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Imprenditori, magistrati, rappresentanti
delle forze dell’ordine a confronto.
Dai vertici nazionali antimafia una lezione di legalità
Filomena LABRUNA
Emergenza criminalità: Avellino ospita un confronto di alto spessore cui hanno preso parte i vertici antimafia, il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, politici, rappresentanti della magistratura e delle forze dell'ordine. Un vero e proprio summit da cui emerge che il problema della criminalità esiste ed è grave. Dall'ex isola felice chiamata Irpinia, giungono dati allarmanti, ma anche proposte di rilievo.
Il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso è perentorio: «La camorra si sta imponendo sempre di più anche in Irpinia. Non è più solo il Vallo di Lauro una zona a rischio. É necessario che i cittadini siano consapevoli della gravità della situazione. Dove c'è criminalità, lo sviluppo socio-economico è in pericolo». Un'impostazione condivisa dal presidente della Confindustria di Avellino, Silvio Sarno, che ammette: «La camorra riduce le capacità di investimento. É necessaria grande attenzione a queste tematiche. Se ci poniamo in una posizione di vantaggio, denunciando eventuali pressioni ambientali, la delinquenza non avrà interessi specifici». Sarno esprime apprezzamento per il lavoro delle forze dell'ordine e si sofferma sull'importanza della coesione, del “lavorare insieme” per definire strategie tese a contrastare il fenomeno malavitoso. Per il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, è importante una presa di coscienza del fenomeno, che non è delimitato alle “famiglie del Vallo di Lauro”, ma che investe anche la Bassa Irpinia, il montorese, il serinese, Solofra e la Valle Caudina. Una criminalità forte ed agguerrita. «Quando ne accerteremo la consistenza - afferma Mancino - potremo gestirla in maniera diversa ed arginarla. Anche i cittadini devono essere consapevoli della serietà della situazione». Mancino condivide la proposta di Sarno sulla coesione. «Nei giorni dopo le stragi in Sicilia, dopo l'assassinio di Borsellino - dichiara - i sindacati portarono in piazza a Palermo migliaia di persone da tutto il continente. Pensai che solo quando la Sicilia fosse riuscita a muovere da sola una simile quantità di persone avrebbe potuto pensare di sconfiggere il fenomeno malavitoso». «Magistratura e forze dell'ordine - aggiunge Mancino - devono rimanere costantemente unite, perché se c'è concordia, le possibilità di successo sono maggiori». «In un paese come il nostro - conclude - dove la regola può diventare arbitrio, la magistratura deve tornare ad essere un'offerta di servizio nei confronti dell'ordinamento». |