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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
AGOSTO/SETTEMBRE 2008
 


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Confindustria Avellino
Assemblea Privata
Relazione del Presidente Silvio Sarno

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il remix della crescita:
Mediterraneo e Golfo Persico

Gianluca Lauria
Responsabile Internazionalizzazione BNL


Area meg al 5% del pil mondiale nel 2013
alleanza trasversale simest, bnl e assafrica per assistere le imprese italiane nei nuovi mercati strategici

Che il mercato domestico italiano sia in una fase di sostanziale stagnazione o, quantomeno, con prospettive di crescita limitate è un dato oramai consolidato. In questo contesto, innovazione e internazionalizzazione, alla base del successo e della crescita delle PMI italiane a partire dagli anni ’70, diventano un imperativo ancora più pressante.
Pur in presenza di un euro forte, l’export italiano continua ad affermarsi sui mercati internazionali. É la prova di come qualità, innovazione, know how e, non ultimo, il brand “made in Italy” continuino ad essere riconosciuti ed apprezzati dalla clientela, ovunque questa si trovi.
Alcune analisi condotte dal Servizio Studi di Banca Nazionale del Lavoro (BNL) evidenziano un fattore caratterizzante per l’economia italiana: la capacità di affermarsi sui mercati dei paesi in forte crescita e di beneficiare quindi del traino delle nuove locomotive della crescita globale.
Se analizziamo le statistiche del 1° trimestre 2008, relative all’incremento annuo delle esportazioni italiane per aree geografiche in valori nominali, notiamo subito che ai primi quattro posti non ci sono i paesi storicamente meta dell’export italiano, ma le nuove aree di sviluppo: Paesi OPEC (+24%), Mediterraneo e Golfo Persico (+23%), Russia (+21.3%), Cina (+10.1%).
Particolarmente interessante appare il dato relativo ai paesi della sponda sud del Mediterraneo e del Golfo Persico (M&G) che, trainati dai flussi resi disponibili direttamente o indirettamente dalla rendita petrolifera, attraggono investimenti, risorse, beni e servizi da tutto il resto del Mondo.
Gli investimenti diretti esteri nei paesi della sponda sud del Mediterraneo negli ultimi sette anni sono cresciuti con un fattore moltiplicativo pari a sei. Le iniezioni di capitali stranieri freschi sono state pari a 60 miliardi di dollari nel 2006, poco meno del flusso di investimenti diretto in Cina (70 miliardi), più del doppio dell’America latina.
I paesi M&G che nel 2000 rappresentavano il 3,5% del PIL mondiale hanno accresciuto la loro incidenza al 4,6% nel 2007 e, in base alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale, genereranno nel 2013 il 5,3% del PIL mondiale. Negli stessi anni l’Italia ha rappresentato o rappresenterà rispettivamente il 3,5%, 3,9% e 3,4%.
Gli ulteriori dati previsionali relativi ai paesi M&G pongono in particolare risalto due ulteriori elementi: la crescita del PIL pro-capite che mediamente si incrementerà del 40% dal 2007 al 2013 e lo sviluppo demografico dell’area, la cui popolazione è prevista nel 2013 in circa 440 milioni di abitanti, rispetto ai 390 milioni circa del 2007.
Stiamo quindi parlando di un’area geografica che presenta molteplici elementi di attrattività per il Sistema Italia: sviluppo economico sostenuto, importanti piani di investimenti nelle opere pubbliche ed infrastrutturali, disponibilità di risorse umane e naturali, capacità di consumo crescente, volontà di attrarre investimenti esteri. Tutto ciò con un ulteriore elemento di forza rappresentato dal fatto che l’Italia si posiziona geograficamente, logisticamente e culturalmente in una posizione di “naturale “ privilegio verso questa area del globo, cruciale anche come passaggio verso i mercati altrettanto dinamici dell’India e dell’Estremo Oriente.
Alle motivazioni economiche della crescente importanza di questi paesi nel panorama internazionale, si affiancano importanti ragioni politiche. La nascita dell’Unione per il Mediterraneo, fortemente voluta dall’UE e dalla presidenza francese e l’approccio di concretezza alla base della stessa costituisce di per sé un importante punto di cambiamento rispetto alle politiche “mediterranee” del passato.
I progetti previsti (sei) delineano la rotta da seguire per accelerare il processo di sviluppo di una realtà sociale ed economica caratterizzata ancora da evidenti problematiche politiche e sociali ma, allo stesso tempo, da enormi potenzialità di crescita economica, sociale e culturale.
Nonostante questo contesto fortemente incoraggiante per lo sviluppo delle nostre imprese, incluse le piccole e medie, le problematiche e le richieste del nostro sistema imprenditoriale restano ancora, almeno parzialmente, prive di risposta. Inoltre, il termine internazionalizzazione è ancora per troppi sinonimo di esportazione e per troppo pochi include il concetto di investimenti produttivi e distributivi in paesi esteri. Se da un lato si concorda sul fatto che:
- le strategie di internazionalizzazione debbano evolvere verso forme più “vissute” in cui l’export sia “una” delle componenti che vedono l’impresa italiana protagonista sui mercati esteri e non più l’unica;
- la delocalizzazione produttiva motivata esclusivamente dalla riduzione costi di produzione rappresenti un modello di corto respiro;
- presidiare direttamente i mercati di sbocco attraverso proprie stabili organizzazioni all’estero costituisca un vantaggio competitivo importante;
- la cosiddetta internazionalizzazione mista (produrre nei paesi esteri ciò che viene poi distribuito sugli stessi mercati) possa essere la soluzione ottimale nel contesto competitivo attuale;
dall’altro lato permangono numerose difficoltà, in particolare per le PMI, legate alla scelta di internazionalizzare la propria attività ovvero di accrescerne il “livello di internazionalizzazione”: insufficiente cultura dell’internazionalizzazione; carenza di elaborazione strategica; limiti nella disponibilità di risorse manageriali e di competenze specifiche per l’internazionalizzazione; limitate risorse finanziarie; difficoltà di conoscere interlocutori affidabili in nuovi paesi.
Nasce proprio dalla consapevolezza di queste aree di criticità e dalla volontà di dare delle risposte concrete e, possibilmente, di facile realizzabilità alle esigenze degli imprenditori la partnership tra Assafrica, Simest e Bnl, espressione di mondi diversi ma fortemente sinergici, per accompagnare le aziende italiane durante il viaggio che le porta ad operare nei mercati dell’area M&G, presentata il 15 luglio 2008 in Confindustria a Roma.
Un viaggio che nasce attorno all’idea imprenditoriale e termina con l’affermazione concreta della stessa nel mercato prescelto, costruito per tappe logiche:
- esplorare le opportunità e i limiti dei diversi paesi/mercati, conoscere e valutare potenziali partner, analizzare le possibili forme di ingresso sul mercato prescelto;
- valutare che il progetto d’impresa sia concretamente realizzabile e generi reddito sufficiente a remunerare gli investimenti effettuati;
- realizzare il progetto e portarlo a compimento.
Tappe nel corso delle quali l’imprenditore ha bisogno di supporto, servizi e prodotti che i tre partner sono in grado di offrire, ciascuno per la propria sfera di competenza, con la logica di operare in sintonia nel migliore interesse dell’azienda:
- ASSAFRICA & MEDITERRANEO rappresentando e supportando le imprese italiane interessate ai paesi dell’area, grazie anche ai rapporti privilegiati con le Associazioni industriali locali;
- SIMEST con strumenti finanziari e servizi reali dedicati allo sviluppo dei progetti delle imprese italiane;
- BNL attraverso la propria offerta e quella della rete internazionale del Gruppo BNP Paribas, che proprio in quest’area geografica ha una presenza capillare e rafforzata dalla presenza di Italian Desk dedicati alle aziende italiane.
L’interesse che abbiamo riscontrato in occasione del primo incontro con gli imprenditori nonché le concrete opportunità che ci sono state presentate nei giorni seguenti ci hanno confermato la validità dell’iniziativa e la necessità di “portarla sul territorio”: il nostro viaggio di presentazione della partnership e delle opportunità offerte alle diverse comunità imprenditoriali locali italiane prosegue in autunno…Quindi, a presto!

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