salernitana lenta
e con il fiato sospeso
Lo scorso 14 luglio, nella sede di Confindustria Salerno, il Presidente Agostino Gallozzi ha presentato l’“Indagine previsionale del sistema economico e produttivo salernitano”.
«La fredda logica dei numeri - ha affermato il Presidente Gallozzi - sottolinea ancora una volta la gravità della crisi economica e produttiva in cui versa la provincia di Salerno. L’analisi del trend degli indici previsionali restituisce una parabola discendente che spiega meglio di tante riflessioni il quadro che abbiamo di fronte: aumento dei costi di produzione; diminuzione del fatturato; calo degli ordini; livellamento in basso del tasso di occupazione».
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L’indagine congiunturale realizzata dall’Ufficio Studi di Confindustria Salerno ha assunto una nuova veste nella sua quarta edizione, divenendo “Indagine previsionale del sistema economico e produttivo salernitano”. Oltre a valutare gli aspetti congiunturali lo studio mira a rilevare il sentiment degli imprenditori in merito ad alcuni aspetti della realtà economica e del contesto in cui l’azienda opera. L’attenzione è focalizzata sull’analisi delle aspettative e della fiducia degli imprenditori anche in relazione al territorio, per cogliere il grado di soddisfazione rispetto a caratteristiche riferite alla qualità della vita.
L’indagine previsionale e valutativa dell’Ufficio Studi di Confindustria Salerno restituisce l’immagine di un’economia in grave difficoltà. A conferma di autorevoli analisi già presentate nei mesi precedenti il quadro è ben chiaro: fase di stallo prolungato e forte preoccupazione per il secondo semestre 2008. Se è possibile fare ricorso ad una similitudine, il primo paragone proponibile è quello con la tartaruga marina, quella più comunemente diffusa nel Mediterraneo e che, ormai, è al limite dell’estinzione nelle acque italiane. Tra le caratteristiche, che appunto richiamano lo scenario salernitano, rientra la capacità di entrare in apnee prolungatissime: «Respirano aria, essendo dotate di polmoni, trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare». In altre parole, questa immersione con il fiato sospeso corrisponde a quello che sta accadendo - ripetendo peraltro un ciclo già verificatosi diverse volte - a partire dalla fine del 2007. Al timido tentativo di agganciare segnali di ripresa è subito seguito l’inabissamento nei fondali di quella che per molti è vera e propria stagnazione.
Le previsioni relative al costo dei fattori produttivi confermano (per il 51% del campione di intervistati) la tendenza all’aumento, anche se per il 42% è possibile che non lievitino ulteriormente. Alimentare, gomma-plastica chimica e metalmeccanico sono i comparti in maggiore difficoltà, anche in considerazione dello sforzo che sono chiamati a compiere per contenere il costo del prodotto finale.
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Le previsioni sull’andamento dell’economia nazionale risentono, probabilmente, di un nuovo clima politico-istituzionale e lasciano emergere una visione di “stazionarietà” (per il 62% del campione) che, in realtà, appare - scandagliando con attenzione anche altre sezioni della ricerca - più un auspicio che una convinzione. Mantenere le posizioni, quindi, assume il senso del massimo risultato possibile in questo momento.
Resta molto critico il giudizio (vedi figura 1) delle politiche di sviluppo adottate da Comuni, Provincia e Regione: sommando le risposte “Decisamente negativo” (36%) e “Più negativo che positivo” (44%) si arriva all’80% di “bocciature” ben spalmato tra i principali settori (alimentare, gomma-plastica chimica, metalmeccanico, servizi innovativi, alberghi e turismo). Il dato è perfettamente coerente con l’indice di percezione della qualità della vita in provincia di Salerno (vedi figura 2) che risulta “Più negativo che positivo” per il 46% degli intervistati e “Decisamente negativo” per il 27%: messe insieme le due percentuali arrivano al 73%. Anche se fa riflettere il 25% di risposte che sottolineano una valutazione decisamente positiva.
Le componenti analitiche che spiccano nella composizione dell’indice negativo sono le seguenti: tenore di vita; vivibilità, efficienza burocratica, legalità e sicurezza, tutela dell’ambiente, capacità operativa della classe politica. Il giudizio è estremamente critico sia dal punto di vista dell’articolazione dei settori merceologici, che sotto il profilo della classe dimensionale delle imprese (con punte più accentuate tra le grandi aziende).
Improntate alla preoccupazione - sebbene mitigata da un forte attivismo settoriale - anche le previsioni per il secondo semestre dell’anno in corso nel settore turistico. Arrivi e presenze sono segnalati sostanzialmente tra la “stazionarietà” e la “diminuzione”, mentre le politiche di sviluppo di Enti ed Istituzioni sono giudicate negative. Stessa posizione rispetto alla qualità della vita.
A scendere nel dettaglio dei singoli panel dell’indagine si rileva la difficoltà strutturale del settore manifatturiero che conferma l’aumento dei costi di produzione rispetto ad un decremento degli ordinativi e dell’occupazione. Trend diverso per i servizi che segnalano un aumento degli ordinativi e dell’export, pur in presenza di un livellamento in basso dei prezzi dei prodotti finiti. Nota dolente, quindi, l’aumento solo in forma lieve del fatturato.
Ancora in evidenza il gap, rispetto al Centro-Nord, inerente il costo del credito, sottolineato sia dal manifatturiero che dai servizi, mentre la previsione relativa al conferimento del valore aggiunto al territorio è negativa per l’alimentare, il metalmeccanico ed il turismo.
«La crisi del manifatturiero - ha concluso Gallozzi - e le difficoltà congiunturali di altri settori strategici sono l’indizio della più assoluta “latitanza” di un progetto industriale per il nostro territorio. É il momento della responsabilità di tutte le componenti istituzionali, sociali, professionali ed imprenditoriali. Occorre ripartire da un accordo complessivo sullo sviluppo della nostra provincia, creando le pre-condizioni minimali per lanciare una grande campagna di marketing territoriale finalizzata ad attrarre investimenti dall’esterno e, nello stesso tempo, a favorire ulteriori rafforzamenti del tessuto imprenditoriale già presente. Non ci sono altre via d’uscita. Se non troviamo tutti insieme, ciascuno per il ruolo che ci compete, la strada da percorrere unitariamente, corriamo il rischio di assistere al definitivo depauperamento della nostra terra. Senza piangerci addosso e senza auto-commiserazioni ormai anacronistiche, rimbocchiamoci le maniche e guardiamo avanti. Il tempo che resta è molto poco. Usiamolo bene, per il nostro futuro e per quello delle giovani generazioni salernitane».
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