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  Dicembre 2012

Articoli n° 07
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BON TON

di Nicola SANTINI
Anche la mancia ha le sue regole


Nicola Santini è autore del libro Business+Etiquette.
Esperto di etichetta e bon ton per l'Italia e i Paesi del mondo, da anni tiene corsi in varie sedi di Confindustria e si occupa di consulenza per aziende ed enti.

Negli Stati Uniti è obbligatoria, in quanto nel conto al ristorante non esiste la voce “servizio” e, oltre ad essere a discrezione del cliente che con questa lo valuta, rappresenta lo stipendio del cameriere.
In Giappone è offensiva, perché urta la dignità di chi la accetta.
In Italia è vista come un premio, molto di moda oggi, oggetto di conversazione tra i soggetti arrampicanti, che però rimane un atto non dovuto, volto a riconoscere la qualità del servizio, la gentilezza di chi ci serve, la dedizione con cui viene svolto un lavoro.


Già dal passato, quando i padroni di casa erano soliti regalare le maniche (manche, francese) smesse al personale di servizio come gratificazione, la mancia rappresentava un modo per assicurarsi attenzione e rispetto.
Lo ha capito anche Flavio Briatore, quando qualche estate fa, rifiutandosi di pagare un conto troppo salato in un ristorante della costa Smeralda, non si è sottratto dal lasciare mille euro di mancia ai camerieri. Esagerato forse, ma nel suo overtipping ha fatto sì che qualcuno iniziasse a chiedersi se, quando e quanto è opportuno lasciare mance, fino a creare un galateo con regole che si adattano al costume delle varie città italiane, dove abitudini ed elargizioni cambiano. A Milano, per esempio, la padrona di casa preferisce (ma non lo raccomanda certo) che i suoi ospiti pensino alla mancia per il personale piuttosto che alla ricerca di un regalo con il quale presentarsi per un invito a cena: molto meglio un cameriere contento di tirar tardi a disposizione degli ospiti che un cadeau. Il personale che attende che anche gli ultimi invitati lascino la casa per aprir loro la porta dell’ascensore se lo aspetta. È una regola non scritta, ma funziona. Se poi l’invito è in barca, ricordiamoci che chi ci assiste e riverisce durante una crociera si aspetta grandi elargizioni. Ed ecco come un week end in barca può costare fino a mille euro. Ma è parte del gioco. Una piccola, doverosa, puntualizzazione: questa regola è valida solo nelle case dove la frequentazione è assidua e il grado di confidenza con gli ospiti è alto.
Al ristorante in genere si arrotonda sul conto, senza attenersi scrupolosamente alla regola numerica del 5% nei locali ordinari e del 10% in quelli lussuosi. Ovviamente il 5% resta il minimo che si possa lasciare. Se a servire ai tavoli è il proprietario del locale, niente mancia.
Anche qui alcune indicazioni specifiche: al ristorante di passaggio, fermo restando che il servizio sia di gradimento, si lascia una cifra simbolica, qualche spicciolo, mentre è imperativo curarsi, con somme non sfacciate ma che giustifichino anche qualche servizio extra, dei camerieri nei locali frequentati abitualmente. Ecco come ci si assicura il tavolo migliore anche quando è tutto pieno o arrivando quasi all’ora di chiusura. Meglio invece rimanere indifferenti all’orrida scatolina in plastica del bar, corredata da ringraziamenti più o meno poetici sulla targhetta, per lasciare spazio ad autentici slanci di generosità verso i guardiani delle toilette sempre che si trovino pulite e ordinate.
In albergo il criterio da seguire è direttamente proporzionale alla durata del soggiorno e alle stelle sull’insegna: in linee generali il minimo è da 1 a 2 euro al facchino per ogni bagaglio che porta in camera prima che questi lasci la stanza; in anticipo da 5 a 10 euro ai camerieri di sala ai quali richiederemo cibi extra menù, garantendoci così sorrisi e disponibilità. Mentre al portiere spetta la mancia solo in caso di richieste specifiche come il reperimento di taxi o di biglietti aerei o teatrali. L’ultimo giorno, sul comodino rimane la piccola mancia per la cameriera che ha riordinato la stanza.
La dedizione di hostess e assistenti di volo invece è esente da mancia, così come segretarie, suore in ospedale (se non giustificando la busta chiusa come offerta alla chiesa) e infermiere: la riconoscenza sarà quantificata in un regalo, niente soldi. Per il bagnino che si prende cura degli oggetti incustoditi sotto l’ombrellone si mette mano al portafoglio una volta sola. Solitamente a Ferragosto, oppure a fine soggiorno.
Ma cosa si dice quando si consegna una mancia? La parola d’ordine è “grazie”, senza la quale l’effetto è il medesimo dei fiori spediti senza biglietto.
E a proposito di fiori, 1 o 2 euro spettano al fattorino che li recapita a casa, sia da parte di chi li acquista che di chi li riceve. Regola non valida per il Pony che recapita pacchi in azienda che si accontenterà delle sole parole di ringraziamento.

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