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la questione dell’emergenza abitativa
nel capoluogo salernitano
la questione dell’emergenza abitativa
nel capoluogo salernitano
Soluzioni puntuali ed efficaci per rispondere alla domanda del mercato
Antonio Lombardi
Presidente ANCE Salerno
L’emergenza abitativa a Salerno resta una delle questioni fondanti del dibattito politico - ma soprattutto economico, civile e sociale - del prossimo futuro. L’approvazione del nuovo Puc ha sicuramente schiuso nuove opportunità e dettato delle linee guida che, quanto meno, sbloccheranno la situazione di assoluto stallo in cui la città era piombata dopo l’edificazione - il più delle volte purtroppo selvaggia e sconsiderata - degli anni ’60 e ’70. Oggi è quanto mai rilevante rispondere alla crescente domanda di spazi abitativi conciliando le relative risposte con le tematiche ambientali, ma anche sociali ed economiche. Occorre cioè che la creazione di nuovi agglomerati abitativi non si concretizzi nella realizzazione di “ghetti”, di quartieri dormitorio, di aree cittadine slegate ed avulse - in qualche caso addirittura estranee - al resto del territorio circostante. In passato purtroppo non si è avuta alcuna considerazione di tutte quelle tematiche - verde pubblico, spazi ricreativi, ambiente, standard di vivibilità, mobilità e trasporti - che oggi devono necessariamente accompagnare ed integrare qualsiasi ipotesi di nuovo insediamento o intervento sul territorio. Sono difatti proprio questi parametri a stabilire e condizionare il grado di integrazione dei nuovi quartieri con il resto del territorio, ed a favorire ed agevolare quei processi di mobilità che spesso caratterizzano a fondo il grado di vivibilità di una città. Inoltre, a fronte di una domanda sempre crescente - e peraltro sempre meglio delineatasi tipologicamente negli anni - il mercato immobiliare presentava un’offerta sostanzialmente stabile e peraltro distante dalle esigenze e dalle aspettative del mercato. Ineluttabile quindi l’impennata dei prezzi - che ha portato le quotazioni immobiliari salernitane addirittura vicine a città come Roma e Firenze - e l’avvio di un vero e proprio processo migratorio verso comuni limitrofi della Piana del Sele e della Valle dell’Irno. Col nuovo strumento urbanistico la città di Salerno dovrebbe finalmente ridisegnare i suoi spazi e pervenire ad una visione integrata ed organica del territorio. Per quanto però attiene più strettamente il settore immobiliare, è importante che i progetti scaturiscano da una preliminare indagine su quelle che sono le esigenze e le reali aspettative del mercato. Se da un lato infatti vi è una indubbia crescente richiesta di nuovi appartamenti - soprattutto da parte delle giovani coppie “emigrate” per necessità più che per scelta - è altrettanto vero che l’attuale contesto cittadino offre soluzioni immobiliari del tutto inadeguate ed antiquate. Le giovani coppie - ma anche i sempre più numerosi single - cercano prevalentemente alloggi di piccole e medie dimensioni, laddove la città oggi, soprattutto in centro, è caratterizzata da immobili con estensioni anche notevoli. I nuovi alloggi dovranno caratterizzarsi proprio per le loro ridotte dimensioni ma anche per la loro elevata funzionalità in termini di spazi e per i contenuti consumi energetici. Senza inoltre tralasciare le ulteriori problematiche legate al “sociale”. Il sostanziale stallo nella realizzazione di nuovi insediamenti abitativi ha prodotto un’impennata delle quotazioni tale da rendere le stesse praticamente inaccessibili per un’ampia fascia della popolazione e segnatamente per i ceti più deboli, nella fattispecie anziani e giovani coppie. Allora è bene pianificare - l’Ance l’ha già proposto e continuerà a lavorare su questo progetto - la realizzazione di appartamenti in social housing. Con prezzi cioè calmierati sia sul versante delle locazioni che delle vendite, che producano come effetto indiretto anche una flessione nella quotazione di altre tipologie immobiliari. Tuttavia anche il social housing potrebbe però rivelarsi insufficiente, da solo, a regolamentare e soddisfare un mercato che risente di una situazione di stallo protrattasi per troppo tempo. Gli sfratti sempre più numerosi, il costante ed apparentemente inarrestabile flusso migratorio verso comuni limitrofi, le nuovi giovani coppie che si formano di anno in anno, rappresentano una domanda consistente - che si crea e si consolida - ed a cui potrebbe aggiungersi - dopo l’avvio dei primi progetti per nuovi insediamenti abitativi - una vera e propria “immigrazione da ritorno” che potrebbe quindi tradursi in una nuova situazione di stallo del mercato. Ed allora è importante che anche dal punto di vista economico e sociale, la città sappia ben definire e quantificare questi processi: è importante cioè che i nuovi insediamenti abitativi rappresentino una risposta adeguata ed efficace, e non si tramutino in palliativi destinati a perdere la loro efficacia nel lasso di pochissimi anni. Si tratta di un progetto che può e deve guardare alle nuove aree su cui realizzare alloggi e quindi ai nuovi quartieri, ma anche al recupero ed alla riattazione del patrimonio immobiliare esistente che se, per tipologia, risponde ad esigenze ed aspettative del tutto antiquate, può comunque essere allineato alle attuali tendenze del mercato. Ciò può avvenire attraverso una inevitabile simbiosi operativa tra pubblico e privato che guardi anche ad un sistema di rapporti aperti ad esempio al sistema bancario ed ai professionisti, per poter creare le migliori condizioni per la predisposizione di interventi rapidi ed efficaci. Ma ovviamente ciò che rileva è che la pubblica amministrazione non si chiuda in se stessa e nelle sue prerogative: la purtroppo crescente penuria di risorse economiche pubbliche impone una rivisitazione del ruolo degli enti ed un più fattivo coinvolgimento di capitali privati. Solo un intervento concertato ed aperto sul territorio, può davvero gettare le basi per una politica abitativa efficiente ed efficace, ma soprattutto in linea con le aspettative dei cittadini.
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